LA MORTE NON SA LEGGERE

A JUDGEMENT IN STONE

USA 1986
A Londra, la giovane Eunice Parchman, non riesce a scuola ed è canzonata dai coetanei per la sua goffaggine e timidezza: non impara neppure a leggere. Relegata in casa perché ci si vergogna di lei, finisce con ridursi - dopo la morte della madre - quasi al rango di bestiola ammaestrata, ai cenni di un padre psicopatico e violento, accumulando nel subconscio istinti di follia omicidia, che la spingono fino al parricidio. Nessuno sospetta di lei, anzi c'è chi si adopera perché venga assunta, negli Stati Uniti come governante dalla facoltosa famiglia Coverdale dove si rivela ineccepibile e fidatissima. Lasciata sola per qualche settimana nella lussuosa casa della famiglia partita per una vacanza, e frequentando quasi unicamente Joan Smith, una bottegaia esaltata da una frenetica mania religiosa, Eunice cade in preda a terrificanti allucinazioni, che esasperano gli istinti omicidi latenti nel suo subconscio, inducendola con la complicità dell'isterica Joan - allo sterminio dell'intera famiglia Coverdale.
SCHEDA FILM

Regia: Ousama Rawi

Attori: Rita Tushingham - Eunice Parchman, Ross Petty - George Coverdale, Jonathan Crombie - Bobby Coverdale, Jessica Steen - Melinda Coverdale, Tom Kneebone - Norman Smith, Jackie Burroughs - Joan Smith, Shelley Peterson - Jackie Coverdale, Peter MacNeill - William, Donald Ewer - Mr. Parchman

Soggetto: Ruth Rendell

Sceneggiatura: Elaine Waisiglass

Fotografia: David Herrington

Musiche: Paul Zaza

Montaggio: Stan Cole

Scenografia: Reuben Freed

Costumi: Linda Matheson

Durata: 96

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: DAL ROMANZO "A JUDGEMENT IN STONE" DI RUTH RENDELL

Produzione: RAWI FILM, SCHULZ / NORSTAR PRODUCTION

Distribuzione: EAGLE PICTURES (1988) - MULTIVISION, FONIT CETRA VIDEO

CRITICA
"Il titolo del libro dal quale il film è tratto è 'A Judgement in Stone'. (...) Il thrilling psichiatrico al quale pone mano Ousama Rawi, esordiente sul grande schermo, ma buon confezionatore di cortometraggi da vent'anni, si dipana con buona progressione, giocando abilmente sull'espressione fissa e allucinata di Rita Tushingam e sulle atmosfere vagamente sinistre che la circondano. Tra i comprimari, sono da citare Jessica Steen, Jackie Burrough e Shelley Petersen. Buona anche la fotografia." ('Il Resto del Carlino' , 22 giugno 1988)

"E' tra gli appuntamenti da consigliare nella bassa stagione (cinematografica). Un giallo inquietante e moderno una bella trasposizione del libro 'Judgemente in stone' scritto dieci anni fa da una delle più reputate signore del mistery attuale: Ruth Rendell. La Rendell viaggia su due piani: polizieschi classici col detective al centro della storia e thriller inquietanti centrati su casi patologici. La morte non sa leggere appartiene alla seconda categoria e offre un bel tour de force a un'attrice brava e sfortunata (Rita Tushingham, cambiata pochissimo da quando faceva la figlia del 'Dottor Zivago'). (...) Osama Rawi all'esordio nella regia cinematografica riesce a comportarsi egualmente da bravo marito e da valido direttore. Se ogni passaggio della storia è predisposto in funzione della bravura della Tushingham è anche vero che la tensione, tutta centrata sul panico dell'assassina braccata, non latita mai. Se il passaggio finale è prevedibile lo studio del caratteri e di acutezza superiore alla media (anche dei gialli non estivi)." (Giorgio Carbone, 'La Notte' , 22 luglio 1988)

"Il titolo originale del romanzo di Ruth Rendell, multipremiato e tradotto in quindici lingue, ha un sapore biblico: 'A judgement in stone', un giudizio in pietra. La morte del mondadoriano titolo dell'edizione italiana si chiama Eunice Parchman. (...) Non ho letto il romanzo della Rendell ma, a naso, da quel che ho appreso dal film che ne è l'illustrazione riduttiva, suppongo che vi circoli un'aria alla Patricia Highsmith, sotto il segno di una misantropia aguzza sino all'efferatezza.(...) E' un thriller psicologico di minacciosa efficacia che ha le sue carte migliori nel duetto delle due perfide. In quest'amicizia femminile che, traendo linfa dai peggiori sentimenti (ignoranza, bigottismo, invidia, malignità), ha esiti letali risiede l'originalità di un copione che non a caso è scritto da un'altra donna." (Morando Morandini, 'Il Giorno' , 22 luglio 1988)