Marigold Hotel
The Best Exotic Marigold Hotel
GRAN BRETAGNA - 2011
2/5

Attratti dalla pubblicità dell'Hotel Marigold, un gruppo di pensionati britannici decide di ritirarsi nella esotica e decisamente più economica India. Giunti sul posto, si renderanno conto che il nuovo ambiente è meno lussuoso di quanto avessero immaginato, ma la nuova esperienza gli farà scoprire che la vita e l'amore possono iniziare di nuovo quando si lascia andare il passato.
- Regia:
- Attori: - Evelyn Greenslade, - Douglas Ainslie, - Jean Ainslie, - Sonny Kapoor, - Madge Hardcastle, - Norman Cousins, - Graham Dashwood, - Muriel Donnelly, - Karen, capo infermiera, - Sunaina, - Sig.ra Kapoor, - Fisioterapista di Muriel, - Dr. Ghujarapartidar, - Judith, - Genero di Madge, - Figlia di Madge, - Nipote di Madge, - Nipote di Madge, - Figlio di Evelyn, - Avvocato di Evelyn, - Governante di Graham, - Jay, - Anokhi, - Sig. Maruthi, - Carol, - Gaurika, - Manoj
- Soggetto: Deborah Moggach - (romanzo)
- Sceneggiatura: Ol Parker
- Fotografia: Ben Davis
- Musiche: Thomas Newman
- Montaggio: Chris Gill
- Scenografia: Alan MacDonald
- Arredamento: Tina Jones
- Costumi: Louise Stjernsward
- Effetti: Double Negative
- Durata: 123'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM - DELUXE
- Tratto da: romanzo "These Foolish Things" di Deborah Moggach
- Produzione: BLUEPRINT PICTURES
- Distribuzione: 20TH CENTURY FOX ITALIA (2012)
- Data uscita 30 Marzo 2012
TRAILER
RECENSIONE
Sette giovani anziani alla riscossa sono gli incredibili protagonisti di Marigold Hotel di John Madden. Una litigiosa brigata di uomini e donne assolutamente british, catapultata dall'asettica Inghilterra alla caotica India per sfuggire a un tramonto solitario. Il Rajastan, con i suoi magnifici palazzi, appare loro come il paradiso dove attendere con gioia l'inevitabile uscita di scena. Ma si sa che i sogni difficilmente si realizzano, così l'avventura intrapresa chiederà ai nostri stanchi eroi di mettersi in gioco ben oltre l'immaginabile.
Campione di incassi in Inghilterra, Marigold Hotel è tratto da un romanzo di Deborah Moggach a conferma dei legami indissolubili tra l'autore di Shakespeare in Love e la letteratura. E letteraria è l'atmosfera del film, forgiata più sui romanzi di ispirazione esotica che sulla realtà. L'India del film è infatti stereotipata, romanzata appunto, come i caratteri dei personaggi. Ci sono la vecchia tirchia che però nasconde un cuore d'oro, la romantica e sensibile vedova, il gay triste e irrisolto, la single in cerca di avventure. Insomma un campionario umano meravigliosamente servito da battute eccellenti e ancor meglio interpretato da attori che sono mostri di bravura. Non mancano, è vero, le riflessioni sulla morte, il valore dell'amicizia, il presente come bene prezioso, ma la parte del leone la fanno le performance di Maggie Smith, Judi Dench, Bill Nighy e compagni. E se rubano la scena, per una volta compensano ampiamente le debolezze del film.
Campione di incassi in Inghilterra, Marigold Hotel è tratto da un romanzo di Deborah Moggach a conferma dei legami indissolubili tra l'autore di Shakespeare in Love e la letteratura. E letteraria è l'atmosfera del film, forgiata più sui romanzi di ispirazione esotica che sulla realtà. L'India del film è infatti stereotipata, romanzata appunto, come i caratteri dei personaggi. Ci sono la vecchia tirchia che però nasconde un cuore d'oro, la romantica e sensibile vedova, il gay triste e irrisolto, la single in cerca di avventure. Insomma un campionario umano meravigliosamente servito da battute eccellenti e ancor meglio interpretato da attori che sono mostri di bravura. Non mancano, è vero, le riflessioni sulla morte, il valore dell'amicizia, il presente come bene prezioso, ma la parte del leone la fanno le performance di Maggie Smith, Judi Dench, Bill Nighy e compagni. E se rubano la scena, per una volta compensano ampiamente le debolezze del film.
CRITICA
"I magnifici sette anziani inglesi in cammino verso una casa di riposo a Jaipur, sono convinti ancora d'essere i British dell'impero coloniale, come in un ritrovato Forster o in un Louis Bromfield o in un inedito di Maugham. Invece vengono da 'These Foolish Things' di Deborah Moggach e fanno un personale passaggio in India per sveltire la burocrazia della nostalgia e accomodarsi nella terza età. Sono, come si addice al racconto collettivo, la fauna di varia umanità col comun denominatore dell'over 70 e del cast prestigioso. (...) Il discorso sulla terza età, un tempo inviso al cinema (se non col fantasy di 'Cocoon') sta diventando consueto ed in questa commedia non solo per pensionati, John Madden, regista di 'Shakespeare in Love' che ha appena preso a Bari Festival il premio Fellini, evita la tragedia in nome dell'ironia, del piacere del gossip sentimentale, degli incastri sempre imprevisti degli affetti e di un po' d'inevitabile folklore tra calore e polvere nel traffico in tilt di motorini, auto e biciclette, mucche ed elefanti in un paese equidistante dai templi del passato e dal call center del presente: in India dicono che alla fine si sistema tutto ed infatti c'è un lieto fine. La cosa bella è che in fondo nessuno si prende sul serio, i drammi stingono nella ripetizione del quotidiano (...). In puro stile britannico understatement i dialoghi, specie delle ladies, e quando ci sono Maggie Smith e Judi Dench con le loro smorfie maliziose il film ha una marcia in più, senza nulla togliere al resto della compagnia tra cui Ronald Pickup, il farfallone amoroso, Tom Wilkinson che fa outing con tutti straziando il cuore di Penelope Wilton, la bella e paziente Tena Desae. Dove Madden, che ha solo 62 anni, centra il bersaglio, a parte qualche prolissità, è nella nascita di una amicizia generazionale, tema gettonatissimo nel cinema europeo più recente." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 30 marzo 2012)
"Piacerà a coloro che come noi pensano che la bruttezza è stata abolita dal cinema inglese. E che il merito dell'abolizione va (da sempre) a un parco di attori ineguagliato da nessun'altra cinematografia (nella gara di bravura, a parer nostro, è Tom Wilkinson a stravincere)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 marzo 2012)
"Piacerà a coloro che come noi pensano che la bruttezza è stata abolita dal cinema inglese. E che il merito dell'abolizione va (da sempre) a un parco di attori ineguagliato da nessun'altra cinematografia (nella gara di bravura, a parer nostro, è Tom Wilkinson a stravincere)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 marzo 2012)