Non è una foca. Non è un mostro marino. E non è neanche un troll. E’ semplicemente un uomo che in Islanda, e non solo, ha fatto storia. Gulli (Ólafur Darri Ólafsson) era a bordo di un peschereccio islandese che si inabissò lontano dalla costa in una notte gelida del 1984. Tutti i membri dell’equipaggio morirono dopo poco, lui fu l’unico che riuscì a salvarsi nuotando per sei ore nel gelido mare Atlantico del Nord e attraversando poi a piedi nudi un ostile terreno vulcanico.

Molti ritennero che fu il suo grasso corporeo ad averlo tenuto in vita nel mare, tanto che lo chiamarono “l’uomo foca”, lui diceva semplicemente che era stato fortunato, aveva salvato la sua vita e tutti lo avrebbero fatto. Certo è che nessuno trovò una spiegazione logica alla sua sopravvivenza.

Questa incredibile storia vera, che attirò l’interesse della comunità scientifica incredula di fronte alla sua capacità di resistenza, ce la racconta al cinema Baltasar Kormàkur. Considerato uno dei cineasti più acclamati della nuova generazione, il regista islandese aveva già portato sul grande schermo altri survival movie. Da Everest (2015) che raccontava la disastrosa spedizione sull’Everest avvenuta nel 1996 a Resta con me (2018) su una coppia in barca a vela che si trovava alle prese con una terribile tempesta tropicale, Kormàkur non è insomma nuovo all’argomento e al racconto dell’impari confronto tra uomo e natura.

Questa volta con The Deep (film del 2012 che ora esce nelle nostre sale) racconta un fatto accaduto quando lui era adolescente: la storia del superstite delle Isole Vestmann che diventò un eroe nazionale dopo essere riuscito a domare l’Atlantico con le sue forze.

Non siamo di fronte al James Cameron di Titanic (nonostante The Deep sia stato definito dalla critica americana: "un film avvincente tra James Cameron e Werner Herzog”). Cameron è effetti speciali e qui praticamente non ci sono, ma questo film con il suo “uomo foca” che nuota imperterrito con la sola compagnia di un gabbiano al quale confida le proprie preghiere riesce a farci riflettere su una natura spietata e violenta e a farci provare emozioni paragonabili a quelle del capolavoro del regista canadese. Insomma, la forza del vichingo Gulli non si espleta solo nella profondità del mare, ma anche al cinema.