Dee Dee Allen (Meryl Streep) e Barry Glickman (James Corden) sono, invero assi più lei, due stelle di Broadway, la cui luce s’è affievolita con l’ultimo spettacolo: un flop, capace di incrinarne se non comprometterne le carriere. Nel frattempo, in una cittadina conservatrice dell'Indiana la liceale Emma Nolan (l’esordiente Jo Ellen Pellman), nonostante il supporto del preside (Keegan-Michael Key), si vede impedire la partecipazione al ballo di fine anno con la fidanzata Alyssa (Ariana DeBose) dal vertice dell’associazione genitori insegnanti (Kerry Washington). Dee Dee e Barry, accompagnati dall’impresario e dai colleghi Angie (Nicole Kidman) e Trent (Andrew Rannells), si mettono in viaggio alla volta dell'Indiana, con la cinica intenzione di fare del caso Emma il trampolino per le proprie carriere, ovvero attivismo assai interessato. Ma non tutto andrà come preventivato…

THE PROM (L to R) JAMES CORDEN as BARRY GLICKMAN, NICOLE KIDMAN as ANGIE DICKINSON, MERYL STREEP as DEE DEE ALLEN, KEEGAN-MICHAEL KEY as MR. HAWKINS in THE PROM. Cr. MELINDA SUE GORDON/NETFLIX © 2020
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Realizzazione compresa nel multimilionario (300 milioni di dollari in cinque anni, dieci progetti sul piatto) accordo tra Ryan Murphy e Netflix, The Prom porta al cinema, pardon, in streaming il musical di Broadway di Chad Beguelin, Bob Martin e Matthew Sklar.

Se il buongiorno si vede dal mattino, la collaborazione tra lo showrunner di Glee e American Horror Story e la piattaforma non sortirà troppi entusiasmi: The Prom è stracco, involuto, perfino fastidioso, e non basta una Meryl Streep ordinariamente brava, e dopo Mamma mia! perfettamente a proprio agio col musical, a risollevarlo.

Il casting altrove è un problema, serio: bene Keegan-Michael Key, male Corden nei panni di un omosessuale tanto sciapo quanto irritante, male anche la debuttante Jo Ellen Pellman, che a tratti ricorda la Cortellesi e sempre manca di empatia, e considerato il ruolo è peccato capitale, addirittura da menargli Andrew Rannells, che sembra uno Zac Efron con più plastica ovvero il Ken di Barbie, mentre la Kidman qui dimostra che oltre le gambe non c’è molto di più.

Tagliato con l’accetta sotto il profilo, ehm, morale, sia nella giustapposizione showbiz/provincia che progressisti/retrivi, affida a Rannells una tirata anticristiana gratuita e inconsulta, e non si staglia mai dal tutorial for dummies. Se una fuoriclasse come la Streep riesce a non inzaccherarsi, altrove ci si sporca. Di lustrini e stupidità.