Il principe di Homburg

ITALIA 1996
Il principe di Homburg lancia la sua cavalleria in battaglia anzitempo, trasgredendo gli ordini ricevuti. Nonostante la vittoria conseguita, l'errore gli costa la condanna a morte. Natalia, innamorata di lui, cerca di intercedere presso il Grande Elettore che dapprima si mostra irremovibile ma, poi, di fronte alle insistenze della ragazza, fa chiamare a sè il principe e gli comunica di volergli offrire la grazia. A questo punto, è però il principe a rifiutare in nome del rispetto totale del codice d'onore. Quando arriva il giorno dell'esecuzione, Homburg, pronto alla morte, viene ugualmente salvato contro il suo volere e reintegrato al suo posto.
SCHEDA FILM

Regia: Marco Bellocchio

Attori: Andrea Di Stefano - Il Pirncipe Di Homburg, Barbora Bobulova - Natalia, Toni Bertorelli - Elettore, Anita Laurenzi - Elettrice, Bruno Corazzari - Kottwitz, Fabio Camilli - Hohenzollern, Gianluigi Fogacci - Golz, Italo Dall'Orto - Dorfling, Diego Ribon - Truchss, Pierfrancesco Favino - Sparren, Federico Scribani - Stranz

Soggetto: Heinrich von Kleist

Sceneggiatura: Marco Bellocchio

Fotografia: Giuseppe Lanci

Musiche: Carlo Crivelli

Montaggio: Francesca Calvelli

Scenografia: Giantito Burchiellaro

Costumi: Francesca Sartori

Altri titoli:

Der Prinz von Homburg

The Prince of Homburg

El Príncipe de Homburg

Le Prince de Hombourg de Heinrich von Kleist

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: tratto dall'omonimo lavoro teatrale di Heinrich Von Kleist

Produzione: FILMALBATROS

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (1997), DVD: ISTITUTO LUCE (2008)

NOTE
REVISIONE MINISTERO APRILE 1997
CRITICA
"Una riuscita totale, una magnifica conferma, il felice ritorno di uno dei nostri registi più importanti a un cinema insieme terso ed enigmatico, logico e inquietante, lontano dagli ermetici che mettevano il piombo nelle ali dei suoi ultimi film. Con Il principe di Homburg Marco Bellocchio riporta il cinema in quella zona oscura dove maturano le decisioni più segrete, gli slanci più irrevocabili e ambigui." (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 9/5/97)

"Dal teatro si può passare al cinema (quanto Shakespeare sullo schermo!) e, riuscendovi, dal cinema al teatro (dal romanzo al cinema è pratica corrente). Questo lavoro di Marco Bellocchio, invece, non è nè teatro nè cinema, pur mostrando la presunzione di superare ambedue le forme." (L'Eco di Bergamo, Franco Colombo, 13/5/1997)