Per Bridget Jones è arrivato il compleanno numero 43. Tutte le colleghe la festeggiano e con una di loro Bridget accetta di andare in un camping per una vacanza spensierata. In questa occasione conosce Jack, un affascinante americano con il quale trascorre la notte. Poco dopo, ad un battesimo, Bridget rivede Mark Darcy, antico amore, e la passione tra i due, mai veramente sopita , si riaccende. Trascorso il necessario periodo, Bridget scopre di essere incinta. Il problema ora è: chi dei due è il padre, Jack o Mark?... E’ giusto sintetizzare subito la trama, perché nelle due ore successive tutto ruota intorno a quell’interrogativo, con un tono di crescente competizione tra i due uomini e una compiaciuta posizione di Bridget, osservatrice attenta e molto interessata.

Del resto da Il diario di Bridget Jones (2001), quando le avventure dell'eroina creata da Helen Fielding avevano cominciato a transitare dalla pagina scritta alle immagini in movimento a Che pasticcio Bridget Jones (2005) è trascorso un decennio necessario a  far sedimentare le attese, lasciare che i protagonisti  trovassero, una nuova convinzione, dare spazio a personaggi di fresca presenza. Il tutto poi va calibrato sull'età di Bridget, che qui appunto festeggia i 43 anni ed è alle prese con interrogativi non da poco sul proprio futuro. Nel raccontare il periodo dell’attesa, il copione scavalca con furbizia il tono delle reazioni ribelli e adirate tipiche della coppia contemporanea. Niente obiezioni, niente paura da parte dei due uomini che si contendono la paternità; anzi una gara a chi è meglio disposto e disponibile, un coro di apprezzamenti per il nascituro.

Così il 'femminismo' di Bridget cambia registro, prende in mano la situazione e pilota il destino dei due ‘padri’. Le variegate reazioni di Mark e Jack corrono lungo il versante comico/brillante, alimentando un testo in grado di spingere a fondo sul versante dell’osservazione pungente e della presa in giro di abitudini, modi di fare, frasi e gestualità di costume. Il tono quindi è quello di un romanzo (e di un film) di comprensione e di attenzione. Nel quale si da spazio ad un umorismo squillante e incalzante, con un occhio aperto sulla abilità di osservare il bene e il male del mondo del lavoro e professionale. Al centro resta Renée Zellweger, una Bridgt Jones ancora efficace e credibile a restituire smarrimento e piccole/grandi confusioni. Accanto a lei merita segnalazione Emma Thompson, arguta e scaltra nel ruolo delle dottoressa che accompagna il parto.