Il miglio verde

The Green Mile

USA 1999
E' il racconto che Paul Edgecomb fa all'amica Elaine Connelly in una casa di riposo. Sono passati circa sessanta anni da quando lavorava come capo delle guardie del braccio della morte nel penitenziario di Could Mountain. Durante la grande depressione, nel carcere del sud degli Usa, Edgecomb si occupava di quattro assassini che attendevano di compiere la loro ultima passeggiata lungo il 'Miglio verde', il corridoio rivestito di linoleum verde che li avrebbe condotti nella stanza della sedia elettrica. Fra questi c'era anche John Coffrey, un ragazzone nero condannato per l'omicidio di due gemelline di nove anni. Nonostante avesse le dimensioni e la forza per uccidere chiunque, Coffrey aveva un carattere semplice e ingenuo: era davvero lui il colpevole? TRAMA LUNGA Louisiana, 1935. Paul Edgecomb, agente di custodia, sovrintende al braccio della morte nel penitenziario di Cold Mountain. Lui, l'agente Brutus, suo migliore amico, e altri colleghi tra cui Percy, sadico e molto raccomandato, hanno il compito di sorvegliare i detenuti condannati alla pena capitale e di accompagnarli il giorno dell'esecuzione lungo quell'ultimo corridoio chiamato appunto il 'miglio verde' per il colore del linoleum. Tra i condannati c'è John Coffey, un omone di colore alto più di due metri giudicato colpevole dell'omicidio di due bambine. Ma, in contrasto con l'aspetto imponente e minaccioso, John è invece mite e gentile con tutti, perfino ingenuo e in balia di una infantile paura del buio. E soprattutto dopo qualche tempo Paul verifica di persona che John ha un'altra qualità importante: riesce a far uscire, risucchiandolo, il dolore dalle persone. Mentre alcune esecuzioni vanno avanti e Percy ne approfitta per realizzare ignobili azioni violente, Paul comincia ad interrogarsi sulla reale colpevolezza di John. Si prende poi la responsabilità di farlo uscire per condurlo a casa di Melinda, moglie del direttore del carcere, gravemente malata. Melinda guarisce, Jonh torna in carcere, aggredisce Percy e gli trasmette energia negativa. Percy a sua volta uccide il detenuto William e rimane istupidito. Ma ormai gli indizi per Paul erano chiari: William era l'assasino delle bambine, John è innocente ma non vuole cambiamenti. Dopo aver guardato un film della coppia Astaire/Rogers, si avvia alla sedia elettrica e viene giustiziato. Sessant'anni dopo, Paul, ospite in una casa di riposo, sta raccontando questi fatti ad un'amica. Con la stessa commozione di allora.
SCHEDA FILM

Regia: Frank Darabont

Attori: Tom Hanks - Paul Edgecomb, Gary Sinise - Burt Hammersmith, Michael Jeter - Eduard Delacroix, Sam Rockwell - William Wharton, Barry Pepper - Dead Stanton, Jeffrey DeMunn - Harry Terwilliger, Patricia Clarkson - Melinda, Harry Dean Stanton - Toot Toot, William Sadler - Klaus Detterick, Eve Brent - Elaine, David Morse - Brutus Howell, Doug Hutchison - Percy Wetmore, Scotty Leavenworth - Figlio di Hammersmith, Graham Greene (II) - Arlen Bitterbuck, James Cromwell - Hal Moores, Bonnie Hunt - Jan, Dabbs Greer - Paul Edgecomb anziano, Michael Clarke Duncan - John Coffey

Soggetto: Stephen King - romanzo

Sceneggiatura: Frank Darabont

Fotografia: David Tattersall

Musiche: Thomas Newman

Montaggio: Richard Francis-Bruce

Scenografia: Terence Marsh

Costumi: Karyn Wagner

Effetti: Charles Gibson, Jason Gustafson

Durata: 192

Colore: C

Genere: METAFORA

Tratto da: romanzo omonimo di Stephen King

Produzione: DAVID VALDES, FRANK DARABONT - CASTLE ROCK ENTERTAINMENT - WARNER BROS

Distribuzione: UIP - UNIVERSAL PICTURES VIDEO (2000) - WARNER HOME VIDEO, DVD: WARNER HOME VIDEO (2008)

NOTE
- FRA GLI ALTRI COLLABORATORI I PREMI OSCAR PER GLI EFFETTI VISIVI CHARLES GIBSON E QUELLO PER IL MIXAGGIO DEL SUONO WILLIE BURTON.

- 4 NOMINATIONS ALL'OSCAR 2000 COME: MIGLIOR FILM, MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (MICHAEL CLARKE DUNCANE), MIGLIOR ADATTAMENTO (FRANK DARABONT) E MIGLIOR SONORO.
CRITICA
"Preparatevi ad un bagno di lacrime: con atmosfere claustrofobiche, colori vividi prima e cupi durante, a scandire il ritmo narrativo. Darabont vi trasporterà in un mondo in cui nulla è come sembra e in cui l'unico vero inferno è quello creato dall'uomo. Senza alcun finale consolatorio (...) Le immagini suggestive, a volte brutali, sono una chiara dichiarazione di guerra nei confronti della pena di morte, tanto più incisiva nel caso in cui lo strumento di agonia è una sedia elettrica degna del miglior incubo kingiano. Il film non aggiunge nulla al testo originale di Stephen King, ha detto scandalizzata la critica americana. Non è chiaro perché dovrebbe farlo." (Marina Sanna, 'La Rivista del Cinematografo', marzo 2000)