This Is England

- Regia:
- Attori: - Shaun Fields, - Combo, - Cynthia Fields, - Milky, - Lol, - Woody, - Smell, - Gadget, - Meggy, - Banjo, - Lenny, - Pukey, - Sandhu, - Kez, - Kelly, - Trev, - Pob
- Sceneggiatura: Shane Meadows
- Fotografia: Danny Cohen
- Musiche: Ludovico Einaudi
- Montaggio: Chris Wyatt
- Scenografia: Mark Leese
- Costumi: Jo Thompson
- Durata: 101'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
- Produzione: WARP FILMS PRODUCTION, BIG ARTY PRODUCTIONS, EM MEDIA, FILM4, OPTIMUM RELEASING, SCREEN YORKSHIRE, UK FILM COUNCIL
- Distribuzione: OFFICINE UBU (2011) - DVD: OFFICINE UBU/SONY PICTURES H.E (2011)
- Data uscita 26 Agosto 2011
TRAILER
RECENSIONE
Inghilterra, 1983: i padri sono morti alle Falkland, la scuola finisce, l’accettazione dei coetanei non è scontata. Piccolo e tosto, Shaun (Thomas Turgoose, straordinario) è alla ricerca: identità, diremmo, ma non solo. La risposta è un gruppo di skinhead: teste rasate e Dr. Martens, l’appartenenza come segno più che ideale. Ci sono i modelli – Woody e la sua ragazza Lol – e i pecoroni – l’obeso Gadget – ma non solo: c’è Combo (Stephen Graham, fuori di testa alla grande), appena uscito di prigione, e incazzato con il mondo. Violento e rancoroso, fragile e fottuto, massacra un nero per invidia e avvicina il gruppo al National Front: non si scherza più, i raid aumentano, e anche il piccolo Shaun deve scegliere da che parte stare e, forse, che fare da grande.
Comunque, che fatica: This is England di Shane Meadows arriva in sala a oltre quattro anni dalla presentazione a Toronto e Roma. Meglio tardi che mai: è un film splendido, che rimane per la capacità di fare ensemble e regalare assoli, mappare il periodo storico ed esaltare la latitudine umana. Meadows prende dalla sua adolescenza nelle Midlands, e scava nelle dinamiche del gruppo, montando d’epoca incipit ed epilogo: dalla Thatcher alle Falkland, passando per i Duran Duran e la Croce di San Giorgio che sventolava edonismo ma veniva listata a lutto dalla sperequazione. Disincanto, dunque, visto con gli occhi di Shaun, che non è il solito Davide contro Golia: crisi, ultraliberismo e macerie sociali sono giganti per cui non esistono fionde utili.
Ma Meadows non nasconde la mano: la sua pietra vola tra Loach e Doillon, Smiths e Specials (colonna sonora da brividi, tra originali e cover) e colpisce al cuore. Al cuore di un Sistema che non è più, ed è ancora: This is England, ma questo è anche il nostro mondo. Eppure, qualcosa è cambiato: oggi anche quella fessa e violenta “ideologia” è nostalgicamente canaglia. Perché qui e ora stiamo peggio: solo pelle, senza testa, altro che skinheads. Ma è un film da non perdere, davvero.
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 57. FESTIVAL DI BERLINO (2007) NELLA SEZIONE 'GENERATION 14+'.
CRITICA
"This is England è del 2006 ma l'umanità che racconta, ragazzi sbandati e senza futuro, skinheads animati da sentimenti razzisti e distruttivi, ricorda le masse giovanili che di recente hanno invaso con furore le città inglesi. (...) Ragazzi come Shaun, Combo, Woody, Milky e i protagonisti del film, cercano dimettersi insieme spinti da ragioni diverse, una famiglia difficile, solitudine, incomprensioni, bisogno di appartenenza. E come nel film c'è chi fa il leader trascinando gli altri nel bene e nel male." (Maria Pia Fusco, 'La Repubblica', 25 agosto 2011)
"Il razzismo spiegato a mio figlio. Fosse un libro, il ruvido e bellissimo 'This is England' potrebbe chiamarsi così. Ma è un film e non potrebbe essere altro. Perché è tutto 'scritto' addosso ai suoi personaggi, ai silenzi, alle posture, alle emozioni che affiorano sui volti brutali ma sensibili di quegli skinhead. Il razzismo e i suoi alleati, l'odio di sé, dunque degli altri, la paura, la deprivazione affettiva che nutre questa miscela esplosiva, sono sempre gli stessi. Nell'Italia di oggi come nell'Inghilterra anni 80, quando i poveracci andavano a morire in guerra alle Falkland. E chi restava a casa doveva digerire quest'assenza. (...) In patria questo film autobiografico ha avuto un tale successo da ispirare ben due serie tv. In Italia esce cinque anni dopo aver vinto il Gran premio al Festival di Roma. Non c'è altro da aggiungere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 agosto 2011)