La trilogia di Santa Clause ha fatto la fortuna dei registi John Pasquin e del più bravo Michael Lembeck, grazie alla straordinaria verve del comico tv Tim Allen. Nel 1995 scoprimmo che il vecchio di rosso vestito esiste, può morire e che per diventarlo si poteva essere anche Scott Calvin (Tim Allen), americano superficialotto e potenzialmente cattivello. Nel 2002 che clonarlo era pericoloso, che quando prende moglie non si sceglie una Befana, ma Elizabeth Mitchell, e che odia le regole, soprattutto le divisioni tra buoni e cattivi. Il barbuto, quindi, è sostanzialmente un anarchico imbranato e adorabile che, in questo Santa Clause è nei guai, scopre com'è difficile conciliare famiglia - sta per nascere baby Clause -, lavoro e rivali ambiziosi come Jack Frost (Martin Short), divinità minore e invidiosa che vuole fare del Polo Nord NataleLand, un parco tematico succhiasoldi. Grandi scenografie, trucchi, costumi e una regia umile regalano la magia del Natale, qui non solo una sdolcinata metafora. La saga, ormai decennale, non tradisce. Il cast è delizioso: Alan Arkin, nonno eroinomane in Little Miss Sunshine, qui è un suocero burbero che si scioglie di fronte a Madre Natura, la splendida Aisha Tyler. Dal coniglio pasquale all'omino dei sogni, da Judge Reinhold, Kevin Pollak fino alla piccola Liliana Mumy, tutti fanno il loro, regalandoci un dolcetto tenero e sfizioso e non il solito panettone.