Broken Flowers
- Regia:
- Attori: - Don Johnston, - Winston, - Laura Miller, - Dora, - Carmen, - Penny, - Sherry, - Assistente di Carmen, - Ron, - Lolita, - Sun Green, - Mona, - Rita, - Dan, - Will, - Sig.ra Dorston, - Assistente di volo
- Soggetto: Jim Jarmusch
- Sceneggiatura: Jim Jarmusch
- Fotografia: Frederick Elmes
- Musiche: canzoni di Mulatu Astatke
- Montaggio: Jay Rabinowitz
- Scenografia: Mark Friedberg
- Arredamento: Lydia Marks
- Costumi: John A. Dunn
- Effetti: Big Film Design
-
Altri titoli:
Dead Flowers
Untitled Jim Jarmusch Project - Durata: 106'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA
- Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
- Produzione: BAC FILMS, FOCUS FEATURES
- Distribuzione: MIKADO
- Data uscita 2 Dicembre 2005
RECENSIONE
Dice Bill Murray, impenitente don giovanni raggiunto dalla notizia di aver lasciato in giro un figlio ormai ventenne: “Del passato non posso più fare niente, del futuro non so nulla, mi resta soltanto il presente”. Inevitabile però che il presente diventi passato. Abbandonato dall’ennesimo amore trascurato, l’ostinato single è spinto alla ricerca da un vicino di casa appassionato di investigazioni, un ossessionato delle potenzialità della logica moderna che rispecchia l’ossessività generica dell’America intera. Vediamo Murray contare le ore della giornata nella semioscurità di un salotto datato, abbandonato dall’ultima fiamma che si è staccata per disperazione, come un allenatore getta la spugna per interrompere il match ed evitare il tracollo del pugile. Murray è il prototipo di un cinquantenne fallimentare nei sentimenti e nel progetto di famiglia. La notizia che gli piomba addosso lo obbliga al conteggio: una delle cinque, sei fidanzate archiviate, gli ha dato un figlio e ha mantenuto il segreto. L’idea del road-movie, per interrogare ciascuna ex, contiene in forma di commedia la metafora del complesso maschile dell’harem, ma è anche un viaggio alla ricerca della paternità perduta…
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NOTE
- JIM JARMUSCH E' STATO CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO COME REGISTA DEL MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Sulla scia di 'Lost in Translation', ancora una commedia sostenuta e sospinta dal carisma dello stesso protagonista. Bill Murray, in effetti, è 'Broken Flowers', lo solleva al di sopra della sua trama minimalista, e ne dirige e armonizza il concerto dei comprimari di lusso. I temi sono quelli tipici del regista indipendente Jim Jarmush, la malinconia e la fuga dal tempo, ai quali s'aggiunge il senso di una paternità perduta e rimpianta. Qui l'atmosfera è più fluida e accattivante e la cifra jarmushiana resta tutta nel climax descrittivo di un film che non entrerà nella storia del cinema, ma diventerà caro a un pubblico più ampio del circolo dei cinefili. (...) La prevedibilità della sceneggiatura viene surrogata dalle virtuosistiche reazioni di Murray ogni volta che viene a contatto con i casi psicologici o esistenziali incarnati da una Sharon Stone umile e concentrata, dalla bizzarra Frances Conroy del telefilm 'Sex Feet Under', da una Jessica Lange all'altezza della propria classe e dall'inquietante erinni Tilda Swinton. 'Broken Flowers' funziona in sostanza come film d'attori, un puzzle stralunato ed elegante che riscaldano la freddezza dello humour e conferiscono alle sfumature il ruolo abitualmente riservato all'emozione o alla suspense." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 dicembre 2005)
"'Broken Flowes' non è un film erotico, non è un film sentimentale della seconda chance e non è un poliziesco. Murray lo definisce un 'giallo del cuore, con pochi dialoghi e molta musica etiopica'. Il che non significa nulla. Chi dovrebbe irritarsi di essere preso per il naso da Jarmusch per quasi due ore - con elucubrazioni di uno sfaccendato dalla vita sessuale debole, ma dagli stimoli ancora forti - è il pubblico. Chi però andrà a vedere 'Broken Flowers', lo farà credendo molto nella stampa devota a Jarmusch. E quando sarà disilluso non avrà il coraggio di ammettere di aver perso tempo non solo col film, ma con le sue recensioni." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 2 dicembre 2005)
"Un grande film sulla delusione, che proprio per questo a una visione frettolosa potrebbe sembrare un poco deludente. Mentre è straordinaria la finezza con cui Jarmusch e il suo magnifico cast lavorano sulle allusioni e il non detto, distillando dettagli che in pochi secondi illuminano tutto un personaggio. Vedi la scena in cui Sharon Stone si sveglia addosso a Bill Murray, o il baciamano improvviso con cui lo saluta quando riparte. Due idee dell'attrice, a detta di Jarmusch, e già questo rivela un metodo, un'etica, una concezione del cinema, oggi sempre più rare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 dicembre 2005)