Un mostro dalle mille teste
Un monstruo de mil cabezas

- Regia:
- Attori: - Sonia Bonet, - Darío, - Dott. Villalba, - Lilia, - Nicolás Pietro, - Enrique Sandoval Nuñez, - Notaio, - Portiere di notte, - Lorena Morgan, - Monica, - Assistente di Lorena Morgan, - Guillermo Castrejon, , ,
- Soggetto: Laura Santullo - (libro)
- Sceneggiatura: Laura Santullo
- Fotografia: Odei Zabaleta
- Musiche: Jacobo Lieberman, Leonardo Heiblum
- Montaggio: Miguel Schwerdfinger
- Scenografia: Bárbara Enríquez, Alejandro García
- Costumi: Malena de la Riva
-
Altri titoli:
A Monster with a Thousand Heads
A Thousand-Headed Monster - Durata: 75'
- Colore: C
- Genere: THRILLER
- Specifiche tecniche: DCP 2K (1:2.40)
- Tratto da: libro "Un monstruo de mil cabezas" di Laura Santullo
- Produzione: SANDINO SARAVIA VINAY, RODRIGO PLÁ PER BUENAVENTURA CINE, IN COPRODUZIONE CON FIDECINE, RIO NEGRO PRODUCCIONES
- Distribuzione: CINECLUB INTERNAZIONALE (2016)
- Data uscita 3 Novembre 2016
TRAILER
RECENSIONE
E’ sempre un cinema di “separazione” quello del messicano Rodrigo Plá, svelatosi al mondo nel 2007 grazie a La zona, presentato alle Giornate degli Autori. Otto anni e due film dopo (Desierto adentro, La demora), il regista è tornato a Venezia (nel 2015) per inaugurare la sezione Orizzonti con Un monstruo de mil cabezas, letteralmente “un mostro dalle mille teste”: è quello che tenta di combattere Sonia Bonet (Jana Raluy), disperata donna di mezza età ormai disposta a tutto pur di garantire la giusta cura al marito malato di tumore. La malasanità è il “mostro”, entità regolata da inefficienza e corruzione, orientata solamente al profitto e capace di arricchirsi sulla pelle delle persone comuni.
La “separazione” sociale che Rodrigo Plá continua a raccontare attraverso gli stilemi propri del thriller, porta stavolta alla realizzazione di un serratissimo (e distorto) “abduction-movie”, un film in cui la “vittima” si trasforma in sequestratore: pistola in pugno, Sonia non vuole far male a nessuno ma pretende che finalmente qualcuno dia ascolto alla sua legittima (ma ormai disperata) richiesta. Naturalmente, la situazione è destinata a precipitare.
Forte di una costruzione “a rimando” – spesso alcune situazioni si ripetono per introdurre il punto di vista di nuovi personaggi – il film in soli 75′ riesce a circoscrivere il dramma che caratterizza ormai la vita di numerose persone: l’impossibilità di difendere i propri diritti, finendo per ricorrere a reazioni spropositate, autolesioniste, pur di tentare di smuovere le coscienze di chi, in modo reiterato e irresponsabile, detiene il controllo delle vite altrui.
Ma arrivare a tagliare tutte le mille teste del mostro è purtroppo impossibile.
NOTE
- FILM D'APERTURA, IN CONCORSO, DELLA SEZIONE 'ORIZZONTI' ALLA 72. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2015).
CRITICA
"Non fosse nato prima, 'Un mostro dalle mille teste' sembrerebbe la versione thriller di 'I, Daniel Blake' di Ken Loach. Con una moglie in ansia per il marito al posto del falegname disoccupato in guerra con la burocrazia. Al centro di un film che non smette di spiazzarci, interrompersi, interrogarci. Tenendoci sulla corda ma senza giocare con i nostri riflessi condizionati come fa oggi il 99 % dei thriller. (...) quello che potrebbe essere solo un thriller sociale come tanti diventa un viaggio anche 'morale' dentro una vicenda in cui tutti, Sonia in testa, hanno torto. Raccontato da un regista che frammenta l'azione, torna indietro, cambia punto di vista, inserisce voci fuori campo che commentano gli eventi 'dopo', in tribunale. E ogni volta cambia tono, emozione, registro. Fino a rendere tutto così sfaccettato e complesso che i 75 minuti del film sembrando durare il doppio." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 novembre 2016)
"Cinema di denuncia al ghiaccio, via i contorni d'ambiente, le digressioni, la simpatia dei personaggi, resta soltanto l'analisi dei fatti in campi lunghi, profondità di campo, sfasature dei punti di vista e sfocature dei dettagli per mettere in scena opacità sociale e accordi illegali. (...) Si fa sentire un certo determinismo di azioni e reazioni, in eco col formalismo della violenza alla Haneke. Ma il graffio freddo del racconto funziona." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 3 novembre 2016)
"Opera seconda del talentuoso messicano (...) 'II mostro dalle mille teste' contiene nel suo titolo la metafora di un dramma sociale apparentemente senza uscita. Attraverso un uso sapiente della macchina da presa e del montaggio, Plà rappresenta i fatti in una soggettiva 'identificante' per lo spettatore che diventa anche riflessione sulle scelte sbagliate. La vittima diventa così un carnefice fatale come la costante alternanza tra fuoco/fuorifuoco dell'obiettivo crea l'impressione di un ribaltamento morale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 3 novembre 2016)