Il disfacimento del ruolo di padre di famiglia è il fulcro tematico di Rialto, dramma del regista scozzese Peter Mackie Burns presentato in Orizzonti a Venezia76 e ambientato in una Dublino grigia e indifferente. Colm ha quarantacinque anni, un buon lavoro, una bella casa e una famiglia "tradizionale" composta da moglie e due figli.

Quando si trova ad affrontare la morte del padre, con cui aveva un rapporto complicato, emergono tutte le insoddisfazioni celate dietro alle sue apparenti certezze: Colm si scopre instabile dal punto di vista emotivo e sessuale. Come se non bastasse, deve far fronte anche a problemi in ambito lavorativo, che contribuiscono al quadro di precarietà generale della propria vita.

Unica ancora di salvezza, la relazione che il protagonista porta avanti con Jay, giovane ragazzo che accetta di avere rapporti sessuali con lui dietro pagamento. Anche Jay è padre, ma una situazione di grave disagio socio-economico e un legame conflittuale con la madre di sua figlia non gli permettono di fare il genitore quanto vorrebbe.

Rialto mette dunque in scena una serie di padri che hanno perso il loro ruolo nella famiglia e nella società, senza però approfondire i personaggi in maniera adeguata. Ad esempio, avrebbe sicuramente meritato maggiore spazio il rapporto del protagonista con il proprio padre, che rimane troppo nebuloso.

La sensazione finale è quella di una distanza rispetto alla vicenda, non facilitata dal ritmo estremamente lento della narrazione, che fa percepire novanta minuti come se, invece, fossero molti di più.