IL GIURATO

THE JUROR

USA 1996
Nel preparare la composizione della giuria per il processo al boss Louie Boffano, accusato di omicidio, l'autorità giudiziaria vi ha anche incluso una madre single, Annie Laird, che vive insieme al figlio dodicenne Oliver, scolpendo nel legno strane scatole-sorpresa. Proprio per le sue doti determinate che la mafia di New York ha deciso di plagiarla avvalendosi della collaborazione esterna di un individuo chiamato il "Maestro", esperto in mille artifizi tecnici, intelligente e piacente. Se Boffano vuole uscirne libero da ogni accusa, gli occorre in seno alla giuria un elemento persuasore e forte (un altro a lui favorevole è già stato inserito). Annie, costantemente pedinata da Eddie (l'autista del boss mafioso), accattivante quanto infaticabile, è stata a lungo studiata e valutata dal misterioso "Maestro", che comincia con l'acquistare dalla donna alcuni suoi lavori scolpiti. Presto segue il resto (pressioni psicologiche ed amorose) e infine il ricatto odioso: Oliver verrà sequestrato e ucciso se lei per Boffano dovesse votare colpevole. La pressione esercitata dal "Maestro" è fortissima e il terrore si impadronisce di lei dopo l'uccisione della sua amica Juliet da parte del "Maestro". Per cui, pur di salvare Oliver e se stessa, in una motivata dichiarazione (in realtà le prove a carico sono esilissime, se non inesistenti) la donna semina dubbi nei membri della giuria, sicché Boffano finisce per essere rilasciato. Dopo il processo Annie riesce a comunicare a Boffano che il "Maestro" intende tradirlo. Questi ormai urtatosi con il boss lo incontra in luogo desolato dove riesce ad ucciderlo insieme ai suoi accoliti. Indi il "Maestro" per vendicarsi di Annie (trasferitasi con il figlio in Guatemala) riesce a localizzarla inseguendo Oliver nel corso di una festa folcloristica dentro un antico tempio Maia, ma viene ferito da alcuni mercenari. Sopraggiunge Annie che riesce ad impadronirsi della pistola del "Maestro". Questi, recuperata un'altra pistola, nel tentativo di ucciderla viene ucciso da Annie.
SCHEDA FILM

Regia: Brian Gibson

Attori: Demi Moore - Annie, Alec Baldwin - Il Maestro, Joseph Gordon-Levitt - Oliver, Anne Heche - Juliet, James Gandolfini - Eddie, Julie Halston - Inez, Todd Susman - Bozeman, Charlie Landry - Musicista, Michael Constantine - Giudice Weitzel, Tony Lo Bianco - Louie Boffano, Lindsay Crouse - Tallow, Daniel Martínez, Luisa Huertas, Fiona Gallagher - Agente, Anne Bobby - Agente, Gary R. Wordham - Uomo, Jack Gilpin - Contabile, Melissa Murray, James Michael McCauley - Carew, Joseph Perrino - Thomas Riggio, Rosemary De Angelis - Signora Riggio, Robin Moseley - Guardiana, Frank Adonis - De Cicco, Matthew Cowles - Rodney, Polly Adams - Primo Giurato, Michael Rispoli - Joseph Boffano, Tom Signorelli - Ferramenta, Tatt Craven - Boone, Chuck Cooper - Agente Di Cambio

Sceneggiatura: Ted Tally

Fotografia: Jamie Anderson

Musiche: James Newton Howard

Montaggio: Robert M. Reitano

Scenografia: Jan Roelfs

Effetti: Daniel Ottesen, John Ottesen

Durata: 120

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Tratto da: TRATTO DAL ROMANZO DI GEORGE DAWES GREEN

Produzione: IRWIN WINKLER E ROB COWAN PER COLUMBIA PICTURES

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO APRILE 1996
CRITICA
"Modesto giallo gruviera, sospeso tra il thriller psicologico e il dramma giudiziario, di evidente assurdità e pieno di incongruenze (si sono mai visti criminali così fessi?), comunque ben dotato di una discreta suspense. La sensuale Demi Moore e il burino rifatto Alec Baldwin si azzannano e tubano senza tregua per due ore, nemmeno sfiorati dal timore del ridicolo". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 6 maggio 2001)

"La Moore è stata furba a scegliersi il film, che le permette di fare la sexy all'inizio (nel suo modo classico: mordicchiandosi l'unghia o ciucciandosi golosamente il dito), poi la vittima indifesa e infine la giustiziera casalinga, che praticamente obbliga lo spettatore a solidarizzare con lei. E' stata abile anche nella scelta del partner: quel bietolone di Alec Baldwin, inespressivo ad onta dei begli occhi cerulei, era l'ideale per lasciarla padrona del campo banalizzando un personaggio potenzialmente affascinante come il Maestro, superuomo nietzschiano e perverso pigmalione del crimine. Malgrado tutto questo spiegamento di astuzia, però, Il giurato resta un film convenzionale e poco eccitante, una produzione ricca (vedi la trasferta guatemalteca) ma con l'aspetto di una vecchia "serie B". Gonfiata come le forme di Demi e i muscoli di Baldwin. (la Repubblica, Roberto Nepoti, 1/5/96).

Il tema centrale del film è la paura: come ottenere il totale controllo di un essere umano attraverso il terrore. Il Maestro è un sadico che ha l'ambizione di essere un personaggio sadiano. Purtroppo è affidato ad Alec Baldwin, uomo fascinoso e marito di Kim Basinger, ma tra i più detestabili attori americani della sua generazione. Poiché la protagonista è Demi Moore, bella mora e attrice di mezzi limitati, promossa negli anni Novanta al rango di diva, si può capire perché 'Il giurato' sia, più che un vero film, un Pif, un Prodotto Industriale di Finzione, di mediocre levatura e di ostentata velleità che, dopo un primo tempo di arrogante pesantezza, prende un po' d'aria e di ritmo avventuroso verso la conclusione quando l'azione si sposta da New York e dintorni nel Guatemala, trovato in Messico o ricostruito in studio. (Il Giorno, Morando Morandini, 27/4/96).

"Il titolo può far pensare a un film sui processi, di quelli tanto in voga a Hollywood, e difatti di mezzo c'è anche un processo (a un boss della mafia), ma resta abbastanza in secondo piano, perché l'accento del film - sceneggiato da Ted Tally, quello del Silenzio degli innocenti, sulla base di un romanzo molto interessante di George Dawes Green - è tutto sul dilemma di una ragazza madre che, chiamata a fare il giurato in un processo, viene a poco a poco coinvolta in un gioco tutti trabocchetti che, ad opera di un subdolo mafioso, finisce per pretendere da lei un voto di assoluzione, pena la sua morte e quella del figlio dodicenne. (Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 28/4/96).

Il giurato, tratto dal romanzo di George Dawes Green (edito da Baldini & Castoldi), è impastato di quei gusti cinematografici che, nell'ambito del thriller contemporaneo, vanno oggi per la maggiore: il cattivo è uno psicopatico affascinante e intelligente, il rapporto tra vittima e carnefice si tinge d'ambiguità, d'implicite (o soffocate) attrazioni reciproche, l'atmosfera evoca aneliti metafisici (qui il taoismo, un tempio Maja nel Guatemala dove la vicenda vive il suo epilogo), la violenza psicotica esplode a ritmi cadenzati. Qualche idea originale qua e là: la Moore, che presto vedremo in Striptease dal quale ha ricavato un compenso di dodici milioni di dollari, è una scultrice dilettante che realizza scatole di legno da toccare e da esplorare con le mani, Baldwin ricopre il ruolo di villain con una certa (forse un po' vuota) eleganza. Meno elegante l'ideologia che sottende al film: il cittadino fa giustizia da solo e, per di più, la fa perché va dove lo porta il cuore (di mamma). (Il Messaggero, Fabio Bo, 6/5/96)