Lo sciacallo - Nightcrawler

Nightcrawler

4/5
"Nightshot" inquietante e illuminante: Jake Gyllenhaal "cacciatore d'immagini" per l'esordio di Dan Gilroy. Da applausi, in Mondo Genere

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USA 2014
Los Angeles. Lou Bloom è disoccupato e non riesce a trovare lavoro. Poi, dopo essere stato testimone involontario di un incidente stradale, decide di procurarsi una videocamera per riprendere le scene più cruente sui luoghi delle emergenze notturne e vendere il materiale ai network televisivi. La sua scalata al successo è veloce e Lou diventa sempre più spietato fino a quando, convinto di avere in mano uno scoop sensazionale, interferisce pericolosamente con l'arresto di due assassini...
SCHEDA FILM

Regia: Dan Gilroy

Attori: Jake Gyllenhaal - Lou Bloom, Rene Russo - Nina Romina, Bill Paxton - Joe Loder, Riz Ahmed - Rick, Kevin Rahm - Frank Kruse, Ann Cusack - Linda, Eric Lange - Cameraman, Anne McDaniels - LA Weather Girl, Kathleen York - Jackie, James Huang - Marcus, Viviana Chavez - Desiree, Dig Wayne - Rufus, Carolyn Gilroy - Jenny

Sceneggiatura: Dan Gilroy

Fotografia: Robert Elswit

Musiche: James Newton Howard

Montaggio: John Gilroy

Scenografia: Kevin Kavanaugh

Arredamento: Meg Everist

Costumi: Amy Westcott

Durata: 117

Colore: C

Genere: THRILLER

Produzione: MICHEL LITVAK, DAVID LANCASTER, JENNIFER FOX, TONY GILROY, JAKE GYLLENHAAL PER BOLD FILMS

Distribuzione: NOTORIOUS PICTURES

Data uscita: 2014-11-13

TRAILER
NOTE
- SELEZIONE UFFICIALE ALLA IX EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2014) NELLA SEZIONE 'MONDO GENERE'.

- JAKE GYLLENHAAL E' STATO CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2015 COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA DI FILM DRAMMATICO.

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2015 PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE.

- LA REVISIONE MINISTERIALE DEL 1 DICEMBRE 2015 HA ELIMINATO IL DIVIETO DI VISIONE AI MINORI DI 14 ANNI.
CRITICA
"Sono come zombie, vampiri dell'informazione drogata, che vuole scioccare. Predatori della notte, personaggi di infima morale, che definire giornalisti sarebbe improprio: Jake Gyllenhaal scavato e allucinato, capace di ipocrisie violente, è appunto lo sciacallo del titolo, depravato erede del Kirk Douglas dell'Asso nella manica. (...) Diretto da Dan Gilroy, questa action-denuncia ha ritmo morale e materiale. Si parla dell'incolmabile sete collettiva di macabro, della necessità di video pasteggiare coi peggiori vizi umani, divorando immagini e perdendo ogni senso etico. Non c'è pietà per nessuno, sono tutti vittime, dal complice aiutante alla producer tv (perfetta Rene Russo nel tocco di volgarità), accecati dal neon notturno di un horror in cui sono tutti Dracula. Questa parabola del successo a tutti i costi inquieta perché ce la sentiamo vicina anche se il film comunica lo choc di una realtà non surreale e che riconosciamo nel nostro codice genetico anche se innocenti." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 13 novembre 2014)

"«Lo sciacallo» non sarà oggetto delle richieste degli istituti scolastici per uno di quei raduni a carattere didascalico che purtroppo compendiano il loro rapporto col cinema. Peccato, perché i poveri alunni aggiornerebbero le proprie idee su alcuni aspetti cruciali della contemporaneità assaporando, nel contempo, il piacere d'assistere a un thriller con la t maiuscola. (...) Memore dello stile di Scorsese, Mann e Cronenberg il regista scandisce le tappe sempre più cupe di un noir aggiornato all'età degli smartphone, in cui giganteggia la subdola incarnazione di Gyllenhaal nelle vesti di iena metropolitana peraltro utile, per potere sorpassare ogni limite etico, ai manipolatori professionali di un'informazione e un'audience drogate. Nessuna sociologia, solo saldezza narrativa e ritmo avvincente: non è una forzatura affermare che «Lo sciacallo» non è indegno del top cult-movie «Taxi Driver»." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 13 novembre 2014)

"Enigmatico, sinistro, emblematico: è Nightcrawler, lo Sciacallo dell'intrigante opera d'esordio dello sceneggiatore ('The Bourne Legacy') Dan GiIroy, che ne firma anche il copione. Enigmatico perché sino alla fine Lou Bloom resta chiuso nel suo mistero, sinistro per la maniacale determinazione al successo e la totale assenza di cuore sotto una facciata di innocenza. E personaggio emblematico in quanto cartina di tornasole di un perverso sistema di informazione che fa leva sui peggiori istinti umani. In questo senso 'Lo sciacallo' potrebbe essere considerato un'ennesima satira del mondo dei mass media, ma Gilroy dimostra indubbia originalità, accentuando i toni plumbei e giocando il protagonista su un ambiguo registro psicotico che ne fa l'evidente frutto di una cultura malsana: basta vederlo mentre ripete a memoria come una litania i motti «fai da te» per riuscire nella vita. (...) Dieci chili in meno, una sovraeccitazione da vampiro affamato di sangue, gli occhi chiari dilatati in una veglia senza requie e spalancati con indifferenza sul male, Jake Gyllenhaal incarna questo perfetto eroe del nostro decadente tempo in una scarnificata, ascetica interpretazione che ha buone probabilità di assicurargli una candidatura all'Oscar." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 13 novembre 2014)

"Signori e signore, se di commedie ne avete - comprensibilmente - gli sbadigli pieni, se 'II giovane favoloso' l'avete già visto (o non fa per voi), ecco 'Lo sciacallo - Nightcrawler', il thriller con la testa che mancava da tempo in sala. Già in cartellone all'ultimo festival di Roma, dirige Dan Gilroy, lo sceneggiatore di 'The Bourne Legacy' all'esordio alla regia. Per non sbagliare, gioca in casa: il produttore è il fratello Tony (regista di 'Michael Clayton', 'The Bourne Legacy'), l'altro fratello John cura il montaggio, Rene Russo è sua moglie. A questo punto mancava solo il 'figliodiputtana' giusto per dare anima predatoria e corpo famelico a Lou: Jake Gyllenhaal, protagonista di una prova eccellente, buona per la storia del cinema quanto per il DSM, il manuale dei disturbi mentali. Che schifo sia il lavoro oggi è conoscenza diffusa, ma il surplus de 'Lo sciacallo' è mettere il tristo soggetto in una cornice thriller: ecco, questo film è come 'Due giorni, una notte' dei Dardenne, la via crucis della precaria Marion Cotillard, con adrenalina metropolitana, sangue e avidità per bonus. Davvero niente male, e se avete gradito 'Drive', se credete che la giungla è sempre d'asfalto e amate i crossover tra 'II quinto potere' e 'Il giustiziere della notte' vi soddisferà appieno, lasciandovi pure dei residui in zona cerebrale: il fine giustifica i mezzi, ovvero, per assicurarsi lo scoop è lecito manomettere van, omettere il soccorso, occultare informazioni alla polizia ed estorcere sesso? (...) Cosi è la vita, e se questo 'Sciacallo' dà una nuova e corrosiva mano di vernice al mito del self-made man, procede però a una divaricazione definitiva del sogno americano: l''happy end' del singolo non è più quello della società. In altre parole, 'mors tua vita mea'." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 13 novembre 2014)

"Piacerà certamente a coloro (noi compresi) che da un quarto di secolo si aspettavano un altro 'Taxi Driver' una rappresentazione cupa e angosciosa della solitudine nella grande città. Anche se il tassista di Robert De Niro (e Martin Scorsese) era un solitario affamato di rapporti umani che sembrano sempre respingerlo. Il Louis di Jake Gyllenhaal è un nipotino del Driver che rapporti non ne ha. I suoi giorni anzi le sue notti sono scandite dai segnali del suo scanner (le pulsioni sessuali che roba sono?). De Niro aveva a che fare con una realtà che lo attraeva o lo respingeva (e il nodo della solitudine riusciva a sputarlo fuori quando non lo respingeva più). Louis non affronta una realtà, ma è solo lo strumento di una rappresentazione della realtà che si usa e si getta. La sua umanità non è superiore a quella del suo scanner. Certo, Dan Gilroy non è Martin Scorsese. Non ha il suo respiro ampio, la capacità di immergersi nel dramma metropolitano. Comunque sa dirigere. I ritmi sono più che buoni, le occasioni di noia molto rare. E sa scrivere. Come è rifinito bene, antropologicamente, il suo Louis (ma dove è andato a scuola? A sentirlo parlare sembra che il suo linguaggio base si sia formato su internet)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 13 novembre 2014)

"Jake Gyllenhaal, ottimamente diretto da Dan Gilroy (che è anche autore di una sceneggiatura senza sbavature), è semplicemente strepitoso nel rendere il suo Lou, occhi spalancati, un individuo amorale, asociale, complesso, privo di emozioni, vampiro assetato delle disgrazie altrui: in una parola, lo «sciacallo». Eppure, il film non punta a giudicarlo, facile e inutile scorciatoia. E', semmai, volutamente specchio riflesso di una parte della società (e non solo dell'informazione) che ha perso ogni senso della misura, ogni etica, e che qui viene ritratta attraverso il cinismo di un certo modo (per fortuna, limitato) di fare giornalismo. Sull'altare dello share, si manipola, si calpesta, si inventano falsi sensazionalismi. Un male universale del quale, purtroppo, anche l'Italia, pur in minima parte, non può dire di essere esente." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 13 novembre 2014)

"La prova dell'attore è virtuosistica ma se il suo modello è il Travis Bickle di De Niro in 'Taxi Driver' manca l'ispirata follia di Scorsese." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 25 ottobre 2014)

"II tema non è nuovo, il potere manipolatorio dei media e il senso del pubblico per il sangue sono stati oggetto di commedie e drammi, satire e parodie sul grande schermo. Ma Gyllenhall dà un volto convincente a questa sete di disgrazie che, per quanto continui a essere denunciato, non ha mai fine. Ne emerge allora l'amarezza del regista per un sogno americano cambiato di segno: se il cinema statunitense ha spesso celebrato l'uomo della strada che usa il proprio ingegno per farcela, "Lo sciacallo" prende atto che il famoso self made man può essere anche un 'mostro' in un paese che ha perso valori e umanità." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 16 ottobre 2014)