Ora che la sua ossessione per le avventure estreme lo ha appena portato a sondare in prima persona le acque pericolose della Fossa delle Marianne (prima di dedicarsi agli abissi del pianeta Pandora annunciati protagonisti del sequel di Avatar previsto per il 2016), c'è da chiedersi perché James Cameron abbia fortemente voluto rieditare Titanic in versione 3D. Una scelta suggerita dal desiderio di far cassa servendosi di un'opera di culto, verrebbe subito da dire.
Ma per capire come i motivi economici, sicuramente presenti, viaggino di pari passo con quelli estetici basterebbe vedere il film. Sono infatti sufficienti poche sequenze per catturare appieno la differenza tra altre recenti riedizioni e la raffinata operazione di Cameron. Qui il 3D non vuole stupire con mirabolanti fughe in astronave od oggetti scaraventati in faccia a chi guarda, ma portare lo spettatore letteralmente dentro l'azione. La profondità di campo è il motore della nuova versione, la sua essenza. Una profondità che regala spessore e forza alla fatica degli uomini nella sala macchine del transatlantico, magia speciale alle romantiche scene notturne, spettacolarità nuova ai momenti dell'affondamento.
Cameron ha raccontato di aver ipotizzato il 3D mentre girava pur sapendo che Titanic non sarebbe uscito in quel formato, facendo quindi muovere gli attori e costruire la scenografia avendo in mente la versione che tutto il mondo vedrà in contemporanea dal 6 aprile. Ed è probabilmente questa attitudine a pensare oltre, a sperimentare, a vedere in anticipo sui tempi a fare di lui uno dei pochi registi veramente visionari.
Una qualità che Cameron ha sempre messo al servizio degli spettatori di cui conosce perfettamente l'incredibile bisogno di fantastico. E il pubblico lo ringrazia correndo in massa a vedere i suo film. C'è da scommettere che accadrà anche questa volta, e che in molti vorranno rivivere l'emozionante tragica storia d'amore tra Jack e Rose.