STONEWALL

GRAN BRETAGNA 1995
Nell'estate del 1968, il giovane Matty Dean, ragazzo omosessuale proveniente dalla provincia, giunge a New York e si introduce in un locale di transessuali di Greenwich Village, lo "Stonewall", dove, durante un controllo brutale della polizia, prende le difese del travestito portoricano La Miranda e finisce con lui in prigione. A pagare per loro la cauzione è Bostonia, altro omosessuale che amoreggia segretamente col proprietario del locale, il mafioso Skinni Vinnie. Matty, iniziata una relazione con La Miranda, viene poi a contatto con un gruppo di omosessuali, che intendono sensibilizzare l'opinione pubblica sulla discriminazione di cui sono oggetto, e conosce Ethan, un giovane insegnante. La Miranda lo invita ad una cerimonia di "vestizione" di un neofita, e i due si mettono insieme. Successivamente Matty si traveste per salvare l'amico dalla chiamata alle armi, scandalizzando i selezionatori. Questo gruppo inizia una provocazione pubblica nei locali, con giornalista e fotografo al seguito, mentre Vinnie chiede invano a Bostonia di cambiare sesso chirurgicamente. Poi il gruppo gay sfila a Philadelphia tra l'indifferenza generale. Ethan convince Matt a seguirlo in una vacanza al Nord, dove la maggiore tolleranza è in realtà solo apparenza. Poiché l'attrice Judy Garland è morta, per consolare Bostonia, sua fan, Vinnie la porta a prendere un gelato e si abbandona in pubblico a provocatorie effusioni. Matt, che deluso da Ethan è tornato con La Miranda (che ha smesso i panni femminili), va con l'amico allo "Stonewall" dove una nuova retata, condotta con maggior brutalità della prima, provoca la rivolta dei transessuali.
SCHEDA FILM

Regia: Nigel Finch

Attori: Guillermo Díaz - La Miranda, Fred Weller - Matty Dean, Brendan Corbalis - Ethan, Duane Boutte - Bostonia, Bruce MacVittie - Skinni Vinnie, Peter Ratray - Burt, Dwight Ewell - Helen Wheels, Matthew Faber - Mizz Moxie, Michael McElroy - Principessa Ernestine, Margaret Gibson - Agnes, Luis Guzmán - Vito, Joey Dedio - Angelo, Tim Artz - Poliziotto In Abiti Civili

Soggetto: Martin Duberman

Sceneggiatura: Rikki Beadle Blair

Fotografia: Chris Seager

Musiche: Michael Kamen

Montaggio: John Richards

Scenografia: Therese De Prez

Costumi: Michael Clancy

Durata: 98

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Tratto da: LIBERAMENTE TRATTO DAL LIBRO "STONEWALL" DI MARTIN DUBERMAN

Produzione: CHRISTINE VACHON PER BRITISH BROADCASTING CORPORATION (BBC)

Distribuzione: MIKADO FILM (1996) - MONDADORI VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1996.
CRITICA
"Si deve a Finch la struttura paramusicale di questa commedia a tesi, con canzoni (i cui testi avevano bisogno di una traduzione in sottotitoli) dove i siparietti coreografici si alternano con le esplosioni drammatiche, le divagazioni narrative con le sottolineature ironiche. Come la cultura ebraica dimostra, l'umorismo è sempre stata una risorsa e una rivalsa delle minoranze oppresse. Si deve a Finch, e non soltanto alla bravura di Guillermo Diaz, se a poco a poco il personaggio di LaMiranda emerge come la vera protagonista della storia. Il 1969 fu, specialmente per i nordamericani, l'anno del Vietnam e dello sbarco sulla Luna. Se nel film è l'anno della morte di Judy Garland, amata dal popolo gay quanto se non più, di Marilyn Monroe, la scelta è probabilmente di Nigel Finch, che morì di Aids nel febbraio 1995 all'età di 45 anni. 'Stonewall' è un film postumo". (Morando Morandini, 'Il giorno', 27 giugno 1996)

"Il film si indebolisce nella seconda parte, quando entra in ballo la second story dimostrativa fra Bostonia e il proprietario dello Stonewall, che non riesce ad accettare l'idea di amare un travestito. L'episodio se ne va per conto suo, come un film nel film salvo poi convergere nella storia principale dando il via all'atto di rivolta. Nel cast ben scelto (dove ci saranno in tutto due o tre "piani " per creature di sesso femminile) si fa notare l'interprete di LaMiranda, Guillermo Diaz, che esibisce sul corpo fragile un viso da sosia di Antonio Banderas". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 luglio 1996)