La sposa cadavere
Corpse Bride
- Regia: ,
- Soggetto: Caroline Thompson
- Sceneggiatura: Pamela Pettler, Caroline Thompson, John August
- Fotografia: Pete Kozachik
- Musiche: Danny Elfman
- Montaggio: Jonathan Lucas, Chris Lebenzon
- Scenografia: Alex McDowell
- Arredamento: Colin Batty
- Effetti: Pete Kozachik, The Moving Picture Company, Mackinnon & Saunders
-
Altri titoli:
Tim Burton's Corpse Bride
El cadáver de la novia
Les noces funèbres de Tim Burton - Durata: 75'
- Colore: C
- Genere: ANIMAZIONE, FANTASY
- Specifiche tecniche: 35 MM, TECHNICOLOR
- Produzione: WARNER BROS. PICTURES, TIM BURTON ANIMATION CO., WILL VINTON STUDIOS, LAIKA ENTERTAINMENT, PATALEX PRODUCTIONS
- Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA, DVD E BLU-RAY: WARNER HOME VIDEO
- Data uscita 28 Ottobre 2005
TRAILER
RECENSIONE
E’ innamorato Tim Burton, o meglio lo sono i personaggi de La sposa cadavere, capolavoro in stop-motion (passo uno) lontano anni luce dalle atmosfere di Nightmare Before Christmas. Qui il gotico sepolcrale peculiare al regista americano è permeato a tal punto dall’ironia postmoderna da risultare addolcito, mansueto. Romantico, appunto. E il romanticismo nasce dalla morte, quella tramandata da una leggenda antisemita russa dell’Ottocento. Secondo quest’ultima, gruppi di armati compivano irruzioni ai matrimoni di coppie ebree, rapendo e uccidendo la sposa, colpevole di propagare “la razza ebraica”. E questo mondo di morti è variopinto, musicale e fremente. Victor promesso – dai genitori – sposo di Victoria ne è irresistibilmente irretito nella persona della sposa cadavere. Non serve molto per essere trascinati nell’universo sotterraneo di questi morti viventi gigioni, basta infilare la fede nuziale su quello che pare un ramoscello secco e pronunciare stentoree promesse matrimoniali. Naturalmente, il bastoncino si rivelerà essere il dito di una sposa defunta dal fascino inconfutabile e dagli occhi-fanali che illuminano i due mondi. Toccherebbe a Victor decidere a quale dei due appartenere, ma sarà la solidarietà femminile a sciogliere l’intreccio. Prima durante e dopo fioccano battute da applausi, voci sinuose (per Victor il fedelissimo Johnny Depp, per la sposa cadavere Helena Bonham-Carter) e siparietti musical da applausi a scena aperta. Ma non è solo divertimento. A essere animato è l’amore: la fedeltà di coppia si riverbera gioiosamente all’esterno. E l’altare consacra molteplici unioni. Nel nome di Tim.
NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA 62MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2005).
- NOMINATIONS OSCAR 2006: MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE.
CRITICA
"C'è ancora qualcuno convinto che non è da vip esaltarsi per un lungometraggio d'animazione? Oppure che il genere è riservato alle orde di frugoli scortati da mamme & papà rintronati dallo spumante e dal panettone? A questi strani signori è il caso oggi di dedicare il nostro messaggio più perentorio: 'La sposa cadavere' prodotto e diretto da Tim Burton (coregia di Mike Johnson), benché fuori gara, è il film più bello della Mostra n° 62. L'autore di 'Edward mani di forbice', 'Mars Attacks!' e 'Batman' non fa altro che ribadire la vocazione a riflettere l'universo fiabesco nel suo specchio privato, un tripudio di poesia alternativa, humour nero, macabra fantasia e illusionismo rigeneratore. (...) Le musiche di Danny Elfman impazzano tra ragnatele, croci, bare e candele, preparando l'inevitabile scontro finale che ristabilirà l'ordine naturale delle cose inoculando, però, il dubbio che solo nell'aldilà sia possibile liberarsi dalle norme e dalle divisioni sociali. Per l'attuale gusto di massa è molto difficile rendere competitive le caricature dei personaggi, le proporzioni degli interni e degli esterni e la resa di luci e fotografia, ma il superesperto team di Burton supera di slancio tutti gli ostacoli (paradossalmente) posti dall'uso del computer e dalla tecnologia digitale, conferendo alla favola una patina particolarissima, allo stesso tempo nostalgica e futuribile. I designers non a caso si sono ispirati ai dagherrotipi dell'età vittoriana e alle creazioni dell'architetto spagnolo Gaudì, facendo sembrare, per esempio, che il colore risulti colato attraverso la terra per arrivare nel regno dei morti o che gli edifici del sottosuolo assomiglino a degli scheletri con resti di pelle. In effetti, quando deambula vezzosamente col suo velo stracciato davanti al terrorizzato Victor, 'La Sposa Cadavere', per la gioia di chi ancora s'aspetti dal cinema un segnale grandioso, non è nient'altro che la versione anni 2000 della Norma Desmond di 'Viale del tramonto'". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 8 settembre 2005).
"Capolavoro del cinema d'animazione in stop-motion (i movimenti sono ripresi un fotogramma alla volta), cui Burton e il suo co-regista Mike Johnson hanno lavorato per dieci anni, il film riprende lo stile funerario (ma tutt'altro che lugubre) di 'Nightmare before Christmas'); tanto che lo si potrebbe considerare il secondo episodio di una serie dedicata a Halloween (festa che Burton preferisce al Natale) cui è auspicabile un seguito. (...) Morto o no, 'La sposa cadavere' è puro divertimento anche per il pubblico infantile, col suo contorno di buffi trapassati e personaggini animali che non spaventano nessuno. L'antica utopia fra vivi e morti ha trovato raramente una rappresentazione così rasserenante, e perfino festosa. La paura, semmai, è un'altra. Il film s'avvale di un doppiaggio d'eccezione: oltre a Depp ci sono la moglie del regista Helena Bonham Carter, Emily Watson, Albert Finney, Christopher Lee, citati nei titoli di testa dell'edizione originale come autentici protagonisti. Curarne l'edizione italiana deve essere un problema da incubo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 settembre 2005)
"Mettere in immagini un ribaltamento simile non è da tutti, ammettiamolo. Ma siamo certi che proprio questa premessa così paradossale ha spinto Tim Burton verso la fiaba ebreo-russa adattata con grande libertà nel sofisticato e vorticoso 'La sposa cadavere'. (...) L'incontro-scontro fra i due mondi, coi loro modi opposti di intendere l'esistenza (calcoli, regole e menzogne nell'al di qua, danze, amori e bevute nell'aldilà), culmina in un faccia a faccia collettivo che sarebbe macabro se in quei morti viventi grandi e bambini non riconoscessero i loro cari perduti, con incontenibile gioia reciproca. E' il momento più alto di un film realizzato come il musical-capolavoro 'Nightmare Before Christmas' con la nobile e antica tecnica dello stop motion (pupazzi veri, animati pazientemente fotogramma per fotogramma); ma più morbido, più smaltato, meno bizzarro e inquietante del precedente exploit animato di Burton. Anche perché nel frattempo la tecnica si è evoluta, il movimento è a tratti fin troppo perfetto. Ma questi forse sono sofismi. 'The Corpse Bride' è comunque un regalo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 ottobre 2005)
"Toccante e sgraziato, 'La sposa cadavere' arriva a un mix incantevole di divertimento e poesia. Corrisponde pienamente a quella caratteristica affascinante che ha fatto il sistematico successo di Tim Burton anche al box office: essere mai adulto e mai bambino, saper cogliere quella coesistenza di comico e di nero, di buffo e di spaventevole, di tenero e di allarmante prediletta non soltanto dai bambini. Mike Johnson, amico e collaboratore di Burton che ha seguito 'La sposa cadavere' anche mentre Burton realizzava 'La fabbrica di cioccolato', è un regista soprattutto televisivo di 39 anni nato a Boston." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 ottobre 2005)
"Non importa sapere della tecnica della stop motion che Burton usa per i suoi pupazzi di plastilina, il risultato è fantastico. Da un'antica favola dark ebraica l' autore al Cioccolato offre un film macabro, divertente, una silly simphony coi vermi tra gli occhi. Pura armonia: non solo per citazioni ('Via col vento', 'Topolino', 'Bava') e per riferimenti alti (Joyce, Spoon River), né per i trucchi ispirati al genio Harryhausen: perché Tim crede più nell'aldilà festoso e colorato che nei vivi grigi e vittoriani e il senso del gotico si sposa alla fiaba con la festa finale capolavoro. La tenerezza della morte, la coniugazione di un controsenso che diventa una fiaba morale con un tasso di fantasia impagabile, mix perfetto di horror, ritmi, humour. Non perdetelo, è un delitto." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 ottobre 2005)