Avaze Gonjeshk-ha

IRAN 2008
Dopo aver perso il suo lavoro presso un allevamento di struzzi, in seguito alla fuga di un animale, Karim deve andare in città per far riparare l'apparecchio acustico della figlia. Inizia quasi per caso a guadagnarsi da vivere trasportando persone dalla periferia al centro città sulla sua moto e accumulando roba vecchia nel suo giardino (mobili, parti di auto, ecc). Il continuo contatto con gli abitanti della città fa cambiare all'uomo, una volta gentile ed altruista, la sua visione della vita trasformandolo in un essere egoista, attaccato ai beni materiali, senza più tempo da dedicare alla famiglia e scontroso con i vicini. Tuttavia, il destino riserva a Karim un brutto tiro costringendolo a rimanere immobile a letto con un piede rotto. La sua nuova condizione lo porterà ad osservare più attentamente la sua famiglia e le persone intorno a lui facendogli gradualmente riscoprire i veri valori della vita.
SCHEDA FILM

Regia: Majid Majidi

Attori: Mohammad Reza Naji, Maryam Akbari, Kamran Dehghan, Hamed Aghazi, Shabnam Akhlaghi, Neshat Nazari

Soggetto: Majid Majidi, Mehran Kashani, Sushil Tyagi

Sceneggiatura: Majid Majidi, Mehran Kashani, Sushil Tyagi

Fotografia: Tooraj Mansouri

Musiche: Hossein Alizadeh

Montaggio: Hassan Hassandoost

Scenografia: Asghar Nezhad-Imani

Costumi: Asghar Nezhad-Imani

Altri titoli:

The Song of Sparrows

Durata: 96

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Produzione: MAJIDI FILM PRODUCTION, UTV MOTION PICTURES, ALGORITHMIC PRODUCTIONS

NOTE
- ORSO D'ARGENTO PER IL MIGLIOR ATTORE (REZA NAJIE) AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008).
CRITICA
"C'è un grande attore nell'iraniano 'Il canto del passero' di Majid Majidi. Si chiama Reza Naji e non avrà mai l'Orso d'oro, eppure porta su di sé un film schietto e irresistibile come erano una volta i nostri film neorealisti, con un tocco di humour alla Zavattini. (...) A raccontarlo suona retorico. A vederlo è un incanto. Forse perché il cinema iraniano conserva intatto il segreto della semplicità ed è l'unico per cui si può ancora usare una parola quasi imbarazzante in altri contesti. Che è appunto felicità." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 febbraio 2008)

"L'iraniano 'Il canto dei passeri' di Majid Madjdi ha conquistato la stampa nell'affrontare con ironia e leggerezza le vicende di un disoccupato pronto a qualunque ingaggio per un auricolare per la figlia sorda." (Salvatore Trapani, 'Il Giornale', 11 febbraio 2008)

"'La canzone dei passeri' vuole essere una commedia edificante contro la modernità e il consumismo. (...) Ma esibisce solo la crisi di una scuola ex innovativa, oggi impaurita dalla censura, tanto da irrigidirsi o sbandare senza pudore quando si tratta di passare dalla configurazione tranquillizzante alla forma 'coraggiosa' se non libertaria. Al bivio tra critica di costume al vetriolo, slapstick e surrealismo, Majidi svolta verso una più comoda autostrada del conformismo religioso e comportamentale, una preghiera qui, una frustatina alla moglie, accontentandosi di spargere solo qualche suggestione metaforica non pericolosa." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 12 febbraio 2008)