San Michele aveva un gallo

ITALIA 1972
Giulio Maineri, un anarchico internazionalista di origini borghesi, verso il 1870 guida un colpo di mano in una piccola città. L'impresa fallisce perché immatura e mal preparata e il capo viene condannato a morte. Mutata la pena nell'ergastolo, Maineri riempie la sua cella di fantasie solitarie. Parlando con se stesso finge di trovarsi nel mezzo dei dibattiti politici e di assistere al trionfo della rivoluzione: così vince lo sgomento della segregazione e continua a sentirsi vivo. Passati dieci anni, durante il trasferimento in un'isola della Laguna incrocia una barca che porta in galera altri sovversivi e scambia con loro qualche parola. Quanto basta perché risaltino le differenze fra due modi di ribellarsi. Mentre Maineri è rimasto uno "spontaneista" che punta tutte le sue carte sull'immaginazione, i più giovani hanno sostituito la lotta paziente all'avventurismo. Per Maineri non c'è più posto, così preferisce annegarsi in Laguna.
SCHEDA FILM

Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani

Attori: Giulio Brogi - Giulio Manieri, Vittorio Fanfoni, Renato Scarpa, Lorenzo Piani, Samy Pavel, Marcello Di Martire, Virginia Ciuffini, Daniele Dublino - Il Carceriere, Sergio Serafini

Soggetto: Paolo Taviani, Vittorio Taviani

Sceneggiatura: Paolo Taviani, Vittorio Taviani

Fotografia: Mario Masini

Musiche: Benedetto Ghiglia

Montaggio: Roberto Perpignani

Scenografia: Gianni Sbarra

Costumi: Lina Nerli Taviani

Altri titoli:

St. Michael Had a Rooster

Saint Michel avait un coq

Durata: 87

Colore: C

Genere: DRAMMATICO POLITICO

Specifiche tecniche: NORMALE EASTMANCOLOR

Tratto da: novella "Il divino e l'umano" di Lev Tolstoj

Produzione: GIULIANI G. DE NEGRI PER AGER FILM E RAI TV

Distribuzione: ARCI (1976)

NOTE
- GIRATO NEGLI STABILIMENTI DE PAOLIS. ESTERNI NELLA LAGUNA VENETA.

- PRESENTATO A CANNES ALLA "QUINZAINE DES REALISATEURS" 1972 E ALLE "GIORNATE DI CINEMA" DI VENEZIA 1973.

- IN PROGRAMMAZIONE ALLA XIII EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2018), NELLA SEZIONE 'OMAGGI E RESTAURI'.
CRITICA
"E' lo smarrimento di un rivoluzionario solitario. Il suo lucido, ma ormai sorpassato ideale di cambiamento è sconfessato anche dai nuovi rivoluzionari che hanno un'altra strategia politica e un'altra prospettiva. Il dramma della sopravvivenza alle torture psicologiche, fisiche e morali, il protagonista lo supera perché vive con profonda ricchezza interiore il suo progetto. E' l'impatto con la storia, con la concretezza, con l'evoluzione del pensiero e delle prospettive che lo stronca. E' l'incontro con coloro che dovrebbero condividere e proseguire i suoi progetti, che lo delude. Perciò, quando s'avvede che non serve più, si lascia scivolare nel mare; nel niente, con sfiducia: è sorpassato, inutile, astorico. E' la parabola dell'intellettuale che manca di un vero contatto con la realtà e con le masse; che si consuma in sogno che non regge a contatto col sociale. E' una rilettura degli anni dopo il '68 in chiave politica e critica. Indubbiamente si tratta di un'opera singolare, molto costruita forse, anche sconcertante, ma intelligente e suggestiva." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 84, 1978)