Vergine taglia 36

36 fillette

FRANCIA 1989
Alla quattordicenne Lilli, nonostante i rimproveri del padre, piace fare l'autostop e cercare gente nuova e discoteche. La giovane attira l'attenzione di un playboy quarantenne che si invaghisce di lei.
SCHEDA FILM

Regia: Catherine Breillat

Attori: Delphine Zentout - Lili, Étienne Chicot - Maurice, Olivier Parniere - Bertrand, Jean-Pierre Léaud - Boris Golovine, Berta Dominguez D. - Anne Marie, Adrienne Bonnet - La madre, Jean-François Stévenin - Il padre, Diane Bellego - Georgia

Soggetto: Catherine Breillat

Sceneggiatura: Catherine Breillat

Fotografia: Laurent Dailland

Montaggio: Yann Dedet

Durata: 85

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: romanzo di Catherine Breillat

Produzione: FRENCH PRODUCTION, C.B. FILM, C.F.C.

Distribuzione: T.F.I.

CRITICA
"Vedendolo per la prima volta, l'anno scorso al Festival di Locarno, 'Vergine taglia 36' ('36 fillette', in riferimento alle misure del corpo per gli abiti delle ragazzine) ci chiedevano se il film di Catherine Breillat, 40 anni, scrittrice di romanzi e di sceneggiature (tra l'altro per 'Police' di Maurice Pialat), riguardasse seriamente il tema della difficoltà, per una adolescente di primo pelo di conciliare il sesso con i sentimenti, oppure mirasse maggiormente, con l'audacia delle situazioni e l'estrema crudezza dei dialoghi, alla semplice provocazione. Concludevamo, e lo confermiamo ora, che la regista si mantiene in discreto equilibrio tra i due propositi. I caratteri e i comportamenti dei personaggi, ma soprattutto della protagonista (una Delphine Zentout di notevole istinto) col suo amalgama di sfrontatezza e timidezza, sanno di verità, certo dovuti a esperienze vissute, dalla Breillat, che ha derivato il film da un suo romanzo. Quanto alle scabrosità talora esasperate e sgradevoli, possono dipendere almeno in parte, da un totale rifiuto del sentimentalismo. Per questo e per altro, come nelle scene dei rapporti di Lili coi familiari, qualche debito è dovuto al cinema di Pialat ('A nos amours') di cui la regista si riconosce allieva." (Leonardo Autera, 'Il Corriere della Sera', 30 Agosto 1989)

"Il film, presentato quest'anno al Salso Film & Tv Festival e presentato l'anno scorso al Festival di Locarno, erotico, aggraziato, abbastanza divertente, racconta questo percorso con la storia di una quindicenne sottile dal gran petto, e dei suoi incontri con gli uomini: le lunghe chiacchierate con un ragazzo coetaneo, l'amicizia con un pianista da locale notturno, l'attrazione fisica per un seduttore di mezza età. La fretta, la curiosità e il desiderio che spingono la protagonista Lilli a voler perdere la verginità, la sorpresa di scoprire quanto è grande il proprio potere sugli uomini adulti e l'ebrezza di mettere alla prova quel potere, il piacere della trasgressione e dell'oltranza sperimentato anche attraverso il modo di vestirsi, la disattenzione tipica che non consente all'adolescente di concentrarsi a lungo su nulla: tutto è illustrato con lievità piccante un poco antiquata e un poco debole, con un'ottica forse autobiografica, dalla regista quarantenne, romanziera, sceneggiatrice anche di 'Police' di Pialat." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 Agosto 1989)

"L'interesse di questo strano film - non certo raccomandabile per le asprezze, soprattutto di linguaggio, che contiene - sta in questo personaggino aguzzo e acerbo, inquietante e a suo modo patetico, che l'autrice Catherine Breillat (che ha ridotto in immagini un suo libro) schizza con indubbia maestria avvalendosi di un'interprete ad hoc come la bassottella Delphine Zentout, visetto grazioso (e malizioso) ma nulla più su cui far conto, tranne la prontezza delle risposte che sa dare ai suoi interlocutori, spesso sboccate, talvolta argute. Per esempio non le piace il jazz (ma che cos'è che le piace?), dice: 'Il jazz è orrendo: tutte quelle trombette sembrano un gigantesco aspirapolvere'. E di sé: 'Sono come le zanzare; ci vuole l'insetticida per allontanarmi'. E a chi vuol darle denaro glielo ributta in faccia: 'Io non voglio costare, voglio contare'. Che è forse la risposta che più caratterizza nel mondo d'oggi il disagio giovanile di fronte al quale non si può fingere di non vedere e di non capire. Delphine Zentout interpreta il personaggio con naturalezza e, con il suo mix di femminilità nascente e puerilità perdurante, è molto carina: ma non si direbbe che sia destinata a restare tra le Cine-Ragazzine Storiche." ('L'Eco di Bergamo', 30 Agosto 1989)