Le ultime cose

2/5
Quando la crisi sociale va in crisi poetica: l'esordiente Irene Dionisio paga pegno alle sue alte ambizioni

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SVIZZERA 2016
Torino, Banco dei pegni. Una moltitudine dolceamara impegna i propri averi, in attesa del riscatto o dell'asta finale. Tra i mille volti che raccontano l'inventario umano del nostro tempo, tre storie s'intrecciano sulla sottile linea del debito morale. Sandra, giovane trans, è appena tornata in città nel tentativo di sfuggire al passato e ad un amore finito. Stefano, assunto da poco, si scontra con la dura realtà lavorativa e assiste ai miseri maneggi nel retroscena del Banco. Michele, pensionato, per ripagare un debito si ritrova invischiato nel traffico dei pegni. Un racconto corale sullo stare nel mondo al tempo della grande diseguaglianza.
SCHEDA FILM

Regia: Irene Dionisio

Attori: Fabrizio Falco - Stefano, Roberto De Francesco - Sergio, Christina Rosamilia - Sandra, Alfonso Santagata - Michele, Salvatore Cantalupo - Angelo, Anna Ferruzzo - Anna, Nicole De Leo - Marilù, Maria Eugenia D'Aquino - Rosa, Annig Raimondi - Ida, Margherita Coldesina - Simonetta, Matteo Polidoro - Gabriele

Sceneggiatura: Irene Dionisio

Fotografia: Caroline Champetier

Musiche: Matteo Marini, Gabriele Concas, Peter Anthony Truffa

Montaggio: Aline Hervé

Scenografia: Giorgio Barullo

Costumi: Silvia Nebiolo

Suono: François Musy - presa diretta, Marc Thill - presa diretta

Altri titoli:

The Last Things

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP

Produzione: CARLO CRESTO-DINA PER TEMPESTA CON RAI CINEMA, IN CO-PRODUZIONE CON TIZIANA SOUDANI PER AMKA FILMS PRODUCTIONS, ALEXANDRA HENOCHSBERG, GRÉGORY GAJOS, ARTHUR HALLEREAU PER AD VITAM PRODUCTION

Distribuzione: ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ

Data uscita: 2016-09-29

TRAILER
NOTE
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON IL SOSTEGNO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO-DIREZIONE GENERALE CINEMA. REALIZZATO IN COPRODUZIONE CON RSI RADIOTELEVISIONE SVIZZERA; CON IL SOSTEGNO DI UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA (DFI), SVIZZERA; IN COLLABORAZIONE CON ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ; CON IL SOSTEGNO DELLA FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE.

- IN CONCORSO ALLA 31. SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA (VENEZIA 2016).

- ROBERTO DE FRANCESCO E' STATO CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2017 COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA.

- CANDIDATO AL GLOBO D'ORO 2017 COME MIGLIOR OPERA PRIMA.

- NASTRO D'ARGENTO-SIAE 2017 ('BORSA' DI FORMAZIONE PER GIOVANI SCENEGGIATORI) A IRENE DIONISIO.
CRITICA
"(...) Irene Dionisio, 29 anni e la mano sicura di chi viene dal documentario, modella con un senso del racconto nutrito da un'osservazione sempre puntuale, appassionata, incalzante. Metafora perfetta di un presente spietato quanto ipocrita. Ben servita da attori al diapason, immagini dimesse quanto incalzanti, musiche per una volta intonatissime. Un film-modello, malgrado un paio di incertezze finali, per un cinema che (in Italia) sanno fare in pochi, ma per fortuna esiste e resiste." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 settembre 2016)

"Chissà se l'autrice di 'Le ultime cose', la trentenne Irene Dionisio (debuttante nella finzione, già realizzatrice di documentari ), ha visto quel grande film che era 'L'uomo del banco dei pegni' (1964 ) di Sidney Lumet con uno strepitoso Rod Steiger. A differenza dell'enfasi allora adottata, qui i toni sono sommessi. Con un riuscitissimo effetto verità, a dispetto dell'origine, della sollecitazione molto intellettuale di un soggetto che voleva illustrare il tema della crisi. (...) Uno sguardo penetrante senza manicheismi e senza facili soluzioni narrative." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 29 settembre 2016)

"Documentarista di formazione, la trentenne Irene Dionisio era partita con l'idea di esplorare in quest'ottica di cinema della realtà il microcosmo che ruota intorno agli istituti di pegno della sua città, Torino: dove, a fronte di una consistente folla di persone messe in ginocchio dalla crisi, prolifera la mala erba di piccoli criminali pronti ad approfittare dell'altrui indigenza. Ma, vista la delicatezza della materia, il progetto iniziale si è tradotto in un lungometraggio (...) che sulla base di situazioni vere intreccia alcune storie di finzione. (...) Si sente che la Dionisio manca di esperienza: l'imbastitura del racconto resta fragile, i personaggi sono appena abbozzati, e tuttavia l'esordio si fa apprezzare per la scelta forte del tema e lo sguardo attento e onesto puntato sulle cose." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 settembre 2016)

"Non è facile valutare «Le ultime cose» di Irene Dionisio, perché la trentenne allieva di Segre e Bellocchio ha corso coraggiosamente il rischio di sbilanciare a ogni scatto narrativo l'asse portante del primo lungometraggio di finzione. Il suo «occhio» filmicamente acuto e la sua autodisciplina stilistica fanno sì che non si possa parlare banalmente di ritorno al neorealismo; nello stesso tempo il background di letture pretenziose e il sospetto della missione redentoristica rischiano a più riprese di fare calare l'interesse e la partecipazione dello spettatore che non ha l'obbligo di conoscere «Debito», il saggio dell'antropologo Graeber promotore del movimento Occupy o di essere un fan del grande documentarista Wiseman. (...) un apologo sulla crisi economica, lo strapotere delle banche e lo sfruttamento usuraio dei cittadini più indifesi che la Dionisio avrebbe sicuramente saputo realizzare con una sensibilità più eclettica, problematica e relativista. Se qualche esperto ha fatto il nome di Bresson, insomma, non l'ha sparata troppo grossa; a patto, poi, di non andare a parare in quell'atteggiamento assolutorio - che non costa proprio niente - nei confronti di un massimalismo che non può e non deve accontentarsi del minimalismo degli esiti emotivi e drammaturgici." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 settembre 2016)

"(...) il film della Dionisio mostra il banco dei pegni torinese quale una sorta di purgatorio affollato da un'umanità infelicemente in attesa. Se le premesse, anche del soggetto originale, potevano aprire a un testo forte e interessante, purtroppo il risultato è meno valido delle attese anche, forse, per la mancanza di un pizzico di coraggio." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 29 settembre 2016)

"L'esordiente Dionisio punta in alto, col risultato, però, di non creare mai empatia con i suoi «miserabili». Tutto rimane troppo in superficie, senza introspezione, nonostante le buone prove d'attore dei protagonisti." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 29 settembre 2016)