Aladdin

USA 1992
Ambientato sullo sfondo del mitico regno orientale di Agrabah, Aladdin narra le avventure di un giovane intraprendente, un diamante grezzo che sogna di fuggire da una misera esistenza di strada per sposare la bellissima principessa Jasmine, figlia del Sultano. Il destino vuole che Aladdin venga incaricato dal Vizir del Sultano, l'infido Jafar, di recuperare una lampada dalle proprietà soprannaturali, celata nelle profondità della "Caverna delle Meraviglie". Aladdin riesce a trovare la lampada e, con essa, il vivacissimo genio che la abita, conquistando così la possibilità di esprimere tre desideri, scatenando però le ire del potente Jafar. Pur spacciandosi per un ricco e bellissimo principe, Aladdin non riesce a far colpo sulla principessa e scopre che la bella Jasmine in realtà è sempre stata innamorata del vero Aladdin. Con l'aiuto del suo amico genio, dell'inseparabile scimmietta Abù e di un tappeto magico, Aladdin, volendo dimostrare il suo valore, decide di salvare il regno dalle perfide macchinazioni di Jafar, per divenire finalmente "padrone" del proprio destino.
SCHEDA FILM

Regia: Ron Clements, John Musker

Soggetto: John Musker, Terry Rossio, Ted Elliott, Ron Clements

Sceneggiatura: Ted Elliott, Ron Clements, Terry Rossio, John Musker

Fotografia: Don Michael Paul

Musiche: Alan Menken

Montaggio: H. Lee Peterson

Scenografia: Vander R.S. Wende

Effetti: Don Paul

Durata: 90

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: WALT DISNEY PICTURES

Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (1993)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1993.

- LA VOCE DEL PERSONAGGIO "GENIO" E' DI ROBIN WILLIAMS NELLA VERSIONE ORIGINALE E DI GIGI PROIETTI NELLA VERSIONE ITALIANA.
CRITICA
"Vediamo allora che 'Aladdin' come già in parte era successo a 'Roger Rabbit', sembra attingere più dai ritmi dei cortometraggi Warner di Tex Avery che non a quelli di 'Pinocchio' o 'Bambi', ma allo stesso tempo è stracolmo di omaggi grafici ai classici. Il Genio che si trasforma in Pinocchio, una mutazione di Jafar che ricorda il demone Chernobog dell'episodio 'Una notte sul Monte Calvo' di 'Fantasia', la danza degli elefanti rosa di 'Dumbo', sono solo una parte di questo gioco autocitazionistico che si estende all'intero immaginario cinematografico e televisivo contemporaneo, con il Genio che diventa Groucho Marx, Arnold Schwarzenegger, Jack Nicholson, ripropone una battuta di De Niro in 'Taxi Driver' e gigioneggia liberamente ogni volta che è in scena. La formula in America, ha fruttato un trionfo (217 milioni di dollari d'incassi) anche se probabilmente renderà il film soggetto all'usura del tempo. Piccolo handicap di fronte ad un simile successo e alla spettacolarità di una tecnica d'animazione giunta ormai a livelli superlativi. Curiosamente, l'unico dei protagonisti che protrebbe far parte di un cartoon dell'età d'oro è il tenero Tappeto Volante, autentico cucciolo degli anni Novanta: è il primo personaggio integralmente generato in computer grafica." (Oscar Cosulich, 'la Repubblica', 4 dicembre 1993)

"Battendo un ritmo indiavolato, in un turbinoso svariare di segni e colori, la favola celebra la tensione alla libertà individuale tipica della tradizione americana e totalmente estranea al dettato orientale. Le musiche e le canzoni di Alan Menken, fin troppo premiate, sottolineano il carattere rassicurante e convenzionale dell'operazione, che è di quelle fatte per assemblare grandi e piccini uniti nella lotta al botteghino del cinema. In fondo, Aladino è la celebrazione di un sentimento infantile proprio anche di molti adulti: la sindrome di onnipotenza che esprime il bambino, come scrive Cesare Musatti, 'non fa distinzione fra il desiderio e la sua realizzazione'. Per dire che la lampada magica, nei momenti meno lucidi, ci illudiamo di averla tutti." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 5 dicembre 1993)

"Chiaro che con un comprimario tanto invadente le avventure di Aladino, della principessa Jasmine e del perfido Vizir passino quasi sullo sfondo. Ovvio che la solita divisione in Buoni, Cattivi e Stupidi risulti scontata e che tre spalle - scimmietta per Aladino, tigre per Jasmine, pappagallo per il Vizir - sembrino troppe. Ma se ogni critica è lecita, le accuse di razzismo antiarabo fioccate in America sembrano davvero esagerate. E a chi deplora le fattezze dell'infame Vizir, consigliamo un salto in cineteca per scoprire il suo vero modello: non solo la regina Grimilde e Vincent Price ma l'Ivan il Terribile di Ejzenstejn." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero')