SOGGETTI PROIBITI

KINJITE

USA 1988
Personaggio piuttosto scomodo e molto sbrigativo quanto a metodi, l'anziano luogotenente Crowe della Buon costume di Los Angeles indaga da tempo negli ambienti della prostituzione minorile. Suo obbiettivo e avversario è il viscido Duke, che passa le giornate spiando le ragazzine in strada e nei parchi pubblici, per attirarle ed avviarle al marciapiede. Il caso su cui si impernia l'attività di Crowe è dato dal rapimento di una ragazzina appena adolescente, figlia di un funzionario giapponese, trasferito con i suoi da Tokio a Los Angeles. Il giovane papà della vittima (che ha una vita tutta lavoro e sesso - ma questo fuori casa - e che ha assistito un giorno nella metropolitana giapponese alle manovre insidiose e squallide di un tizio in danno di una ragazza), aveva fatto in un bus un analogo tentativo su di una biondina; per straordinaria coincidenza la giovanissima figlia di Crowe. Nulla di gravissimo, ma quanto basta a scatenare il tenente, incaricato delle indagini per la scomparsa della bambina giapponese. Dopo una serie di tentativi e di scontri a fuoco, il socio di Duke viene scaraventato in una piscina dall'alto dell'edificio da cui la losca banda ha appena fatto in tempo ad allontanarsi. Successivamente, Crowe riesce a portare in galera lo stesso Duke. L'azione è dunque compiuta, ma nel frattempo la giapponesina, oppressa dall'umiliazione e dalla vergogna, si è tolta la vita.
SCHEDA FILM

Regia: J. Lee Thompson

Attori: Charles Bronson - Crowe, Juan Fernández - Duke Eddie, Perry Lopez - Perry Lopez, Bill McKinney - Father Burke, James Pax - Hiroshi Hada, Sy Richardson - Lavonne, Peggy Lipton - Kathlen Crowe, Marion Yue Kodama - Mr. Kazuke Hada

Soggetto: Harold Nebenzal

Sceneggiatura: Harold Nebenzal

Fotografia: Gideon Porath

Montaggio: Mary E. Jochem, Lee Peter Thompson

Durata: 96

Colore: C

Genere: POLIZIESCO

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Produzione: GOLAN-GLOBUS

Distribuzione: ITALIAN INTERNATIONAL FILM (1990) - WARNER HOME VIDEO

CRITICA
"Invecchiano Charles Bronson ed il regista J. Lee Thompson, che negli ultimi anni hanno girato parecchi film insieme, ma invecchiano male, come dimostra questo 'Soggetti proibiti': l'attore si è sclerotizzato nel personaggio del giustiziere della notte, mentre il regista, da sempre barcamenatosi nei mari dell'avventura, ha scarso mordente e non trova toni unitari per una trama così sfilacciata e piena di buchi da far pensare a mutamenti di rotta nel corso della lavorazione e del montaggio. Sarà forse colpa delle traversie delle ultime produzioni Cannon (più rozze del solito e che hanno dovuto aspettare un paio di anni prima di poter uscire in Italia: questa è del 1988), il fatto è che 'Soggetti proibiti', dal titolo che si rifà al consiglio che il consulente di comportamento Usa dà ad un manager nipponico in procinto di trasferirsi negli States, è un coacervo di storie in sospeso, con personaggi e momenti che risultano come non completi, sequenze e dialoghi che fanno prevedere sviluppi che non ci saranno." (Marco Bertoldi, 'Il Giornale di Brescia', 6 Settembre 1990)

"Dovrebbe stare in pensione, come giustiziere, a sessantanove anni, quanti ne conta Charles Bunchinski, in arte Charles Bronson. Ma non si è trovato da sostituirlo, e svolge ancora la sua funzione nella polizia a Los Angeles, dove gli interrogatori più pressanti e le procedure più spicce con i criminali gli vengono affidate dalla Golam-Globus per la regia di Jack Lee Thompson. E nonno Bronson fa il giovinotto. Soggetti proibiti non gli aggiunge ne toglie niente, come una puntata ad una saga. Dopo molti ruoli con Sergio Leone, Robert Aldrich e John Sturgess, Charles Bronson si è specializzato dal '74 nella serie sul 'Giustiziere della notte', oscuro riparatore di torti e uccisore illegale di criminali superprotetti, per incriminare i quali la polizia si trova le mani legate dal garantismo. La popolarità della serie risiede probabilmente nella gravità della questione: che le garanzie democratiche proteggono, insieme ai cittadini, anche i delinquenti. Con qualche ragione il ciclo bronsoniano è stato accusato di umori criptofascisti, come pure i film polizieschi di Clint Eastwood. Tuttavia ha sempre goduto di notevole seguito, e non necessariamente a destra. L'immagine di Bronson è divenuta una sigla dell'ordine sociale garantito, e un copyright della legalità fatta comunque osservare." ('La Nazione', 25 Agosto 1990)

"Veramente il titolo originale non parla di soggetti, ma di atti che non si dovrebbero fare. Come gli abusi sessuali sulle minorenni. La premessa, abbastanza suggestiva, è che i kinjite possono accomunare un subdolo lenone e un rispettabile paterfamilias giapponese che un giorno non sa resistere alla tentazione di palpeggiare una ragazzina americana. Gli sviluppi sono più cervellotici. Il lenone rapisce la figlia del paterfamilias e il poliziotto incaricato di riprenderla è, guarda caso, il padre della palpeggiata di cui sopra. La sceneggiatura ha molte velleità, ma é sgangherata e irrisolta. Per fortuna il regista é J. Lee Thompson ('I cannoni di Navarone') e il protagonista (cioè il poliziotto) è Charles Bronson. Per entrambi i tempi belli sono molto lontani (76 anni Lee, 70 Charles) ma il favoloso mestiere permette al film di acquistare ritmo e vigore (almeno nelle scene d'azione, perché in quelle dialogate nemmeno Bronson fabbrica l'oro, cioè trasforma in significativa una battuta cretina)." (Giorgio Carbone, 'La Notte', 28 Agosto 1990)