Turbamento

ITALIA 1941
Il marchese Ippolito, uomo piuttosto maturo, separato dalla moglie, abituato ad una vita libera, ritorna dopo molti anni in una sua villa in campagna, amministrata da un amico d'infanzia. Qui incontra Silvia, la giovane figlia dell'amico che si innamora del marchese al punto da chiedergli di sposarla malgrado la differenza di età. Ippolito rimane turbato dalla rivelazione e cerca di dissuadere la ragazza, ma infine, invaghitosi della sua giovinezza, riesce ad ottenere dal padre di lei il consenso per il matrimonio. Mentre fervono i preparativi, arrivano anche i suoi tre figli che vivevano in collegio e che fraternizzano immediatamente con la futura sposa, loro coetanea. In un confronto tra la propria figlia e la fidanzata, Ippolito ha per un attimo la sensazione di dover confondere i due diversi affetti per le due donne; tormentato, da questo incubo e conscio inoltre della sua età, rinuncia al matrimonio e, dopo essersi chiarito con il padre della ragazza, parte, proponendosi in futuro di riversare tutto l'affetto sui propri figli.
SCHEDA FILM

Regia: Guido Brignone

Attori: Renzo Ricci - Il marchese Ippolito, Mariella Lotti - Silvia, Luisella Beghi - Adriana, la figlia del marchese, Sergio Tofano - Antonio, padre di Silvia, Elvira Betrone - Bice, madre di Silvia, Giuseppe Rinaldi - Saverio, il musicista, Aroldo Tieri - Aurelio, il figlio maggiore del marchese, Pino Locchi - Giovanni, figlio minore del marchese, Tina Lattanzi - La contessa di Greve

Soggetto: Guido Cantini - commedia

Sceneggiatura: Guido Cantini

Fotografia: Arturo Gallea

Musiche: Carlo Innocenzi

Montaggio: Ines Donarelli

Scenografia: Guido Fiorini

Durata: 86

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: commedia omonima di Guido Cantini

Produzione: EURO INTERNATIONAL FILM (EIA) S.P.A.

Distribuzione: ELIA

NOTE
- IL FILM E' STATO GIRATO A CINECITTA'.
CRITICA
"Ammetto il drammone alla Mastriani, meglio del drammino alla Zuccoli; preferisco le imprese delle vampire alle seduzioni delle giovinette, e se, assolutamente, volete mettere in scena qualche fascino irresistibile, dateci Clara Calamai ma non Renzo Ricci (...) che è un uomo di cinquant'anni, estremamente ben tenuto; l'uomo, per intenderci, con tempie d'argento, occhi d'acciaio, denti d'avorio, abiti di flanella, odore di tabacco ed acqua di Colonia (finissimi entrambi), i cuori gli volano incontro, gli compongono intorno artistici mulinelli, lui sorride spesso, con gaiezza che cela però un animo profondo e, lo giuro, due parentesi amare chiudono la sua bocca così terribilmente giovane. (...) Oltre a ciò, è proprio nell'amabilità, nella discrezione, nel dialogo brillante, nelle situazioni raffinate, che stanno imperdonabili colpe. Comunque, il regista Guido Brignone ha trattato l'argomento con duttilità, e non senza esigenza, fino a renderlo spettacolo piacevole, e niente affatto preoccupante per le madri di ragazzine. Secondato benissimo dai suoi interpreti, anzitutto da Renzo Ricci, attore che abitualmente figura tra i nostri prediletti, né dimentichiamo di dovergli molte tra le serate memorabili del teatro italiano. Mariella Lotti, deliziosamente leggiadra, e Luisella Beghi, semplice e gentile, sono state perfette, ed amche il giovane Tieri ci è parso molto a posto. Ma perché non trasformare la vicenda in una giusta satira? Renzo Ricci ha abbastanza forza da poter creare, anche qui, un ruolo alla Stroheim". (Irene Brin, 'Cine Illustrato', 12, 22 marzo 1942)