Sul monitor di un pc portatile partono le prime immagini di Road to Nowhere, film del giovane regista statunitense Mitchell Haven (Tygh Runyan), un giallo tratto da una reale vicenda con protagonista Velma Duran e il compagno più anziano Rafe Taschen, ufficialmente suicidi dopo il fallimento di un piano di corruzione. Stacco. Tutto quello che accade prima l'inizio delle riprese, durante e dopo, ce lo racconta Monte Hellman, tornato alla regia 22 anni dopo Iguana, il regista più anziano (1932) tra tutti quelli in Concorso: l'innamoramento del giovane cineasta verso la storia da raccontare, il successivo turbamento nello scoprire che l'attrice scelta per la parte della protagonista, Laurel Graham (Shannyn Sossamon, incantevole), assomigli sempre più, in maniera inquietante, alla donna da interpretare sullo schermo.
Niente di nuovo sotto il sole, il cinema si è interrogato su se stesso tante di quelle volte che l'ultimo, atteso film di Monte Hellman non svela ulteriori dinamiche nel rapporto tra realtà e finzione, creazione e intrappolamento nei ruoli: resta però una fascinazione difficile da dimenticare al cospetto di Road to Nowhere, vuoi per alcuni grandi momenti di sguardo (lo "zoom in" all'inizio e alla fine, sul monitor e sulla fotografia di Laurel), vuoi per la continua sovrapposizione, al limite dello sfinimento, tra film sul film nel film, ostico da seguire ma capace di tirarti dentro fino al collo.