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Renato Casaro @ Webphoto
(Cinematografo.it/Adnkronos) – Ha raccontato per oltre mezzo secolo il cinema prima ancora che iniziasse lo spettacolo in sala: Renato Casaro, considerato l'ultimo grande cartellonista cinematografico della storia, è morto la notte scorsa all'ospedale di Treviso, dove era ricoverato per una broncopolmonite, all'età di 89 anni. Avrebbe festeggiato il 90esimo compleanno il prossimo 26 ottobre. Dopo la scomparsa dell'artista fiorentino Silvano Campeggi detto Nano, morto all'età di 95 anni nel 2018, pittore e cartellonista cinematografico che aveva creato numerosi manifesti di film di Hollywood (sue le locandine di celebri film come Casablanca, West Side Story e Colazione da Tiffany), il trevigiano Casaro era l'unico grande testimone di quella stagione in cui "il cinema si dipingeva" con le locandine.
Casaro ha firmato oltre mille manifesti cinematografici, diventati oggetti di culto per collezionisti, cinefili e storici del cinema. I suoi poster hanno accompagnato alcune tra le pellicole più iconiche del secondo Novecento e degli anni Duemila: Per un pugno di dollari, La Bibbia, C’era una volta in America, Il tè nel deserto, Amadeus, L’ultimo imperatore, 9 settimane e ½, Il nome della rosa, Nikita, Balla coi lupi, I magnifici sette, Rambo, fino ai “manifesti fittizi” per C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino. Il suo tratto ha raccontato generi, epoche, passioni. Dal peplum alla commedia italiana, dallo spaghetti-western al thriller, dal noir hollywoodiano all’epopea storica. Con lui se ne va un’arte artigiana che ha saputo unire il disegno all’emozione, la comunicazione al mistero della sala buia.
Nato a Treviso, la carriera di Casaro inizia prestissimo, appena diciassettenne, disegnando locandine per il cinema Garibaldi della sua città in cambio di biglietti d’ingresso. Ispirato dai maestri dell’illustrazione americana e italiana – Norman Rockwell su tutti, ma anche Angelo Cesselon – si forma da autodidatta, copiando, sperimentando, osservando. Nel 1953, a soli 18 anni, si trasferisce a Roma, dove entra come volontario nello Studio Favalli, la fucina dei grandi illustratori del cinema italiano. Due anni dopo apre un proprio studio a Cinecittà: è il più giovane cine-pittore d’Italia. Le sue prime firme sono timide, come “C. Renè”, poi, con sicurezza crescente, “R. Casaro”.
Il primo riconoscimento internazionale arriva nel 1965 con i manifesti per La Bibbia di John Huston, prodotti da Dino De Laurentiis: i suoi poster compaiono per la prima volta a Hollywood, sul mitico Sunset Boulevard. È l’inizio di una carriera che non conoscerà più confini.
Nel corso dei decenni Casaro lavora con tutti i più grandi registi italiani e internazionali: Sergio Leone, Bernardo Bertolucci, Dario Argento, Claude Lelouch, Francis Ford Coppola, Ingmar Bergman, Luc Besson, Wolfgang Petersen, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Mario Monicelli, Costa-Gavras, Liliana Cavani, Pietro Germi. Il sodalizio più profondo è quello con Sergio Leone, di cui realizza praticamente tutte le locandine, comprese quelle leggendarie di Per un pugno di dollari, C’era una volta il West e C’era una volta in America. Le sue immagini non illustrano solo i film: li anticipano, li raccontano, li rendono desiderabili. La tensione drammatica, l’atmosfera, il pathos narrativo, tutto viene condensato in un’unica composizione. È un'arte che vive tra la sintesi visiva e la suggestione emotiva.
“Amo tutti i miei manifesti, come fossero figli,” diceva Casaro, “ma se proprio devo scegliere: Il tè nel deserto, per la sintesi, e L’ultimo imperatore, per l’impatto mistico e la composizione”. Il manifesto di quest’ultimo, premiato nel 1988 da "The Hollywood Reporter" come miglior poster cinematografico al mondo, è considerato uno dei suoi massimi capolavori.
Nel 2024 Casaro compie un gesto straordinario: dona allo Stato italiano e in particolare al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso un vasto corpus di opere, disegni, bozzetti e locandine. In suo onore, il museo istituisce la Sala Renato Casaro, interamente dedicata all’esposizione permanente e tematica del suo lavoro.
Dal 11 aprile al 6 luglio 2025, la sede di San Gaetano ospita la mostra “Renato Casaro. L’ultimo uomo che ha dipinto il cinema”, curata da Elisabetta Pasqualin. Un successo di pubblico e critica. La mostra racconta il Casaro illustratore della commedia all’italiana, con l’intenzione di proseguire negli anni con i generi western, horror, fantasy, drammatico. “Quello del cartellonista è prima di tutto un mestiere d’arte, con uno scopo ben preciso: invogliare la gente ad andare al cinema”, spiegava il Maestro durante gli incontri pubblici tenuti in occasione della mostra. Un mestiere oggi praticamente scomparso, schiacciato dal marketing digitale e dalla grafica automatizzata. Casaro ne è stato l’ultimo interprete autentico.
Le opere di Casaro si riconoscono per la qualità pittorica, la composizione narrativa, l’uso sapiente della luce e del colore. Ha lavorato prevalentemente con pennello e aerografo, alternando supporti e formati a seconda delle esigenze del mercato: in Italia i celebri 70x100 e 100x140 cm; negli Stati Uniti il formato da 30x40 pollici. Era considerato uno dei migliori aerografisti al mondo, capace di fondere realismo e immaginazione, fotografia e pittura, in una sintesi perfetta. Le sue opere sono oggi oggetto di collezionismo, studio e valorizzazione museale.
Tra i numerosi premi ricevuti in carriera, si ricordano: Ciak d’oro per il miglior manifesto (1988 per Opera e 1991 per Il tè nel deserto); Jupiter Awards (1992 per Balla coi lupi); Premio Cinema e Società (1983); Promo Immagine Cinema (1991 per Nikita).
Fino all’ultimo Casaro ha lavorato con passione. Nel 2024 e 2025 ha realizzato anche le locandine per le nuove attrazioni del parco Movieland e del Caneva Aquapark, firmando con lo stesso entusiasmo i manifesti per un blockbuster o per una commedia estiva.