SWINGERS

SWINGERS

USA 1996
Cinque ventenni americani di oggi sono alle prese con i problemi della ricerca del cosiddetto amore vero. Mike è un attore in crisi che ha appena lasciato la donna della sua vita alla ricerca del successo ad Hollywood. Dopo alcuni mesi, Mike però è ancora incollato alla segreteria telefonica, ripensa al passato, e aspetta notizie dalla sua ragazza. Gli amici Trent, Rob, Sue, e Charles sono stanchi di vederlo sempre imbronciato e decidono di fare qualcosa per smuoverlo. Trent fa da guida a Mike nel mondo dei single. Vanno a Las Vegas, perdono tutti i soldi, tornano a Los Angeles, girano da un locale all'altro attraverso feste, party, riunioni con discussioni interminabili sul cinema, l'attore, le donne. Forse dal confronto con gli altri potrà nascere qualche chiarezza per il futuro.
SCHEDA FILM

Regia: Doug Liman

Attori: Brooke Langton - Nikki, Alex Désert - Charles, Heather Graham - Lorraine, Patrick Van Horn - Sue, Ron Livingston - Rob, Jon Favreau - Mike, Vince Vaughn - Trent, Deena Martin - Christy, Katherine Kendall - Lisa

Soggetto: Jon Favreau

Sceneggiatura: Jon Favreau

Fotografia: Doug Liman

Musiche: Justin Reinhardt

Montaggio: Stephen Mirrione

Scenografia: Brad Halvorson

Durata: 96

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: MIRAMAX INTERNATIONAL - INDEPENDENT PICTURES - ALFRED SHAY COMPANY

Distribuzione: CECCHI GORI - MEDUSA VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO LUGLIO 1997
CRITICA
"Psicologicamente 'Swingers è un film on the road, che sembra improvvisato, che passa di bar in bar, di festa in festa, da una segreteria telefonica all'altra, con ottime e abbondanti citazioni dell'amato Tarantino. Svela, tra battute spiritose, un universo di disperazione che rimane tra parentesi ma evidente nel contesto romantico brillante della storia. (…) 'Swingers' ha la fortuna di essere gestito da un clan di giovani sintonizzati bravi, contagiosi, diversi dai soliti: Jon Favreau, che ha scritto il film, è il perdente nato, mentre il lanciato Vince Vaughn, che vedrete anche alle prese con i dinosauri di Spielberg, si tiene il ruolo del bello fortunato. Ma è il coro che conta: una serie di volti anonimi ma in cui mescola l'aria del tempo, la profonda fatuità dell'ambiente, la tristezza del single nel loft che abusa dell'aggettivo 'mitico'. Girato con una cinepresa super leggera, il film è svelto, ritmato come una chiacchierata dopo cena, un 'metti una sera al videogioco' tra giovani carini, disoccupati e squattrinati. E 'Swingers' cosa vuol dire? Persone alla moda, che corrono la cavallina o vanno in giro per locali alla moda". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 23 agosto 1997)

"Scritto e interpretato da Jon Favreau, all'insegna di un tenero autobiografismo, il film può essere apprezzato anche da chi non conosce i locali prediletti della cosiddetta 'cocktail generation' losangelina. Le canzoni di Sinatra e Dean Martin fanno da amabile contrappunto rétro alle disavventure sentimentali di Mike, un comico newyorkese sbarcato a Hollywood per dimenticare la ragazza che lo mollò su due piedi. Partendo da un'osservazione acuta della realtà che li circonda, Liman e Favreau colgono tic, mode e fissazioni di quella società scalcinata che gravita attorno al mondo dello spettacolo. (…) Girato a basso costo, utilizzando una cinepresa superleggera, Swingers rovista nell'ambiente degli attori squattrinati con l'aria di "rubare" dalla vita battute e sketch. Ma dietro la naturalezza esibita dagli interpreti c'è un copione rifinito fino all'ultima virgola". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 21 agosto 1997)

"Simpatica commediola generazionale, costruita con i prevedibili elementi della 'povertà' produttiva indipendente ma con una dose di simpatia e di ironia superiore alla media. (...) Niente di particolarmente nuovo, ma raccontato con una leggerezza disincantata che non si prende molto sul serio e un'autoironia (protagonista e amici vivono tutti intorno al mondo del cinema) aspiranti destinati probabilmente a restare tali per molto tempo) che permette di 'rileggere' con il giusto distacco le inevitabili citazioni da Tarantino e Scorsese. Per poi chiudere la storia con la scena forse più divertente di tutto il film, rassicurante per lo spettatore e irrisoria per il personaggio più sbruffone della compagnia". (Paolo Mereghetti, 'Sette', 25 settembre 1997)