Giacomo (Fabio De Luigi) non ha mai superato il suicidio del padre, facoltoso industriale, che di fronte ai suoi occhi di bambino si gettò dalla finestra. La madre (Stefania Sandrelli) si è risposata (Eros Pagni), l’azienda sta per passare alla sorellastra (Isabella Ragonese), per lui nulla è cambiato: il bambino che era è diventato il bamboccione che è oggi, colto, timido e pacioso. Prestando fede a un esoterista francese (Philippe Leroy), Giacomo crederà di aver individuato la reincarnazione del padre nel truffaldino Mario Pitagora (Elio Germano), due figli, un matrimonio (Daniela Virgilio) agli sgoccioli e i creditori alle calcagna…

Dopo Se Dio vuole (2014, Bryan Singer firmerà il remake americano), Edoardo Falcone dirige l’opera seconda Questione di karma, guardando alla lectio magistralis della commedia all’italiana e insieme cercando per i suoi attori, Germano, De Luigi e Ragonese, ruoli un po’ diversi dal solito.

Non solo, attraverso l’escamotage narrativo della reincarnazione il film parla di elaborazione del lutto, realizzazione esistenziale, amicizia e capitalismo familiare o, almeno, suggerisce qualcosa al riguardo: manca profondità, affondo, peggio, la mera intenzione di profondità e affondo perché i tratti facciano il disegno, le pennellate il quadro. Insomma, un’incompiuta.

Se gli attori sono bravi (Germano), credibili (De Luigi e Ragonese) o comunque non sfigurano, situazioni, snodi e approdi però fanno solo rimpiangere la commedia all’italiana, non condividendo con quella la serietà d’indagine, la ferocia analitica, l’attitudine sociologica.

Nulla di nuovo, Questione di karma è un compitino, il solito compitino della commedia italiana ultima scorsa: senza infamia e soprattutto senza lode. Sa Dio, e pure noi, che Falcone sa fare di meglio.