“Non voglio un lui nella squadra”. “Perché?”. “Una lei si ignora, un lui si nota”, risponde secca Debbie Ocean. Eppure tante “lei” su uno schermo solo si notano eccome, soprattutto se si tratta di un heist movie, perché la cosa ha ancora, paradossalmente, dell’incredibile. Un cast di donne diverse tra di loro, per etnicità, trascorsi professionali ed età, ma tutte ugualmente forti.

Nulla di strano nella vita reale, ma al cinema è un'altra storia, il Bechdel Test insegna. Senza dubbio è una ventata d’aria fresca un blockbuster retto da un cast tutto al femminile dove al centro dei discorsi dei personaggi non ci sono solo uomini, invidie, amore, moda… un momento, la moda c’è ma non come te l’aspetti.

Se speriamo in un maggior numero di registe è anche vero che un regista che ama le donne e che riesce a costruire un cast di sole donne - e che donne - non è male.

Classico Ocean’s ma al femminile, in questo caso il gruppo guidato da Debbie Ocean (Sandra Bullock), sorella di Danny, segue una ferrea organizzazione con l’obiettivo di rubare una strabiliante collana di diamanti di Cartier, feticcio e miniera di soldi. Il tutto organizzato meticolosamente e capillarmente da Debbie durante la sua permanenza in carcere, in esattamente cinque anni, otto mesi e 12 giorni di tempo, la cella d’isolamento come luogo perfetto per escogitare la rapina perfetta. A seguire il suo piano infallibile Miss Ocean chiama la sua storica complice Lou (Cate Blanchett), la ricettatrice Tammy (Sarah Paulson), l’esperta di gioielli Amita (Mindy Kaling), l’hacker Palla Nove (Rihanna), la truffatrice Constance (Awkwafina) e la stilista Rose (Helena Bonham Carter).

Perché una stilista? Perché la rapina dovrà avvenire durante il Met Gala, uno degli eventi più prestigiosi e glamour al mondo, con location al Metropolitan Museum di New York. Loro ignara complice sarà la famosa attrice Daphne Kluger (Anne Hathaway), vanitosa e piena di sé, per la quale sarà proprio Rose a proporre come “modesto” accessorio la mostruosamente costosa e brillante Toussaint, una collana di diamanti di Cartier dal valore di 150 milioni di dollari.

Gioielli e vestiti sono imprescindibili per il film, lo riempiono, ma in quanto oggetti decorativi e simboli di potere. Al centro rimane sempre la grinta, la perizia e la scaltrezza di questa squadra di donne, da cui nulla riesce a distrarre… Vestiti, gioielli, orpelli, sono qui strumenti per ottenere o affermare qualcosa: potere, autonomia, forza di volontà, la rivendicazione di un’ambiguità sessuale (è evidente che tra Debbie e Lou ci sia qualcosa… oppure no?), come nel caso dei vestiti alla David Bowie indossati dalla Lou di Cate Blanchett (la citazione è quasi esplicita con quel completo celeste alla Life On Mars?), o semplicemente per concedersi un vezzo, ma le energie mentali sono rivolte a crimini ben diversi dai fashion crimes.

 

A Richard Armitage e James Corden gli unici ruoli maschili rilevanti di Ocean’s 8 (se escludiamo la presenza pur nell’assenza di Danny Ocean-George Clooney): l’uno è l’ex fidanzato di Debbie, gallerista truffaldino (e scolorito) che l’ha mandata in galera, l’altro un agente assicurativo che sembra per un attimo minacciare le sorti del colpaccio… ma Corden non poteva interpretare seriamente un guastafeste, non è nelle sue corde, e allora sappiamo sin dal suo arrivo che il suo intervento non può essere nulla più di uno spiritoso colpo di scena, e che tutto andrà bene per le nostre protagoniste.

Da questa e altre svolte più o meno impreviste scaturisce un effetto di divertita leggerezza che rende il film gradevole nonostante dispiaccia che gli sceneggiatori (il regista Gary Ross e Olivia Milch) non siano andati un po’ più a fondo esplorando personaggi potenzialmente molto interessanti.

Brave le attrici - dall’ultra-ironia della Hathaway, alla nonchalance oppiacea di Rihanna – e divertente la consapevolezza di Debbie Ocean di presentarsi come un peculiare modello spezza-cliché per le bambine di tutto il mondo. Preparandosi con aplomb per il Gala-rapina, mentre si mette il rossetto allo specchio, incoraggia le compagne: “Da qualche parte nel mondo c’è una bambina nel suo letto che sogna di diventare una criminale: fatelo per lei”.