Brillante agente CIA, Bill Pope (Ryan Reynolds) è braccato a Londra. Ucciso, Bill si porta nella tomba informazioni fondamentali in grado di salvare il pianeta da un potenziale e letale attacco terroristico. Per riesumare quei segreti, il capo londinese della CIA (Gary Oldman) chiede al dottor Franks (Tommy Lee Jones) – da anni impegnato nella sperimentazione di una tecnica in grado di trasferire il pattern cerebrale di una persona nella mente di un’altra – di provare a far migrare i ricordi di Pope in un altro uomo. La memoria dell’agente viene così impiantata nel cervello di Jerico Stewart (Kevin Costner), pericoloso detenuto nel braccio della morte, uomo privo di empatia o emozioni, nella speranza che riesca a portare a termine questa disperata missione di salvataggio.

Diretto da Ariel Vromen (The Iceman), Criminal – scritto da Douglas Cook e David Weisberg – è un insolito spy-thriller che tenta di mescolare action e riflessioni bioetiche legate all'eventualità che un uomo possa rivivere non solo i ricordi, ma anche le emozioni appartenute a qualcun altro: Jerico inizia a scoprire un lato dell’esistenza che non conosceva, quello legato alla sfera emotiva, ai sentimenti, grazie ai continui ricordi del defunto Bill. L’incontro con la moglie (Gal Gadot, sì, la Wonder Woman di Batman v Superman) e la figlia di quell’uomo sarà da questo punto di vista decisivo.

Senza andare oltre con aspetti legati alla trama del film (già più che sufficienti per farsi un'idea di quanto possa essere alto il rischio dell'inverosimiglianza...), vi basti sapere che Kevin Costner - almeno per la prima metà del racconto - non è mai stato così cattivo (neanche in Un mondo perfetto era così brutale). E' sufficiente questo a sollevare le sorti del lavoro di Vromen, comunque forte di un cast di prim'ordine? Purtroppo no. Criminal alza troppo il tiro sotto ogni aspetto: già bisogna sforzarsi per mantenere sospesa l'incredulità di fronte alle situazioni in cui il protagonista passa dal voler spaccare tutto al soccombere dinanzi al riemergere di dolci ricordi (non suoi), poi si esagera nella rappresentazione della minaccia terroristica portata dall'anarchico interpretato da Jordi Mollà (sempre in prima linea quando si tratta di interpretare villain di origine ispanica), con Michael Pitt hacker denominato "l'Olandese" che si troverà al centro di qualcosa ormai troppo grande anche per lui.

Insomma, un plot a dir poco inverosimile per un film facilmente dimenticabile.