Wolfman

The Wolfman

1/5
4 anni di attesa per il remake apocrifo de L'uomo lupo: rattoppato, senz'anima e con Del Toro ai minimi storici

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GRAN BRETAGNA 2009
Dopo la scomparsa di suo fratello, il giovane Lawrence Talbot, che alla morte di sua madre si era allontanato da casa, torna nella proprietà di famiglia a Blackmoor per assistere il padre nelle ricerche dello scomparso. Ad aiutare Lawrence nelle indagini interviene anche Gwen Conliffe, la fidanzata di suo fratello, di cui ben presto lui stesso si innamora. Nel frattempo, i villaggi vicini alla proprietà dei Talbot sono sconvolti dalla violenta e sanguinosa morte di alcuni abitanti, su cui sta investigando un detective di Scotland Yard. Con il procedere delle indagini Lawrence verrà a conoscenza di un'antica maledizione che colpisce alcune persone durante le notti di luna piena e di cui anche lui cadrà purtroppo vittima...
SCHEDA FILM

Regia: Joe Johnston

Attori: Benicio Del Toro - Lawrence Talbot, Anthony Hopkins - Sir John Talbot, Emily Blunt - Gwen Conliffe, Hugo Weaving - Detective Aberline, Geraldine Chaplin - Maleva, Art Malik - Singh, Simon Merrells - Ben Talbot, Gemma Whelan - Cameriera di Gwen, Roger Frost - Reverendo Fisk, Olga Fedori - Figlia di Maleva, David Sterne - Kirk, David Schofield - Nye, Michael Cronin - Dottor Lloyd, Nicholas Day - Colonnello Montford, Cristina Contes - Solana Talbot, Mario Marin-Borquez - Lawrence ragazzo, Asa Butterfield - Ben ragazzo, Rob Dixon - Strickland

Soggetto: Curt Siodmak - sceneggiatura del 1941

Sceneggiatura: Andrew Kevin Walker, David Self

Fotografia: Shelly Johnson

Musiche: Danny Elfman

Montaggio: Dennis Virkler, Walter Murch

Scenografia: Rick Heinrichs

Arredamento: John Bush

Costumi: Milena Canonero

Effetti: Rick Baker - effetti di trucco, Dave Elsey - creatura, Lou Elsey, Steve Begg, Centroid Motion Capture, The Moving Picture Company, Lidar Services, Double Negative

Altri titoli:

The Wolf Man

Durata: 125

Colore: C

Genere: HORROR

Specifiche tecniche: PANAVISION PANAFLEX MILLENNIUM XL, SUPER 35 STAMPT A 35 MM (1:1.85)

Produzione: BENICIO DEL TORO, SEAN DANIEL, SCOTT STUBER, RICK YORN PER STUBER PRODUCTIONS, RELATIVITY MEDIA

Distribuzione: UNIVERSAL (2010) - DVD E BLU-RAY: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ENTERTAINMENT (2010)

Data uscita: 2010-02-19

TRAILER
NOTE
- OSCAR 2011 A RICK BAKER E DAVE ELSEY PER IL MIGLIOR TRUCCO.
CRITICA
"Gli aspiranti storici del cinema vi diranno che il mostruoso eroe di 'L'uomo lupo' film di George Waggner del 1940 è stato il primo licantropo della storia del cinema. Non è vero. La primogenitura tocca al werewolf del 'Segreto del Tibet', uscito quattro anni prima. Comunque l'horror del '40 ha parecchi motivi per dettar legge. (...) Piacerà agli amatori del'horror che ritroveranno il vecchio canovaccio per più sontuoso, più sanguinoso e truculento, più ricco (molto più ricco) di pugni nel bassissimo ventre. La produzione ha collocato lil remake in uno scenario che ricorda quello dei 'Twilight' . Con la differenza che nei 'Twilight' le orripilanze sono rare e diluite nella narrazione, qui sono tante, e talmente offerte a piene mani da costringere in America a far circolare il film con il marchio R (praticamente una proibizione ai minori). Cosa che per un horror di serie A prodotto da una major non accadeva da molto tempo. Ma soprattutto 'Wolfman' è il grande veicolo per Benicio Del Toro, un attore che è tra i peggiori del mondo quando lo costringono a recitare come fosse il poster di Che Guevara. Ma è tra i migliori quando gli toccano i personaggi di perseguitati dal destino (da 'Ventuno grammi' a 'Babel' )". (Giorgio Carbone,'Libero', 19 febbraio 2010)

"Scavalcando le escursioni moderne di Roger Corman, John Landis e Joe Dante (autori dei miliari 'I Was a Teen Ager Werewolf', 'Un lupo mannaro americano a Londra'; 'L'Ululato'), 'The Wolfman' si colloca in una via di mezzo che sta tra le brume colorate, barocche dell'inglese Hammer rivista da Tim Burton in 'Sleepy Hollow' e quelle bianco/nero minimaliste della Universal anni 30/40. Riconoscendo già nei credits il debito con il tedesco Curt Siodrnak, autore della sceneggiatura del magnifico (e originale) 'The Wolf Man' (Universal, 1941) il regista Joe Johnston imposta questa nuova avventura del più tragico dei mostri classici hollywoodiani in uno spazio privo di autoreferenzialità e di ironia. 'The Wolflman' non è un film ammiccante ed è fortunatamente privo dell'abominevole, incorporea, volgarissima pirotecnica visiva di un Van Helsing. Come già in the 'Rocketeer', 'Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi' Johnston (che sul set ha rimpiazzato Mark Romaneck a riprese già avviate) conferma infatti il suo rispetto per il genere fatto in maniera old fashioned. Sono assenti però la sensualità un po' torbida e il tocco soap che giovano così tanto al 'Twilight'." (Giulia D'annolo Vallan, 'Il Manifesto', 19 febbraio 2010)

"'Wolfman', remake di 'Wolf Man' di George Waggner (1941), avrebbe bisogno di Mr. Wolf di 'Pulp Fiction' per risolvere i suoi numerosi problemi. Il film dell'artigiano Joe Johnston, sostituto del primo regista Mark Romanek a un mese dall'inizio delle riprese, perde il pelo e pure il vizio rispetto al classicone con Lon Chaney Jr. (...) I riferimenti all'Olocausto (la stella a cinque punte come marchio infame) e la xenofobia dell'originale lasciano il posto al duello padre-figlio già visto nell''Hulk' di Ang Lee. Funzionano i costumi (la nostra Canonero), le scenografie e un Hopkins gigione. Pessimo Del Toro, anche produttore, nel suo primo blockbuster da star (già cane prima di trasformarsi in lupo) e raffazzonato il trucco del maestro Rick Baker (sei Oscar). Mortificante la trasformazione in diretta di Wolfman ripensando a cosa fece Baker in 'Un lupo mannaro americano a Londra' (1981) di Landis con un budget 20 volte inferiore. Possibile che un perfezionista come lui, cresciuto nel mito del make up artist dell'originale Jack Pierce, non sia riuscito a superarsi con mezzi infinitamente superiori? Insomma, una luna piena di difetti." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 19 febbraio 2010)

"La leggenda del lupo mannaro affonda nella notte dei tempi, esiste nelle più antiche mitologie occidentali e orientali; e sebbene, già nell'antica Roma, si fosse interpretata la licantropia come malattia della psiche, la suggestione del «magari esiste veramente» è dura a morire. Insomma il lupo mannaro fa parte del nostro immaginario , il che ci porta a essere naturalmente ben predisposti verso un film come 'Wolfman', rifacimento di un apprezzato film del 1941 con Loa Chaney. Tra l'altro questa versione diretta da Joe Johnston non è priva di qualità: buoni attori, una classica atmosfera gotica da Inghilterra fine 800, la fotografia al chiaro di luna di Shelly Johnson e la colonna sonora sempre infallibile di Danny Elfman; mentre la trasmutazione a vista in lupo è garantita dal mago del trucco Rick Baker. A non essere granché è la sceneggiatura, ma per chi ama il genere il film merita la visita. Sir Anthony Hopkins parrebbe padre improbabile del tormentato Benicio del Toro, ma si è provveduto a fare della defunta madre una creola e Hopkins è attore tale che può fare ciò che vuole." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 19 febbraio 2010)