"La fine dell'amore, della passione, della lotta: l'agonia degli anni '70". E' la Signorinaeffe di Wilma Labate, che riporta Torino all'ottobre 1980: la marcia dei 40mila quadri e impiegati Fiat, che si oppongono allo sciopero degli operai, lungo 35 giorni, contro i 23mila licenziamenti decisi dal Lingotto. 27 anni dopo la regista romana gira un "melò con le virgolette", storia di passione tra l'impiegata Valeria Solarino (Emma) e l'operaio Filippo Timi (Sergio) - nel cast anche Fabrizio Gifuni, Sabrina Impacciatore, Fausto Paravidino e Giorgio Colangeli. Tra filmati di repertorio girati dalla tuta blu Perotti, uno dei 23mila licenziati, e le immagini della votazione davanti ai cancelli della Fiat già utilizzate da Sabina Guzzanti e Francesca Comencini (nel documentario In fabbrica), Signorinaeffe vorrebbe raccontare una ferita ancora aperta. Detto fatto, ne risulta un film slabbrato, precario, indeciso se abbracciare in toto il love affair tra Timi (dignitoso) e Solarino (incolore e fuori parte) o alzare il pugno sul cotè socio-politico. Se la regia è costantemente "a tirar via", l'ultima parte del film denuncia impietosamente limiti di budget e tempo per le riprese, ulteriormente indebolita da molteplici ed esausti sottofinali.

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