Son passati 30 anni dal disastro di Chernobyl e non ne sappiamo ancora abbastanza. Chi e che cosa innescò l’incendio nel reattore che avrebbe avvelenato mezzo mondo? Indaga un coraggioso regista ucraino, Fedor, e il suo cameraman, convinti che l’incidente non sia tale ma un sabotaggio voluto da Mosca per distogliere l’attenzione da una gigantesca antenna eretta di fronte alla centrale, la Duga.

Costata sette miliardi di rubli e voluta da un pezzo grosso del Partito, la Duga doveva interferire con le comunicazioni occidentali ma si era rivelata un’arma inutile, da liquidare con il suo committente.

Il complotto di Chernobyl di Chad Garcia - Gran Premio della Giuria al Sundance 2015 - è un nervoso, fazioso, a tratti inquietante J’accuse contro il Potere sovietico di ieri e di oggi, il cui sinistro monito riecheggia nel rumore debole e martellante della Duga, simile a quello di un grosso picchio (evocato nel titolo originale: The Russian Woodpecker). Visivamente nulla di nuovo ma l’infotainment è utile, merita il plauso per l’audacia e la prudenza per la smaccata retorica complottista.

Verissimi invece i tumulti di Kiev del 2014 e la ripresa delle ostilità con la Russia. Per Fedor il primo atto della terza guerra mondiale.