Uno su due

- Regia:
- Attori: - Lorenzo Maggi, - Silvia, fidanzata di Lorenzo, - Giovanni, - Paolo Albini, collega di Lorenzo, - Tresy, figlia di Giovanni, - Elena, madre di Tresy, - Antonia, sorella di Lorenzo, - Crescimone, degente-filosofo/amico di Giovanni, - Dottor Ferretti, - Guerriero, - Pubblico Ministero, - Vigilantes, - Irina, - Giudice, - Immobiliarista, - Passeggero, - Cafiero, - Raffella, - Lizanijka, - Immobiliarista, - Addetta, - Cirasola, - Camionista, - Rosalba, - Pietro, - Gionata, - Lucilla, - Infermiere, - Carlo, - Lisa, - Micheluzzi, - Franceschini, - Clementina, - Magro,
- Soggetto: Michele Pellegrini, Francesco Cenni
- Sceneggiatura: Michele Pellegrini, Francesco Cenni, Massimo Gaudioso, Eugenio Cappuccio, Fabio Volo
- Fotografia: Gian Filippo Corticelli
- Musiche: Francesco Cerasi - La produzione ringrazia Paolo Buonvino per la colonna sonora.
- Montaggio: Fabio Nunziata
- Scenografia: Sergio Tramonti
- Costumi: Cristina Francioni
-
Altri titoli:
One Out of Two
1 su 2 - Durata: 100'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)
- Produzione: BEPPE CASCHETTO PER ITC MOVIE IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA E FILM COMMISSION DI BOLOGNA
- Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
- Data uscita 2 Marzo 2007
TRAILER
RECENSIONE
Assistiamo al film di Eugenio Cappuccio con qualche timore preventivo. Il tema della vicenda, la malattia, è uno di quelli che rischia spesso di far perdere il senso della misura. Uno su due è invece un film equilibrato, che trasmette con efficacia il disorientamento del protagonista, un sorprendente Fabio Volo, scaraventato nel limbo dell’incertezza e della paura dalla minaccia di una gravissima patologia. Lorenzo Maggi, avvocato d’assalto che non disdegna di operare sul crinale della illegalità anche sentimentale, affronta per la prima volta una situazione che azzera il suo passato e forse il suo futuro. Durante la degenza conosce Giovanni, operato per un tumore alla testa che però si sta riformando. Interpretato da Ninetto Davoli, Giovanni è l’uno dei due del titolo: il cinquanta per cento, vincente o perdente, che riduce a una semplice statistica la rampante progettualità esistenziale del protagonista. Il finale un po’ troppo annacquato toglie un po’ di forza alla storia, che però regge e intriga anche per lo sviluppo del nuovo Lorenzo, più responsabile e vitale proprio grazie alla consapevolezza di essere “a termine”, che gli fa apprezzare ogni secondo di vita in più. Anita Caprioli e Giuseppe Battiston, nella parte della fidanzata e del migliore amico, sono i due eccellenti coprotagonisti. Ma è tutto il cast che si fa apprezzare, a partire dalla rediviva Agostina Belli, dalla giovanissima Tresy Taddei, e dal sempre bravo e accattivante Pino Calabrese.
NOTE
- CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2007 PER: MIGLIOR SOGGETTO E ATTORE NON PROTAGONISTA (NINETTO DAVOLI).
CRITICA
"Quanto a 'Uno su due', di Eugenio Cappuccio, il film parte bene perché gli interpreti Fabio Volo, Ninetto Davoli e Pino Calabrese sorreggono fino a un certo punto lo sguardo dolente del regista sulla crisi dei 35enni rampanti. Peccato che l'accettabile psicodramma si disconnetta sulla retta finale, approdando a una convenzionalità strappalacrime." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 15 ottobre 2006)
"'Uno su due' di Eugenio Cappuccio, è mezzo comico e mezzo drammatico, ma almeno non è indeciso: opta per il drammatico anche quando strappa il sorriso. (...) Dai tempi di 'Volevo solo dormirle addosso' Cappuccio conferma l'interesse per i giovani rampanti. Ma migliora non solo
la scelta degli interpreti, ma anche la sceneggiatura. Non cerca nemmeno di rendere simpatico il personaggio principale, anche se si trattiene dal picchiare duro. Spiace che anche registi con qualche rabbia vogliano o debbano attenuarle, pensando che delineare chiaramente i rapporti di classe sia nocivo per gli incassi e per la vendita dei diritti tv." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 15 ottobre 2006)
"Innestando elementi melò che rovistano nei disastri casalinghi, Cappuccio racconta, dopo 'Volevo solo dormirle addosso' dove il rampante doveva licenziare i colleghi, di un altro arrampicatore in una società forse già oltre. Ma è soprattutto una storia sulla fragilità, sulle sicurezze che si sgonfiano. Il panorama genovese, fa da cornice a un racconto che poi si biforca, ma schizza piccoli ritratti di personaggi in movimento psicologico, da Davoli fino al socio vittima Battiston, dalla compagna Anita Caprioli alla giovane Tresy Taddei, senza contare gli occhi sempre vitrei di Agostina Belli: tutti intonati e sintonizzati, come raramente accade nel nostro cinema. Film sincero che evita il patetico ma libera una dose di veleno affettuoso sui 35enni di oggi, aridi vuoti contenitori privi di emozioni: solo un gong del destino può bloccare la scalata (soldi, soldi, soldi) e rimettere in discussione i bilanci, rivelandoci che la carne è tremula e debole ma la natura resta forte. Fabio Volo, come con D'Alatri, è bravissimo a interiorizzare ed esprimere la tragedia che si sta organizzando dentro, ha un suo copyright espressivo. Bella l'ultima battuta: impariamo a fare tante cose nel mondo che non possiamo credere che esso poi sopravviva alla nostra assenza." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera' 14 ottobre 2006)
"'Uno su due', secondo certe statistiche recenti, sono i pazienti che arrivano a superare quelle che fino a ieri si definivano malattie incurabili. Questo lo spunto servito a Eugenio Cappuccio - dopo essersi fatto conoscere con 'Il caricatore', film a più mani, e poi, da solo, con 'La vita è una sola' e 'Volevo solo dormirle addosso' - per dirci di Lorenzo, giovane avvocato senza scrupoli, che un brutto giorno, nel pieno di un'attività spesso vertiginosa, cade a terra svenuto e, subito ricoverato, viene sottoposto ad accertamenti che potrebbero risultargli fatali. (...) Cappuccio, questa storia, se l'è scritta anche con Massimo Gaudioso, con cui aveva co-diretto 'Il caricatore', e ha poi cercato, rappresentandola in una Genova abbastanza insolita, di mettere soprattutto l'accento sui cambiamenti psicologici e di atteggiamenti del protagonista posto inopinatamente di fronte a quel bivio. In parte c'è riuscito, in parte è sembrato un po' disperdersi attorno a una anedottica poco varia e un po' semplicista, pur sostenuto da interpreti tutti (o quasi) di sicure qualità. Lorenzo è Fabio Volo che, dopo le felici prove con Alessandro D'Alatri in 'Casomai' e ne 'La Febbre', ha dimostrato di saper felicemente imporsi sul grande schermo così come, con altrettanti impegni, gli riesce in TV e in letteratura. Al suo fianco, nei panni di Giovanni, c'è un Ninetto Davoli maturato, canuto, sempre sincero. Cui bene si accompagnano Anita Caprioli, la fidanzata, e Giuseppe Battiston, il sogno. Un film, perciò, che si può vedere, a patto di non essere ipocondriaci e di non chiedersi troppo le ragioni, indubbiamente curiose, che da qualche tempo inducono il cinema italiano ad ambientare tante sue storie in ospedale." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 6 marzo 2007)
"Non è semplice trattare il tema della malattia al cinema. Si rischia facilmente di superare il limite dell'emotività per strappare lacrime allo spettatore o, al contrario, di banalizzare la sofferenza, svuotandola di significato. L'ultimo film di Eugenio Cappuccio, Uno su due, evita entrambe le trappole, proponendo una storia misurata, senza eccessi. Il merito, oltre che della sceneggiatura, è di Fabio Volo, che riesce a costruire il personaggio del protagonista in maniera credibile. (...) Nel cammino verso l'appuntamento decisivo, che segnerà il suo futuro, Lorenzo sembra anche concedere un'apertura di credito a un Dio che appare estraneo alla sua esperienza. È solo una battuta, gettata lì assieme ad una serie di altre congetture che riempiono gli attimi precedenti il momento della verità. Tuttavia sembra richiamare un'affermazione - "Io mi affido" - che il protagonista fa nella sequenza iniziale, anche se appare più che altro un affidarsi alla sorte. Una sorte che si presenta improvvisa in quella fredda statistica, in quel cinquanta e cinquanta che non è solo la discriminante tra un prima e un dopo, ma anche la consapevolezza della realtà imprescindibile dell'esperienza della malattia: uno su due ha sempre un'altra possibilità. Ma a chi tocca? (Gaetano Vallini, "L'Osservatore Romano', 17 marzo 2007)