LA PICCOLA VERA

MALEN'KAJA VERA

URSS 1988
La diciottenne Vera vive in una piccola città industriale sul Mar Nero col padre, Kolia, camionista, e con la madre operaia, mentre il fratello maggiore, Viktor, che è medico, lavora a Mosca, e si è recentemente separato dalla moglie. La ragazza, ribelle e scontenta, non sopporta l'autorità dei genitori, va in giro con gli amici e rifiuta di fare i lavori domestici, dei quali deve occuparsi solo la mamma, al ritorno dalla fabbrica, cosicchè viene rimproverata continuamente. Mentre si incitano inutilmente a vicenda ad essere severi con Vera, e ricorrono spesso all'intervento telefonico di Viktor, perchè la convinca ad ubbidire, i genitori si consolano come possono: l'uomo si ubriaca di vodka, pur lamentandosi d'essere malato di cuore, e la donna prepara grandi barattoli di sottaceti e conserve. Vera, invece di studiare insieme ad una compagna ancora più libera di lei, va a ballare coi suoi molti amici e a volte non rifiuta il sesso. Un giorno, in una sala da ballo, Vera conosce uno studente dell'istituto metallurgico, Serghey; i due s'innamorano e iniziano una relazione, poi, inaspettatamente, il giovanotto chiede a Viktor, venuto da Mosca, di sposare Vera, e va a presentarsi alla famiglia, comportandosi, però, in modo molto irritante. Ben presto la ragazza lo porta a vivere in casa, ma qui cominciano grossi contrasti coi genitori e la situazione diventa molto tesa. La sera del compleanno del padre, questi, che è ubriaco, stufo di essere trattato con sarcasmo da Serghey, lo ferisce gravemente con un coltello; il giovane viene ricoverato all'ospedale, ma intanto si apre un'inchiesta della polizia. La madre spinge Vera a testimoniare che il fidanzato si è ferito accidentalmente, e la ragazza finisce col fare la falsa deposizione, che è stata chiesta per salvare il padre dalla prigione. Ma quando, poi, in ospedale Serghey la tratta con rancore, Vera, temendo di perderlo, torna a casa e si avvelena. Viene salvata dal fratello, che poi riparte per Mosca. Serghey torna a vivere con lei e coi genitori, e tutto sembra tornato alla normalità.
SCHEDA FILM

Regia: Vasily Pichul

Attori: Yurij Nasarov, Natalia Negoda, Alexandr Alexee Negreba, Andrei Sokolov, Liudmila Zaitzeva

Soggetto: Maria Khmelik

Sceneggiatura: Maria Khmelik

Fotografia: Yefim Reznikov

Musiche: Vladimir Matetsky

Montaggio: Vasily Pichul

Altri titoli:

LITTLE VERA

Durata: 126

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: M. GORKI

Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE (1990) - GENERAL VIDEO

CRITICA
"La qualità dell'analisi, che avvicina la sceneggiatura acida, i personaggi arrabbiati e la stesura chiusa, tormentosa del film al teatro di Williams e Osborne, innesta le pellicole di Pichul (con Lounguine, Muratova e altri la new weave sovietica) al cinema dei pugni in tasca. E' facile liquidare Vera come una sorellastra della Bonnaire di 'Ai nostri amori' di Pialat e della ribelle di 'Vorrei che tu fossi qui' di David Leland. Ma Pichul, con la macchina da presa a mano, la fotografia livida, la ricostruzione di uno spazio claustrofobico, nei minuscoli appartamenti come negli esterni, coglie nell'insoddisfazione sociale la radice dell'angoscia: nessuno ha torto, perché tutti reagiscono alla crisi di un sistema. 'Qual è il tuo scopo nella vita?' chiede il ragazzo di Vera su una spiaggia di barattoli, ferri contorti e pezzi di cemento. E lei ridacchiando: 'Il comunismo'." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 14 Maggio 1990)

"Come documento in sé, comunque, e come un occhio nuovo con cui guardare, senza più conformismi, alla realtà sovietica di oggi, il film merita invece parecchia attenzione. Qua e là sarà grezzo, le imperizie dell'esordio si vedono ma i temi che si affrontano e le verità che si enunciano non possono non colpire, anche come segnali di una svolta sotto l'egida di una glasnost che lascia infrangere tutti i tabù. Finché dura. Fra gli interpreti, ricordo soprattutto la protagonista, Natalia Negoda. E' doppiata un po' troppo sopra le righe, ma riesce egualmente a proporsi come autentico campione di un tipo nuovo di gioventù sovietica di oggi; simile in tutto a quella americana; anche nel male." (Gian Luigi Rondi 'Il Tempo', 11 Maggio 1990)

"In questa tragica università della gualcita condizione giovanile vanno forse rintracciati pregi e difetti de 'La piccola Vera', illegittimo film della perestrojka. Soprattutto quando il compiacimento di Pichul, accuratamente evitato per tre quarti del film, dilaga in un finale troppo adagiato nel melò e nello psicodramma di maniera. Molto più singolare e invitante l'uso della macchina da presa che adora sfiorare gli stilemi del documentario, mimare il super8, spiare dagli usci di casa le dinamiche dei corpi, consumarsi nella sensualità davvero esaltante di Natalia Negoda (ha posato nuda per Playboy), corteggiare stati di allucinazione filtrare dettagli sprofondati nell'iperrealismo. Molto più turbolento, affascinante, corroso il tono apocalittico e nichilista di cui il film è insanamente (e giustamente) pervaso. Del resto per il giovane Vasilij Pichul (ventiseienne) la prova del nove si svolge proprio in questi giorni a Cannes dove viene presentato il suo secondo film, Come sono nere le notti sul Mar Nero (una co-produzione italo-sovietica indipendente girata senza i contributi dello Stato). Protagonista? La pin-up rossa e gorbacioviana, Natalia Negoda." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 15 Maggio 1990)