John H. Lee, cineasta sudcoreano già dedito al genere war movie (71: Into the Fire), riporta gli spettatori sul suo suolo per narrare questa volta l’impresa ai più poco nota denominata, come da titolo, Operation Chromite.

È il 25 giugno 1950 quando la Corea del Nord invade la Corea del Sud con l'aiuto di Cina e Russia. In risposta all’attacco nordcoreano il Generale MacArthur, Comandante delle forze ONU, pianifica uno sbarco nella città portuale di Incheon. L'operazione, con il nome in codice di "Operation Chromite", ha pochissime probabilità di successo, ma assicurarsi Incheon è l'unico modo per cambiare le sorti della guerra. Otto soldati si fingeranno nordcoreani allo scopo di raccogliere informazioni importanti, ma la copertura salterà e rimarrà soltanto un modo per condurre le forze delle Nazioni Unite a Incheon…

Film che recupera tutti gli stilemi del war movie a stelle e strisce, quello diretto da John H. Lee, e ispirato a fatti realmente accaduti, si presenta come un action – drama ben scritto, che vanta una buona ricostruzione storico-cronologica che, attraverso il ricorso a didascalie atte a scandire le fasi temporali del conflitto, ripercorre fedelmente una serie di eventi belligeranti che vedono in azione l’altra metà della Corea ma rende protagonista l’interventismo U.S.A.

Con Liam Neeson nei panni di MacArthur, il film di John H. Lee si presenta politicamente schierato sin dai primi minuti, ponendo in evidenza l’aspetto ‘democratico’ e antidittatoriale degli U.S.A., come sempre nella parte dei buoni quando si tratta di una grande produzione, e identificando con la più spietata brutalità il nemico.

Ma se a dirigere il film fosse stato un regista statunitense, il tutto risulterebbe nella norma. Ma quando a farlo è un sudcoreano le dinamiche cambiano di molto. Le sequenze action sono ben costruite e il film scorre riuscendo a mantenere alto il livello adrenalinico. Peccato soltanto che sia troppo ‘americanizzato’.