Gemma (Penelope Cruz) va a Sarajevo per la tesi di laurea e conosce il poeta  Gojiko (Adnan Haskovic), la sua comune d'artistucoli e il fotografo americano Diego (Emile Hirsch): scoppia l'amore e la guerra. L'assedio di Sarajevo e l'assillo di una maternità: Gemma è sterile, ma fortissimamente vorrebbe un figlio. Aborti spontanei e poi l'idea a due teste con Diego: trovare una surrogata, ovvero Aska (Saadet Aksoy), e finalmente avere quel bambino a lungo agognato. Tra peripezie e tormenti, il figlio arriva, e con lui in fasce Gemma torna in Italia, lasciandosi alle spalle la guerra, Diego e Gojko. 19 anni dopo, torna con il figlio Pietro (Pietro Castellitto) per una mostra fotografica sulle vittime del conflitto: tra gli scatti, quelli di Diego, e fioccano i ricordi.
Dal romanzo omonimo della moglie Margaret Mazzantini, è Venuto al mondo di Sergio Castellitto, che segna la seconda collaborazione con la Cruz dopo Non ti muovere. Il genere guida è il melodramma, chiamato a  tenere insieme il versante pubblico - la guerra di Sarajevo - e quello privato - la guerra e pace di Gemma e Diego. Complice la bravura degli interpreti ben diretti da Castellitto - la Cruz e Hirsch, ma anche Haskovic - i frammenti del discorso amoroso si compongono con un certa armonia, sebbene la lacrima sia facile e l'enfasi questa conosciuta: esagerato, zeppo di musica (basterebbe per dieci film, Castellitto dice che l'ha messa per il pubblico), iperbolico oltre le intenzioni, ma ancora Venuto al mondo terrebbe.
E' il versante “geopolitico”, viceversa, a franare: battute inopinate, l'orrore della guerra, quando va bene, meramente illustrato, e la sensazione di un passo decisamente più lungo della gamba. Se la regia arpiona qualche bella immagine e brandelli di pathos autentico, il racconto di Castellitto finisce per stigmatizzare il vorrei ma non posso della sceneggiatura scritta da marito e moglie. Ovvero, il libro a cui è sostanzialmente fedele: Venuto al mondo ok, ma come? PS: Lasciamo riposare in pace Matarazzo, davvero non è il caso.