Into Paradiso

- Regia:
- Attori: - Alfonso D'Onofrio, - Gayan, - Vincenzo Cacace, - Giacinta, - Colasanti, - Venezia
- Soggetto: Paola Randi, Michela Bozzini, Stefano Voltaggio
- Sceneggiatura: Antonella Antonia Paolini (Antonia Paolini), Paola Paolini, Luca Infascelli, Chiara Barzini, Pietro Albino Di Pasquale - (collaborazione)
- Fotografia: Mario Amura
- Musiche: Fausto Mesolella
- Montaggio: Gianni Vezzosi
- Scenografia: Paki Meduri
- Costumi: Mariano Tufano
- Effetti: Paola Trisoglio, Stefano Marinoni, Paola Randi, Daniele Stirpe Jost, Visualogie
- Suono: Daniele Maraniello - (presa diretta)
- Durata: 104'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA
- Produzione: FABRIZIO MOSCA PER ACABA PRODUZIONI IN ASSOCIAZIONE CON CINECITTÀ LUCE
- Distribuzione: CINECITTÀ LUCE (2011)
- Data uscita 11 Febbraio 2011
TRAILER
RECENSIONE
Tre uomini e una città: Napoli. Travolti da un insolito destino, a ritrovarsi su un attico fatiscente del quartiere Cavone sono lo scienziato stralunato e appena licenziato Alfonso D’Onofrio, interpretato dal bravo Gianfelice Imparato (Gomorra), il politico colluso con la camorra Vincenzo Cacace, ovvero Peppe Servillo, e l’ex campione di cricket srilankese Gayan (l’esordiente Saman Anthony), che si vedranno costretti a una forzata convivenza per sottrarsi ai sicari.
E’ Into Paradiso, opera prima della milanese Paola Randi, che reduce dal Controcampo Italiano dell’ultima Mostra di Venezia porta in sala un low budget (900mila euro) sceneggiato con Luca Infascelli, Chiara Barzini e Antonella Antonia Paolini e splendidamente musicato da Fausto Mesolella degli Avion Travel.
Tra surrealismo e iperrealismo, senza cadere nella maniera, la regista fotografa un’Italia multietnica, rintracciando nella precarietà professionale (Alfonso) e nella condizione migrante un comune discorso sull’identità in crisi. Ottimi e affiatati gli attori, contenute le pretese sociologiche, stile dignitoso senza rivoluzioni, Into Paradiso non abdica dalla speranza: potere del cinema o, davvero, la camorra sta per autodistruggersi?
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 67. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2010) NELLA SEZIONE 'CONTROCAMPO ITALIANO'.
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2011 PER: MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE, MUSICISTA, SCENOGRAFO ED EFFETTI SPECIALI.
- FABRIZIO MOSCA E' STATO CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2011 COME MIGLIOR PRODUTTORE (ANCHE PER "UNA VITA TRANQUILLA" DI CLAUDIO CUPELLINI).
CRITICA
"Che cosa ci fanno insieme uno scienziato che ha appena perso il lavoro, un ex-campione di cricket venuto dallo Sri Lanka a Napoli per fare il badante, un politico colluso e corrotto, più un imprecisato numero di killer della camorra in cerca di una pistola che scotta? Semplice: danno vita alla commedia più insolita, strampalata e sofisticata vista da molto tempo in qua nel nostro cinema: 'Into Paradiso' dell'esordiente Paola Randi, 40enne milanese che viene da pittura, teatro e videoarte. Insolita per l'ambientazione (...). Strampalata perché cala situazioni classiche (...) in mondi di grande esuberanza espressiva (...). Sofisticata perché su questo impianto non inedito innesta un gusto delle psicologie, dell'ambientazione, dei dettagli, ovvero una quantità di idee visive e di racconto, forse unica per il nostro cinema. Senza entrare nei dettagli, basti dire che 'Into Paradiso' (...) usa la biologia molecolare e le telenovelas, le regole del cricket e quella della cucina srilankese, per orchestrare dialoghi e situazioni, con uno sguardo lieve ma non banale su quella convivenza fra mondi e culture che è uno degli snodi fondamentali della modernità. (...) Ma è un rischio che si corre volentieri: fare cinema significa anche trovare l'economia giusta, di racconto e di produzione. E 'Into Paradiso', col suo cast senza stelle e la sua andatura senza inciampi finisce per essere più comico, poetico e inventivo di film con ben altre strutture e ambizioni alle spalle." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 febbraio 2011)
" Ognuno può trovare un suo 'Paradiso', anche se ha contorni davvero poco affascinanti. Quello che l'esordiente Paola Randi - milanese trapiantata a Roma ma innamorata del sud - va a scovare lì dove proprio non si pensa, sui tetti malridotti dei quartieri derelitti e di cadente nobiltà dove nasce una amicizia transculturale tra lo spaesato scienziato italiano Alfonso (...), che è Gianfelice Imparato, e un divo sportivo asiatico proletarizzato, Gayan (Saman Anthony). (...) La commedia, che non disdegna l'uso dell'animazione (...), e a volte si inebria di esotico, si avvale di una acida performance di Peppe Servillo e polemizza a distanza con recenti commedie che avrebbero ridicolizzato gli 'emigranti cingalesi nel mondo' ma soprattutto l'onore delle autorità di Colombo, non proprio di specchiata moralità (il gioiello di Pasolini, per esempio). Così, tra i festoni della comunità, isolata nell'ambito del Cavone, una delle zone più popolari e più degradate della metropoli, e regolamenti di conti camorristici, al limite tra il burlesco e il drammatico, si snoda la caotica esistenza quotidiana della metropoli multi-culturale dove i ragazzini giocano con bastoni e wicket sotto la statua di Dante mentre gli immigrati accettano, con serafica quiete orientale, di trasformarsi in badanti delle signore della Napoli altolocata." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 11 febbraio 2011)
"Una città, Napoli, e tre uomini: lo scienziato licenziato e stralunato Gianfelice Imparato, il politico colluso con la camorra Peppe Servillo e un ex campione di cricket srilankese (il deb Saman Anthony), costretti a convivere in un attico fatiscente del Cavone per sottrarsi ai sicari. Diretto dall'esordiente milanese Paola Randi, è 'Into Paradiso', commedia low budget surreale e scanzonata che fotografa un'Italia multietnica, dove precari e migranti si nutrono della stessa crisi d'identità, ma senza drammatizzare. Ottimi e affiatati gli attori, modeste le pretese sociologiche, sobriamente fantasioso lo stile, un piccolo film che merita una possibilità, se non altro, perché crede: nel potere immaginifico del cinema e nell'implosione della camorra." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 11 febbraio 2011)