Inside Out

4/5
Non sarà Up, ma nemmeno è down: il ritorno sulla buona strada della Pixar, con la regia di Pete Docter

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USA 2015
Crescere può essere faticoso e così succede anche a Riley, che viene sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire il padre, trasferito per lavoro a San Francisco. Come tutti noi Riley è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Paura, Collera, Disgusto e Tristezza. Le emozioni vivono nel centro di controllo che si trova all'interno della sua mente e da lì la guidano nella sua vita quotidiana. Mentre Riley e le sue emozioni cercano di adattarsi alla nuova vita a San Francisco, il centro di controllo è in subbuglio. Gioia, l'emozione principale di Riley, cerca di vedere il lato positivo delle cose ma le altre emozioni non sono d'accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola.
SCHEDA FILM

Regia: Pete Docter, Ronnie Del Carmen - co-regia

Soggetto: Pete Docter, Ronnie Del Carmen

Sceneggiatura: Pete Docter, Meg LeFauve, Josh Cooley

Musiche: Michael Giacchino

Scenografia: Ralph Eggleston

Effetti: Gary Bruins

Altri titoli:

Alles steht Kopf

Del revés

Vice-versa

Durata: 94

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE

Produzione: PIXAR ANIMATION STUDIOS

Distribuzione: THE WALT DISNEY COMPANY ITALIA

Data uscita: 2015-09-16

TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: JOHN LASSETER E ANDREW STANTON.

- VOCI DELLA VERSIONEORIGINALE: AMY POEHLER (GIOIA), MINDY KALING (DISGUSTO), BILL HADER (PAURA), LEWIS BLACK (RABBIA), PHYLLIS SMITH (TRISTEZZA), DIANE LANE (MAMMA), KYLE MACLACHLAN (PAPÀ), KAITLYN DIAS (RILEY), FRANK OZ (GUARDIA DEL SUBCONSCIO DAVE), RICHARD KIND (BING BONG).

- FUORI CONCORSO AL 68. FESTIVAL DI CANNES (2015).

- GOLDEN GLOBE 2016 COME MIGLIOR FILM ANIMATO.

- OSCAR 2016 COME MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE. ERA CANDIDATO ANCHE PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE.

- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2016 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Addio Freud, bye bye dottor Jung, dite addio a psicofarmaci, lettino dello psicanalista, terapie di gruppo, mappe elaborate dai neurologi. È tutto superato, contorto, inutilmente complicato. Per capire come funziona la nostra mente bastano cinque pupazzetti colorati e iperespressivi. Cinque figurine che rappresentano le nostre emozioni fondamentali, Gioia, Paura, Tristezza, Rabbia, Disgusto, e ci introducono ai misteri della psiche di una bambina che cresce, come tutti, contesa fra queste cinque violente emozioni. Anzi cresce proprio grazie a loro, che discutendo e talvolta lottando le permettono di capire il mondo, di adattarsi o ribellarsi, di fare nuove scoperte e riutilizzare vecchie esperienze. E intanto modellano una personalità unica e inconfondibile. Il bello è che questa intuizione fondamentale non viene da qualche laboratorio ma dai cervelli effervescenti della Pixar. Che essendo abituati a rendere credibile l'incredibile, e chiaro e luminoso ciò che sembra oscuro e difficile, hanno dato vita a questo film destinato davvero a cambiare il modo in cui guardiamo al funzionamento delle nostre menti, cercando immagini e metafore che difficilmente risulteranno comunicative e divertenti come quelle create da Pete Docter e Ronnie Del Carmen, registi del movimentatissimo e esilarante 'Inside Out'. Esageriamo? Solo un po': perfino Variety si chiede se non sia il miglior film in assoluto tra quelli della Pixar. Proprio perché lascia tracce indelebili nel nostro modo di rappresentarci processi complessi e sicuramente poco familiari alla massa degli spettatori. (...) Il miglior film Pixar in assoluto, forse no. Ma il più potente dai tempi di 'Up', senz'altro." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 settembre 2015)

"«Inside out», non a caso definito «uno dei più bei titoli della Pixar» dal maggiore esperto italiano d'animazione Marcello Garofalo, è un capolavoro di ridotte quanto armoniche proporzioni, in realtà assai complesso, ma godibile a livello di bambino e adulto nonché basato su un'idea tanto forte e ardita da essere capace di sorprendere il geniale team degli autori allo stesso modo e nello stesso tempo in cui sorprenderà milioni di spettatori. In particolare Pete Docter, consolidato talento della factory di John Lasseter, si è ispirato per il suo esordio registico al passaggio tra infanzia e adolescenza della figlia, riuscendo nell'affatto scontata impresa di ambientare la trama pressoché interamente nella testa dell'undicenne Riley in procinto di cadere in balia dell'instabilità umorale connaturata all'età difficile. Se le emozioni restano le fondamenta del grattacielo cinematografico hollywoodiano, è in fondo logico che alle stesse vengano una buona volta consegnati ruoli in qualche modo realistici (...) un universo autonomo, caustico e un pizzico moralistico, imperniato sul quel sofisticato blend avventuroso/fantastico che da Alice e le sue meraviglie discende fino a Disney e Disneyland, il cinema musical, horror e thrilling, l'innovatore Spielberg e naturalmente «Toy Story» capostipite della casa fondata nell'85 da Lasseter. Sfidando infine l'acribia degli esperti del ramo, anche l'animazione, i colori e il design ci sembrano all'altezza della posta in palio, di fatto assai delicata perché stavolta a interagire con l'eroina Pixar sono chiamati personaggi dalla struttura per cause mutevole, imprevedibile e astratta." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 settembre 2015)

"Tra gli autori della Pixar, Pete Docter è quello considerato dai colleghi il più bravo «con le emozioni». Il che lo rende per definizione il regista perfetto per 'Inside Out' (...). Ispirato al passaggio tra infanzia e adolescenza della figlia undicenne di Docter (che in 'Up' era una delle voci), 'Inside Out', è il più high concept dei film che la Pixar ha realizzato finora, e non solo perché è ambientato quasi interamente nella testa di una bambina. Tutti i cartoon Pixar sono basati su un'idea forte e molto chiara, ma questo è forse il primo che introduce un livello ulteriore di complessità e un eccesso di scrittura/esposizione che sembrano espressamente intesi per un pubblico adulto. (...) Tanto, tantissimo, forse troppo - è l'emozione dominante alla fine della proiezione di 'Inside Out'. L'impressione che l'incalzare dell'azione, il continuo alzare la posta (un'altra caratteristica dei film Pixar), siano qui più un affastellarsi d'idee, una sopra l'altra, che di scene veramente compiute, esplorate in tutto il loro potenziale, visivo e drammatico. Anche il disegno e l'animazione, nonostante momenti bellissimi e la scommessa (più Seuss che Disney) di affidare il carico del film a personaggi dalla forma quasi completamente astratta, sembrano meno curati, visionari del solito. Manca alle rocambolesche peripezie di Gioia e Tristezza la suspense sublime dei giocattoli che attraversano la strada in 'Toy Story 2', il cuore indimenticabile del robotino Wall-e, la magia fiabesca dei mondi sottomarini di 'Finding Nemo', la slapstick del boy scout che suona alla porta del vecchio signore di 'Up'. Quando Riley, più frustrata e infelice che mai (e mentre Gioia e Tristezza sono intrappolate nei vari cliffhanger della coloratissima gimcana mentale) decide di scappare di casa, il film assume addirittura un tono moralista: la fuga non è come quelle di Tom Sawyer, Huckleberry Finn o dei bambini di Peter Pan - voglia di scoprire il mondo- ma (ci mostra il collasso del mondo interiore della bimba) un tradimento della famiglia. Se, come hanno detto Lasseter e Docter, 'Inside Out', vuole descrivere i momenti difficili di un passaggio di età, l'happy ending finale non inganna nessuno: il verdetto di questo team di geni che ha fatto tesoro del rivendicare un'infanzia perenne rimane immutato: 'growing up sucks' crescere è orribile." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 17 settembre 2015)

"Non riuscendo più a suscitarle, il cinema contemporaneo che fa? Un film sulle emozioni: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, impersonificate e colorate come si conviene per grandi e piccini. Eppure, non tutto il male vien per nuocere, anzi: 'Inside Out' è il grande film Pixar che non vedevamo da tempo. Alla regia abbiamo quel Pete Docter cui si devono le cose migliori sfornate dalla società di John Lasseter negli ultimi anni: 'Up' (2009) e 'Monsters & Co.' (2001). Siamo ancora lontani da quegli eccelsi livelli, ma nel frattempo il mondo, dell'animazione e non, è drasticamente cambiato, la concorrenza amplificata, e per la controllata Disney (acquisizione nel 2006) ritrovare la strada buona è già un indiscutibile successo. (...) Inside Out crede - ancora - in una storia e una drammaturgia. (...) Pete Docter (...) qui ci ricorda che cosa distingue(sse) la Pixar dalla Disney: l'originalità creativa, la capacità d'invenzione e d'inventiva. Una facoltà autenticamente demiurgica, paragonabile solo a quella dello Studio Ghibli sull'altra sponda del Pacifico (...). Quanto il cinema mondiale abbia bisogno di una Pixar al livello che le compete, lo si attestò a Cannes qualche mese fa: applausi scroscianti, perfino liberatori, alla fine della proiezione stampa. (...) Siamo nei territori educational, perfino del tutorial, sebbene il film non risenta eccessivamente di queste didascalie e "spieghe": capiamo come agiscono le emozioni, ovvero, come ci comportiamo e come si comportano gli altri. Il film è stato preso sul serio: negli Usa psicologi e neuroscienziati dibattono sulla "verosimiglianza" del processo emotivo-cognitivo illustrato da Docter, e così per una volta immagine cinematografica e immaginario collettivo tornano a braccetto. (...) Un film, che tiene fede alla destinazione family: al moto centripeto dell'indagine (la penetrazione nei meandri e meccanismi cerebrali) corrisponde una forza centrifuga rassicurante, perché chi comanda è comunque la gioia e l'obiettivo ultimo è la tenuta della famiglia, il ritorno a casa. Un ritorno meta-testuale: Pixar is back, e speriamo che oltre a questi cinque tenga stretto il sesto elemento, la creatività. 'Inside Out' saprà ridarle la cara, vecchia dipendenza dall'invenzione?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 17 settembre 2015)

"Ci sono film che lasciano la sensazione meravigliata di aver riempito un vuoto. Dopo 'Inside Out' verrebbe quasi da chiedersi: come si potrà raccontare la vita di altri personaggi senza tener conto di come è stata trattata Riley, l'adolescente protagonista di questo film? Le reazioni, le scelte degli esseri umani, ci dicono quelli della Pixar, sono frutto di mediazioni tra diverse emozioni. Così, grazie alle loro magie, entriamo nella mente della ragazza e scopriamo al Centro di Controllo Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura, personaggi diversissimi e tutti fondamentali. (...) un lungo e strabiliante viaggio dentro l'anima, la coscienza, l'immaginazione di un essere umano. Pete Docter, regista del film (e co-ideatore e co-sceneggiatore in un'operazione che ha visto coinvolti centinaia di artisti e tecnici) nei cinque anni di lavoro lo ha immaginato come un enorme studio di animazione con tanti compartimenti diversi. C'è l'enorme magazzino in cui vengono conservate le esperienze sotto forma di palloni (di diverso colore a seconda dell'emozione che si portano dietro: il blu è, ovviamente, segno di malinconia). Poi, passando per pavimenti di cemento, binari e tubi di ogni grandezza, porte di metallo, si arriva dentro il 'pensiero astratto' dove i personaggi si trasformano da esseri tridimensionali a bidimensionali, prima di essere solo linee e segni (sarebbe piaciuto sia a Dalì che a Mirò). Ma dentro Riley ci sono anche le 'isole' che rappresentano aspetti importanti della sua personalità: quella dell'hockey, della famiglia (bisognerebbe fermare il fotogramma per andare a vedere i tanti simboli che la abitano) e anche quella, bellissima, della 'stupidera', che alimenta i momenti del divertimento più spontaneo. Ma 'Inside', dentro, c'è molto, molto altro: ci sono grandi spazi da attraversare, ci sono le paure profonde, e poi i baratri bui in cui vengono dimenticati (o rimossi) i ricordi. Mentre Gioia e Tristezza ci fanno visitare tutte queste meraviglie cercando di tornare al Centro di Controllo (con loro anche Bing Bong, il commovente amico immaginario di Riley), si continua a seguire l''Out' e la crisi della ragazza in attesa del finale. Grandioso questo film che riesce a essere profondo eppure popolare, arguto eppure semplice, divertente eppure commovente. Ed è fantastico come, in un prodotto cinematografico, possa respirarsi tanto vero, sincero amore per il meraviglioso e imperfetto genere umano." (Luca Raffaelli, 'La Repubblica', 17 settembre 2015)

"Entrare nella testa di un adolescente? Complimenti alla Pixar che ci è riuscita grazie a questo meraviglioso cartone che personifica il «di dentro» di una ragazzina, personificando le sue emozioni. (...) Le trovate sono numerose in un film indimenticabile." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 17 settembre 2015)