Tre uomini e una pecora
A Few Best Men

- Regia:
- Attori: - David, - Tom, - Graham, - Luke, - Barbara, - Mia, - Daphne, - Jim, - Ray
- Sceneggiatura: Dean Craig
- Fotografia: Stephen Windon (Stephen F. Windon)
- Musiche: Guy Gross
- Montaggio: Sue Blainey
- Scenografia: George Liddle
- Costumi: Lizzy Gardiner
- Durata: 97'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA
- Specifiche tecniche: ARRI ALEXA, S.TWO D.MAG, ARRIRAW
- Produzione: QUICKFIRE FILMS
- Distribuzione: LUCKY RED (2012)
- Data uscita 10 Febbraio 2012
TRAILER
RECENSIONE
Al diavolo l’originalità: quel ragazzaccio di Stephan Elliott ci sa fare. Tre uomini e una pecora è l’innesto riuscito di Una notte da leoni nel classico canovaccio della commedia di matrimoni, genere con cui l’autore di Priscilla, conferma di andare a nozze: se la virtù del precedente lavoro non era solo nel titolo – Easy Virtue aggiornava la sophisticated comedy con la flemma al vetriolo dello humor britannico – qui il gioco di incastri e contrasti si rinnova, e quando vola basso – flirtando con il triviale e il pecoreccio – lo fa per abbattere tutto e tutti, snob da competizione e ruttatori liberi.
D’altra parte se “il matrimonio è lo scontro di due mondi”, come dichiara con sinistra preveggenza la promessa sposa del film, l’occasione per miscelare e far esplodere materiali narrativi diversi è propizia: così tutto si fonde magicamente – ovvero va a rotoli – nella trasferta australiana di una sgangherata combriccola di giovanotti inglesi, in missione matrimoniale per il meno imbranato David (Xavier Samuel), pronto a sposare la cocca di papà che è anche l’erede al seggio di un senatore (Jonathan Biggins). Inutile dire che prima, dopo e durante succederà di tutto.
Elliott gira una sorta di Hollywood Party greve e alteratissimo, che fa lo shampoo alla brillantina della commedia sentimentale US sciorinando gag e crisi a raffica, in crescendo rossiniano. Scrittura, tempi comici e recitazione – scatenata Olivia Newton-John in versione milf, ma la star, neanche a dirlo, è la pecora – fanno impallidire la commedia nostrana.
L’Australia si rivela lo scenario ideale per dileggiare i rimedi della cultura contro l’anarchia della natura. E la morale è lampante: ride bene, chi ride ultimo. Potendo fermarsi.
NOTE
CRITICA
"Gli autori cinematografici australiani mi convincono di più quando tendono al dramma e anche quando, dopo si affidano, evitando di farsene influenzare, alle strutture industriali di Hollywood. (...) Tipico, in questo senso, il caso di Stephan Elliot che si conquistò notevoli primati con uno dei film australiani salutati da successi record, 'Priscilla, la regia del deserto'. Certo, induceva allegramente al riso, ma senza finezze. Come il film che ci propone oggi, 'Tre uomini e una pecora', scaturito, a quanto dicono, da una vendetta del regista nei confronti del proprio passato quando, giovanissimo, sbarcava il lunario realizzando filmini sui matrimoni. (...) Gli interpreti, sia inglesi sia australiani, si adeguano al genere e alla storia. La sposa è Laura Brent, lo sposo, Xavier Samuel, la madre della sposa è Olivia Newton-John, il padre è Jonathan Biggins. Superfluo citare i tre amici, anche se abbastanza noti. Si atteggiano quasi solo a macchiette." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 10 febbraio 2012)
"Altro che commedia d'immaturi o ex in stile 'miracolo italiano', 'Tre uomini e una pecora' è una sorta di tritatutto sarcastico-demenziale che in platea si ama o si odia. Ancora più estremo del sottogenere recentemente affermatosi al box office grazie a titoli come 'Una notte da leoni' o 'Le amiche della sposa', il film dell'australiano Stephan Elliott ('Priscilla, la regina del deserto') racconta le imprese degli amichetti del cuore del giovane David deciso a sposarsi con la soave Mia nella terra dei canguri. (...) Si ride solo sguaiatamente, il 'messaggio' si limita all'inconciliabilità tra natura e cultura e per l'occasione resuscita persino Olivia Newton-John." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 10 febbraio 2012)
"Dopo la parentesi britannica di 'Un matrimonio all'inglese', Stephan Elliott, il regista di 'Priscilla', torna all'Australia natia e al registro demenziale degli esordi. (...) Comicità goliardica, ritmi non sempre ben controllati, e tuttavia se si ama il genere ci si può divertire." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 10 febbraio 2012)
"Cronaca di una delle più paradossali feste di nozze del cinema, al limite del cartone animato, a partire da un gruppo di amici inglesi sbroccati che irrompe nella vita di una rigida e ricca famiglia australiana, tra le Blue Mountains. Con 'Priscilla' (1994) Elliott ha acquisito una carta di credito eterna, confermata da 'Un matrimonio all'inglese' (2008) da Coward e riconfermata qui, con qualche esagerazione. (...) Prima di esordire, Elliott fu pioniere dei «filmini da matrimonio». Difficile dimenticare le corna e le «posizioni» dell'ariete Ramsey..." (Silvio Danese, 'Giorno, Carlino, Nazione', 10 febbraio 2010)
"Va bene la trasgressione, ma quando è troppo è troppo. Se il suo 'Priscilla, la regina del deserto' di diciotto anni fa era un piccolo gioiello di umorismo anticonformista, la nuova commedia dell'australiano Stephan Elliott è di una goliardia esagerata. (...) Si ride grasso e nemmeno tanto." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 febbraio 2012)
"Altro che 'Una notte da leoni', qui si fa davvero sul faceto! Dopo 'Priscilla' en travesti, dopo l'upgrade acido e sophisticated (comedy) di 'Easy Virtue', il bad boy Stephan Elliott sale sull'altare con 'Tre uomini e una pecora' e mette in centrifuga il canovaccio della commedia di matrimoni, all'insegna - vaticina la promessa sposa - dello 'scontro di due mondi'. (...) Presa a schiaffi e lazzi, a terra rimane la commedia sentimentale hollywoodiana, ma impietoso è il paragone con gli 'analoghi' nostrani: ritmo e gag, sottotesti (natura vs. cultura) e trivialità, alchimia d'attori e script di ferro, 'A Few Best Men' è roba dell'altro mondo. Meditate italica gente dello spettacolo, meditate: nel frattempo, noi si ride. Da morire." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 9 febbraio 2012)