Capitan Demonio

ITALIA 1950
Nella Firenze granducale del secolo XVIII, il Bargello fa rapire la prima ballerina, favorita del Granduca, la quale mantiene delle relazioni con gli affiliati ad una società segreta e si presume sia in possesso d'importanti documenti. Per liberarla gli affiliati alla setta segreta ricorrono a Capitan Demonio, un avventuriero, eroe di gesta leggendarie e terrore degli sgherri del Bargello. Capitan Demonio libera infatti la bella prigioniera e la porta con sé nel suo rifugio; ma la ragazza, disgustata dalle spavalderie dell'avventuriero, fugge a Firenze per chiedere la protezione del Granduca. L'avventuriero, innamorato della bella fanciulla, la segue, salvandola ancora dalle insidie del Bargello. Questi sta preparando un colpo di stato per impadronirsi del potere; ma Capitan Demonio riesce a smascherare il traditore, denunciandolo al Granduca, che lo fa arrestare. Capitan Demonio viene nominato Bargello; ma rinuncia alla carica per sposare la bella artista che ricambia ormai il suo appassionato sentimento.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Borghesio

Attori: Adriano Rimoldi - Capitan Demonio, Mery Martin - La ballerina, Luisella Beghi, Nerio Bernardi - Il Granduca, Luigi Tosi - Il bargello, Teresa Legnani, Arrigo Peri, Rodolfo Terlizzi, Alberto Archetti, Gianni Lova, Luigi Benvenuti, Nella Bartoli, Jole Ferri, Beniamino Maggio, John Pasetti, Renato De Carmine, Pietro Tordi

Soggetto: Luigi Bonelli - racconto

Sceneggiatura: Leo Benvenuti, Paola Ojetti, Carlo Borghesio, Luigi Bonelli

Fotografia: Arturo Gallea

Musiche: Mario Nascimbene

Montaggio: Rolando Benedetti

Scenografia: Ernesto Nelli

Arredamento: Ernesto Nelli

Costumi: Lucia Belfadel

Durata: 90

Colore: B/N

Genere: STORICO

Tratto da: racconto di Luigi Bonelli

Produzione: GIORGIO VENTURINI PER I.C.E.T.

Distribuzione: I.C.E.T.

CRITICA
"Adriano Rimondi è un discreto attore [...], per la nostra produzione "cappa e spada" è l'unico interprete capace di rinnovare i fasti d'un Douglas nazionale. Purché non strafaccia, come ci è capitato di vedere nel corso di questo film, in cui certi suoi atteggiamenti non controllati dal regista hanno stonato nel complesso figurativo [...]". (F. Gabella, "Intermezzo", n. 9/10 del 21 maggio 1951)