Prima della pioggia

Before the Rain

FRANCIA 1994
PRIMO EPISODIO - PAROLE
Kiril, un giovane monaco macedone che vive in un disastrato monastero sperduto fra le alture rocciose della Macedonia, a picco sul mare, si trova a dover nascondere una ragazza albanese atterrita, Zamira, di cui non riesce neppure a capire la lingua. L'indomani un gruppo di scalmanati irrompe nel monastero alla ricerca della ragazza, la quale - dicono - ha ucciso un loro fratello. Riuscite inutili le ricerche, la presenza della ragazza viene però scoperta dai monaci. Il pur comprensivo padre abate è costretto a dimettere Kiril, che si avvia verso il mare per mettere in salvo Zamira. Ma il tentativo non gli riesce.
SECONDO EPISODIO - VOLTI
Anne, photo-editor in un'importante agenzia di Londra, è inorridita dalle atrocità della guerra che ha modo di osservare attraverso i raccapriccianti reportage fotografici che le arrivano ogni giorno. Anche la sua vita privata è incerta e combattuta. Da un lato c'è Nick, un marito rassicurante e fedele, ma poco espansivo; dall'altro Alexander, un fotografo di guerra temerario e utopico, sempre in viaggio, a caccia di foto drammatiche e impressionanti, che l'affascina. Un'inattesa sparatoria nel ristorante londinese, in cui casualmente muore Nick, pone fine tragicamente al suo conflitto interiore.
TERZO EPISODIO - FOTOGRAFIE
Alexander, lacerato da un senso di colpa per certe sue foto particolarmente crude, che gli danno l'impressione di aver lui stesso ucciso col suo implacabile obiettivo uomini come lui, decide di cercare pace e oblio in Macedonia, nel villaggio natio del quale gli è rimasto un ricordo idillico. Scopre, però, che l'odio e la guerra insensata non hanno risparmiato neppure quell'angolo ignorato della sua terra, e che gli albanesi, con i quali è vissuto amichevolmente nei suoi anni verdi, sono ora considerati nemici. Quando Hana, una giovane albanese da lui amata da bambino, residente in un villaggio vicino, gli chiede aiuto per proteggere la figlia Zamira, ingiustamente accusata d'omicidio. Alexander non può esimersi dal prendere a sua volta le armi per reagire al conflitto etnico, finora oggetto della sua passione di fotografo, e muore per difendere Zamira.
SCHEDA FILM

Regia: Milcho Manchevski

Attori: Katrin Cartlidge - Anne, Rade Serbedzija - Aleksander, Grégoire Colin - Kiril, Labina Mitevska - Zamira, Jay Villiers - Nick, Silvija Stojanovska - Hana, Phyllida Law - Madre di Anne, Josif Josifovski - Padre Marko, Kiril Ristovski - Padre Damjan, Petar Mircevski - Zdrave, Ljupco Bresliski - Mitre, Igor Madzirov - Stojan, Ilko Stefanovski - Bojan, Suzana Kirandziska - Neda, Katerina Kocevska - Kate, Vladimir Endrovski - Trajce, Abdurahman Salja - Zekir

Soggetto: Milcho Manchevski

Sceneggiatura: Milcho Manchevski

Fotografia: Manuel Teran

Musiche: Goran Trajkoski, Zoran Spasovski, Zlatko Origjanski

Montaggio: Nicolas Gaster

Scenografia: Sharon Lomofsky, David Munns

Costumi: Sue Yelland, Caroline Harris

Effetti: Valentin Lozev, John Fontana

Altri titoli:

Pred dozhdot

Antes de la lluvia

Vor dem Regen

Durata: 115

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA, TECHNOVISION, 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR, EASTMANCOLOR

Produzione: VARDAR FILM, AIM, BRITISH SCREEN, EUROPEAN CO-PRODUCTION FUND, MINISTRY OF CULTURE FOR THE REPUBLIC OF MACEDONIA, NOE, POLYGRAM AUDIOVISUEL

Distribuzione: MIKADO FILM - DVD: RAROVIDEO

NOTE
- LEONE D'ORO (EX AEQUO CON "VIVE L'AMOUR" DI TSAI MING-LIANG), PREMIO 'CINEMAVVENIRE', PREMIO FIPRESCI, MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA OCIC E PREMIO PASINETTI A RADE SERBEDZIJA COME MIGLIOR ATTORE, ALLA 51. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (1994).

- CANDIDATO ALL'OSCAR 1995 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

- DAVID SPECIALE 1995 A MILCHO MANCHEVSKI.
CRITICA
"Dalla cinematografia macedone era lecito aspettarsi una pellicola all'antica, neorealista, ruspante e miserella. E invece i festivalieri del Lido sono stati sorpresi da un film di sapiente confezione internazionale, girato con tutte le accortezze e a tratti fin troppo scaltro. L'esordiente Milcho Manchevski è un cosmopolita, con doppia residenza a Skopje e a New York, e si è fatto le ossa sul mercato planetario del videoclip, senza per questo rinunciare a una identità culturale e patriottica. Siamo autorizzati a riconoscerlo, almeno in parte, nel personaggio del fotografo giramondo Alex, incarnato con grinta dal divo Rade Serbedzija, ora esule per scampare alle accuse di doppio tradimento come serbo nato in Croazia e per di più pacifista. (...) Per 'Prima della pioggia' la tragedia ex jugoslava ha un solo nome, fratricidio; è il bel film di Manchevski ci dice che noi rischiamo di assistere inerti alla balcanizzazione del mondo." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 27 Ottobre 1994)

"Nonostante il recente Leone d'oro a Venezia il film, però, non ha né una sua autentica solidità narrativa né una sua vera compattezza stilistica: in alcuni effetti e furbo, in altri (l'episodio di Londra) è discontinuo e un po' avulso dal contesto, nel disegno di quei clan etnicamente rivali e sempre pronti a metter mano alle armi ondeggia tra realismo e naturalismo, con cipigli spesso un po' sopra le righe. Quanto il pubblico riuscirà ad aderirvi non lo so, i cinefili, a Venezia e altrove, hanno ceduto di certo a entusiasmi eccessivi." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 27 Ottobre 1994)

"In sintonia con l'opzione mitologico-antropologica e il bizzarro meccanismo temporale del film, Manchevski fa una scelta di stile non realistica. Se il primo episodio si svolge in una cornice naturale di incontaminata bellezza come se il tempo si fosse fermato all'inizio del Secondo, Millennio in cui fu costruito il monastero, le scene cruente orchestrate alla Peckinpah suggeriscono l'idea quasi insopportabile di una violenza senza principio ne fine, al pari del conflitto in corso nei Balcani. Tanto che 'Prima della pioggia' potrebbe essere in sospetto di formalismo se non vibrasse di una forte e sentita componente autobiografica: Manchevski ha appreso in Usa le tecniche di un cinema cosmopolita e sofisticato ma le motivazioni sa ritrovarle in un sentimento profondo della propria cultura." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 29 Ottobre 1994)