A Natale sono tutti più buoni, tranne i distributori americani. Negli USA, la settimana natalizia (durante la quale ogni famiglia va al cinema almeno una volta) rappresenta il ring più spietato, perché è sia il periodo in cui le major calano il jolly, sia l’ultima possibilità di far debuttare gli Oscarable movies in tempo utile per le nomination. Ecco i sei titoli destinati a darsi battaglia a partire dal 25 dicembre nelle sale statunitensi (e nelle nostre a gennaio): due biopic (il dramedy Joy, sull’ex casalinga e imprenditrice di successo Joy Mangano, e il thriller sportivo Concussion (in Italia a marzo con il titolo Zona d'ombra), dedicato alla causa del dottor Bennet Omalu contro la NFL), due western d’autore (da una parte la struttura teatrale di The Hateful Eight, dall’altra The Revenant, kolossal estremo basato su una storia vera), una commedia (Daddy’s Home) e un remake ad alto rischio (Point Break). Pellicole stilisticamente assai diverse fra loro (a cui si unisce l’ultimo documentario di Michael Moore, che uscirà solamente a New York e Los Angeles il 23 dicembre, per poter concorrere agli Oscar, poi dal 12 febbraio nel resto degli States), ma accomunate da un pericolosissimo avversario: Star Wars: Il risveglio della Forza, che potrebbe dominare ininterrottamente i botteghini mondiali da metà dicembre a metà gennaio.

Star Wars: Il risveglio della forza
Star Wars: Il risveglio della forza
Star Wars: Il risveglio della forza
Star Wars: Il risveglio della forza

WHERE TO INVADE NEXT

Sei anni dopo Capitalism: A Love Story torna Michael Moore, più polemico che mai. Il documentario mette a confronto il presunto sogno americano e lo stile di vita dei paesi europei (Italia inclusa), ma la Motion Pictures Assiociation of America gli ha tagliato le gambe in partenza, vietandolo ai minori non accompagnati (era già successo a Roger and Me e Fahrenheit 9/11). Le scene incriminate: il letale pestaggio subito da Eric Garner, la depenalizzazione dei narcotici in Portogallo, le parolacce degli islandesi e i tedeschi che fanno la sauna nudi. La reazione del regista non si è fatta attendere: “Nessun taglio! Agli adolescenti d’America dico: sapete cosa fare e sapete come entrare in sala”.

Where to Invade Next

CONCUSSION

Da alcuni anni Hollywood ha trovato una nuova miniera a cui attingere per i soggetti dei biopic: le inchieste giornalistiche. In questo dramma sportivo a tinte thriller (prodotto da Ridley Scott), tutto è partito da Game Brain, un articolo pubblicato nel settembre 2009 sul mensile GQ, in cui Jeanne Marie Laskas raccontava di come il neuropatologo nigeriano Bennet Omalu avesse scoperto la CTE (encefalopatia cronica traumatica, malattia degenerativa cerebrale causata da ripetuti colpi alla testa) e accusato la National Football League di non preservare a sufficienza la salute dei propri giocatori. Scrive e dirige Peter Landesman (Parkland), mentre il coraggioso medico ha il volto di Will Smith.

Concussion

JOY

Il regista David O. Russell chiama per la terza volta il suo dream team (Jennifer Lawrence, Robert De Niro e Bradley Cooper, a cui si unisce Elisabeth Röhm, già vista in American Hustle) per raccontare la storia di Joy Mangano, agguerrita madre single che, all’inizio degli anni novanta, costruì un impero grazie all’invenzione del “mocio” lavapavimenti e alle televendite. Questo film dalla forte componente femminile (Virginia Madsen, Diane Ladd e Isabella Rossellini interpretano rispettivamente mamma, nonna e “matrigna” di Joy) porta anche il marchio di Annie Mumolo (Le amiche della sposa), che produce insieme alla potentissima Megan Ellison e firma il soggetto in coppia con lo stesso Russell.

Joy

POINT BREAK

Girare un remake senza rischi è possibile, basta rispettare una semplice regola: mai rifare i cult. Invece il direttore della fotografia Ericson Core ha deciso di giocarsi tutto alla sua seconda regia cinematografica, sfidando la regina dell’action Kathryn Bigelow. Gerard Butler, candidato n°1 al ruolo di Bodhi (qui riconvertito a moderno Robin Hood), non se l’è sentita di affrontare il fantasma di Patrick Swayze, lasciando così il posto a Édgar Ramírez. I nuovi Johnny Utah e Angelo Pappas hanno i volti di Luke Bracey e Ray Winstone, mentre la bella surfista (Teresa Palmer) che farà perdere la testa al primo non si chiama più Tyler, ma Samsara. Occhio, anzi orecchio alle musiche di Junkie XL.

Point Break
Point Break
Point Break
Point Break

THE HATEFUL EIGHT

Come sfondo per il suo secondo western Quentin Tarantino sceglie il Wyoming invernale (anche se il film è stato girato in Colorado) e orchestra un sanguinoso rendez-vous fra otto sconosciuti rimasti bloccati dalla neve in un rifugio: due cacciatori di taglie (Samuel L. Jackson e Kurt Russell), la prigioniera del secondo (Jennifer Jason Leigh), il nuovo sceriffo appena arrivato (Walton Goggins), il custode del posto (Demián Bichir), un boia (Tim Roth), un cowboy (Michael Madsen) e un vecchio generale (Bruce Dern). Ciliegina cinefila sulla torta, la presenza del maestro Ennio Morricone, che torna a comporre la colonna (candidata al Golden Globe) di un western a quarant’anni di distanza da Un genio, due compari, un pollo.

The Hateful Eight

THE REVENANT

Nessuno pensava che Alejandro González Iñárritu, abituato a lavorare con budget medio-bassi (il suo film più caro sino a oggi, Babel, era costato 25 milioni di dollari) ne avrebbe mai sforato uno di 60, facendolo schizzare a 135. Ma nella corsa al box office, nonostante la presenza di  Leonardo Di Caprio e Tom Hardy (nei rispettivi panni del leggendario trapper Hugh Glass, sopravvissuto miracolosamente all’attacco di un’orsa, e del traditore John Fitzgerald, che lo abbandonò credendolo spacciato) questo vendicativo kolossal western, girato fra Canada (con temperature scese a -30°) e Argentina, parte con un masso al piede: il divieto ai minori non accompagnati per scene reputate troppo cruente.

Revenant

DADDY’S HOME

Se sino a oggi il mite Brad Taggart (Will Ferrell) ha fatto il possibile per conquistare i figli della moglie Sarah (Linda Cardellini), d’ora in avanti dovrà puntare all’impossibile perché è tornato a casa il vero padre dei ragazzi: Dusty Mayron (Mark Wahlberg), motociclista supercool con tutte le carte in regola per ammaliare i pargoli. Dopo aver combattuto insieme il crimine ne I poliziotti di riserva, in questa commedia Ferrell e Wahlberg si fanno la guerra per stabilire chi sia il miglior papà del mondo. Il duro mondo dei confronti genitoriali evidentemente piace al regista Sean Anders che sta già girando la controparte dedicata alla competizione fra madri: Mean Moms con Jennifer Aniston.

Daddy's Home