Il guardiano

ITALIA 1998
Vittorio D'Andrea, uomo ormai maturo, tiene sequestrata nella cantina di un casolare di campagna una ragazza che mostra evidenti segni di disturbi psichici. Lui prepara da mangiare, stira, cuce, va al bar del paese vicino e lascia lei chiusa in stanza. Torna, prepara l'acqua per il bagno, la lascia sola. Lei certe volte scambia impressioni e battute, fa alcune richieste, certe altre cade preda di attacchi e crisi depressive, urla, si dispera, si difende. Vittorio, quando va in paese, fa strani incontri, osserva un anziano che parla di donne conosciute in passato, vede un uomo che seppellisce il proprio padre. Un giorno, quando lui non c'è, passano le guardie forestali, da una feritoia scoprono la presenza della ragazza. Arriva la polizia e arresta Vittorio che, messo alle strette, confessa: Francesca, la ragazza, è sua figlia. Quando la moglie è morta, lui ha capito della malattia che incombeva sulla ragazza, più volte violentata e difficile da curare. Quello del sequestro è uno stratagemma trovato per tenere la figlia chiusa. Vittorio è accusato di sequestro di persona e incarcerato. Francesca scappa, lui in seguito la cerca. Di notte, viene ferito da alcuni albanesi che gli chiedono soldi. Uscito dall'ospedale, torna al casolare. Francesca é lì e gli chiede: "Hanno pagato? Ora sono libera?".
SCHEDA FILM

Regia: Egidio Eronico

Attori: José Quaglio - Vittorio D'Andrea, Chiara Muti - Francesca D'Andrea, Marcello Foschini, Ninni Bruschetta, Andrea Buscemi, Enzo Vetrano, Augusto Benedetti, Maurizio Puglisi

Soggetto: Nicola Molino

Sceneggiatura: Egidio Eronico, Nicola Molino

Fotografia: Fabio Cianchetti

Musiche: Marco Schiavoni

Montaggio: Bruno Sarandrea

Durata: 80

Colore: C

Genere: METAFORA

Produzione: GHERARDO PAGLIERI, ELISABETTA RIGA PER GAM FILM

Distribuzione: LION PICTURES (1999)

CRITICA
"Kammerspiel con qualche esitazione di troppo, e l'aggiunta di qualche inutile personaggio di contorno, vagamente 'mazzacuratiano'. L'ambizione è quella di uscire dagli schemi del solito cinema italiano asfittico, ma non l'ha visto nessuno. Il regista si affida a silenzi 'poetici' per cui ha anche l'ardire di citare Bresson nel press-book. E come autore del sound design magari spera di toccare profondità lynchiane. La figlia del celebre direttore d'orchestra recita con scatti nevrotici da filodrammatica, e concede un artistico nudo di profilo". (Alberto Pezzotta, 'Segnocinema', settembre/ottobre 2000)