Ma Loute

2.5/5
Il cinema "cannibale" di Bruno Dumont si sta trasformando in altro. Tra il surreale e il grottesco, rischiando di annoiare

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GERMANIA 2016
Estate 1910, baia di Slack nella Francia del Nord. Alcune misteriose sparizioni stanno sconvolgendo la regione mentre l'improbabile ispettore Machin e il suo assistente, il sagace Malfoy, conducono maldestramente le indagini. I due si ritroveranno loro malgrado nel mezzo di una bizzarra storia d'amore tra Ma Loute, figlio maggiore di una famiglia di pescatori dalle abitudini particolari, e Billie van Peteghem, la più giovane discendente di una famiglia di ricchi borghesi decaduti di Lille.
SCHEDA FILM

Regia: Bruno Dumont

Attori: Fabrice Luchini - André Van Peteghem, Juliette Binoche - Aude Van Peteghem, Valeria Bruni Tedeschi - Isabelle Van Peteghem, Jean-Luc Vincent - Christian Van Peteghem, Brandon Lavieville - Ma Loute, Raph - Billie Van Peteghem, Didier Desprès - Alfred Machin, Cyril Rigaux - Malfoy, Laura Dupré - Nadège, Thierry Lavieville - L'Eterno (Brufort padre, Lauréna Thellier - Gaby Van Peteghem, Manon Royère - Blanche Van Peteghem, Caroline Carbonnier - Brufort madre

Sceneggiatura: Bruno Dumont, Virginie Barbay - supervisione

Fotografia: Guillaume Deffontaines

Montaggio: Bruno Dumont, Basile Belkhiri

Scenografia: Riton Dupire-Clément

Arredamento: David Edouard

Costumi: Alexandra Charles

Effetti: Yves Domenjoud, Jean-Michel Boublil

Altri titoli:

Slack Bay

Durata: 122

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: SCOPE

Produzione: JEAN BRÉHAT, RACHID BOUCHAREB, MURIEL MERLIN PER 3B PRODUCTIONS, IN COPRODUZIONE CON TWENTY TWENTY VISION FILMPRODUKTION, PALLAS FILM, ARTE FRANCE CINÉMA, WDR ARTE

Distribuzione: MOVIES INSPIRED

Data uscita: 2016-08-25

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN ASSOCIAZIONE CON: MEMENTO FILMS DISTRIBUTION, MEMENTO FILMS INTERNATIONAL, PICTANOVO, LE FRESNOY-STUDIO NATIONAL DES ARTS CONTEMPORAINS, COFINOVA 12, CINEMAGE 10, SOFICINEMA 12, SCOPE PICTURES, CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL+, CINE+, ARTE FRANCE, LE CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE; CON IL SOSTEGNO DELLA RÉGION HAUTS-DE-FRANCE, IN PARTENARIATO CON IL CNC; CON IL SOSTEGNO DI: MITTELDEUTSCHE MEDIENFÖRDERUNG MEDIENBOARD, GERMAN FEDERAL FILM BOARD, TAX SHELTER DU GOVERNEMENT FÉDÉRAL BELGE.

- IN CONCORSO AL 69. FESTIVAL DI CANNES (2016).
CRITICA
"Abbandonata la chiave mistico-autoriale degli esordi, Dumont sembra voler bissare il successo della miniserie 'P'tit Quinquin' (inedita in Italia) accentuandone il carattere farsesco e fumettistico. Stavolta però rischia di perdere il senso della misura. Il «giallo» svapora tra la recitazione caricaturale degli attori, tra miracoli, levitazioni e sberleffi vari: se voleva ricordare che le classi non si possono mescolare (...) sbaglia clamorosamente le misure, se voleva ritrovare il gusto delle farse slapstick ha troppe cadute di ritmo, se voleva sorprendere tutti con la propria eccentricità, rischia di riuscirci. Ma basta?" (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 14 maggio 2016)

"(...) vivace, variopinto, gelido, farsesco; una fantasticheria ambientata tra le grandi spiagge della Francia del Nord e popolata di ricchi incestuosi, adolescenti dal sesso incerto, pescatori di cozze che preferiscono mangiarsi i turisti, dopo averli portati in braccio tra le paludi come servi, più due ispettori in bombetta usciti dagli albi di 'Tintin'. (...) parla solo all'occhio e alla testa, regalando una mezz'ora di sorpresa e divertimento per poi diventare ripetitivo e gratuito. (...) il talentuoso Dumont (...) si converte a una comicità aggressiva che costringe gli attori a recitare come marionette impazzite ma esauriti il divertimento e la fascinazione iniziale finisce per sfondare solo porte aperte. Intendiamoci, il tentativo è tutto da difendere, basterebbe l'idea di abbinare fuoriclasse come Valeria Bruni Tedeschi, Fabrice Luchini e Juliette Binoche a caratteristi o non professionisti scelti per il loro fisico per rendere lo stravagante 'Ma Loute' (...) un esperimento interessante. Ma non si diventa Buñuel a comando, e poi da Deodato a De Oliveira passando per Marco Ferreri il cannibalismo come metafora ha una lunga storia (cinematografica) alle spalle. Alla fine le moine, gli ombrellini, gli svaghi, le idiozie, in breve l'orrore inconsapevole di questi borghesi incestuosi ci scivola addosso senza lasciare quasi traccia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messegero', 14 maggio 2016)

"(...) 'Ma Loute' (...) appare destinato al piacere (?) della cinefilia mondiale che adora il suo regista. Perché con Dumont funziona così, o amore incondizionato o irritabile affaticamento, almeno per primi titoli ('L'Humanité') in cui il regista si divertiva a esibire la sua autorità (autoritarismo) nell'immagine di un assoluto spirituale fosse violenza, demenza, guerra, degrado. Ora però qualcosa sembra cambiato e questo nuovo film somiglia più al precedente, la serie di successo (...) 'P'tit Quin-quin' (...). Anche qui c'è un poliziotto dall'aria maldestra che una grassezza fuori misura rende ancora più goffo incaricato di investigare su un misterioso caso di persone scomparse. Lo accompagna un assistente piccoletto (coppia comica classica alla Stan Laurel e Oliver Hardy) al quale ricorre spesso per farsi rimettere in piedi quando rotola a pancia in giù. E c'è un paesaggio, il Nord della Francia ai primi del Novecento, con l'orizzonte che fugge verso il mare, in cui si muovono figure paradossali, crudeli, bestiali, e dove aleggiano paura e irriverenza. (...) nulla è un caso in questo film che il suo autore definisce pazzo. Per la sua versione della storia francese e del mondo umano l'ex professore di filosofia Dumont esaspera il grottesco (proprio come nella serie) a cominciare dalla lingua degli attori (...) quella dei borghesi comica nella sua pretenziosità come i loro gesti e i corpi ammalati di ipocrisia e perversione. E quella dei pescatori dura, tagliente, come le loro facce. Un accumulo però che finisce per saturare la proposta di messinscena, il respiro delle immagini costruite con precisione tra meravigliosi oggetti d'epoca e qualcuno all'improvviso levita e scompare lontano. Dumont utilizza il cinema e la sua storia, compone le sue inquadrature seguendo l'iconografia del tempo, accumula dettagli e riferimenti, storia e poesia in quei corpi che però nonostante l'eccesso di performance mancano di carnalità. Figurine, segni, anche quando perturbano l'ordine sfiorandosi in questa convivenza forzata." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 14 maggio 2016)

"Bruno Dumont (...) ha avuto un percorso altalenante, trovando nuova accoglienza presso la critica con la miniserie 'P'tit Quinquin'. Che è il precedente diretto di questo 'Ma loute', per l'ambientazione e per la linea comico-grottesca innestata sul suo cinema, fatto di austera religiosità e ossessioni corporali. (...) Lo stile è da fumetto di inizio secolo, tipo 'Les Pieds Nickelés', e ci sono due poliziotti che sembrano un po' Stanlio e Ollio, un po' i fratelli Dupont di 'Tintin'. Dumont ha un controllo della messa in scena indubbio, e alcune gag sono azzeccate. Ma il gioco è insistito, l'umorismo è tutto in una specie di falsetto, e sembra che il divertimento maggiore per il regista sia istigare alcuni celebri attori (Luchini, Bruni Tedeschi, Binoche) a prendersi in giro da soli facendo mille smorfie." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 14 maggio 2016)

"Cast misto, star come Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi e perfetti sconosciuti per una storia «d'amore, poliziesca e politica» che mette in scena una sorta di giallo. (...) un film girato volutamente nel segno della caricatura, della maschera, dell'esagerazione interpretativa (...). ('Il Giornale', 14 maggio 2016)

"Certi personaggi si direbbero usciti un po' dalle tele di Magritte, un po' dalle tavole a fumetti di 'Tintin'. I paesaggi paiono diorami di Daguerre; e, poiché l'azione si svolge all'inizio del secolo scorso, sembrano alludere ai primordi del cinema. Certo 'Ma Loute' è un film bizzarro: fin troppo a parere di alcuni, però corroborante tra tanto cinema-fotocopia circolante per gli schermi. (...) Bruno Dumont arrischia un'inedita lettura della lotta di classe in bilico fra tragedia e burlesque, affidando le parti dei borghesi a un cast irresistibile: Luchini, Binoche, Bruni Tedeschi." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 25 agosto 2016)

"Piacerà al nostro pubblico che ama essere in sintonia con i radical chic parigini che hanno trattato da genio Dumont all'ultimo Festival di Cannes. Genio non è anche se è difficile negargli un certo talentaccio nel mettere in campo una serie di figurine stravaganti e spesso divertenti." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 agosto 2016)

"Siamo dalle parti della comicità spesso surreale, sopra le righe, ma non per questo meno incisiva. Pellicola anarchica come spirito e irrisolta come a volte è la vita." (A.S., 'Il Giornale', 25 agosto 2016)