E' una favola ambientalista quella di Mia e il Leone bianco, che, come ogni fiaba che si rispetti, finisce (per fortuna) nel migliore dei modi. Il regista francese Gilles De Maistre ci racconta la storia di una bambina di undici anni di nome Mia (Daniah De Villiers), figlia di due allevatori (interpretati dalla brava attrice francese Mélanie Laurent e dall'inglese Langley Kirkwood), che sviluppa un forte legame con un leoncino bianco. I genitori, testimoni della nascita di questa profonda amicizia, iniziano a preoccuparsi di cosa accadrà quando il cucciolo crescerà. Proprio per questo un giorno il padre decide di venderlo ai cacciatori. Per renderlo libero Mia intraprenderà insieme al suo amico leone una folle e pericolosa fuga dall'allevamento verso una riserva naturale.

Una produzione ambiziosa durata tre anni ha dato vita a un film per famiglie più che a un documentario dove al centro c'è una splendida storia d'amore tra un predatore selvatico e una bambina senza alcun effetto speciale. Per farlo il regista si è avvalso dell'aiuto di Kevin Richardson, uno zoologo sudafricano che ha lavorato con oltre cento leoni negli ultimi venti anni e sulla vita del quale lo stesso De Maistre aveva girato un doc intitolato L'uomo che sussurrava ai leoni. Così , lavorando insieme in Sud Africa nella “Welgedacht Reserve”, hanno iniziato a filmare il cucciolo di leone quando era molto giovane e hanno pian piano costruito un legame tra lui e la bambina, trattando l'animale come un attore reale che a poco a poco si è abituato alle telecamere, ai microfoni e al set.

La difficile operazione (cosa c'è di più arduo per un regista che dirigere contemporaneamente un animale e una bambina?) ha dato vita a una fiaba appassionante piena di suspense e con tanto di “cattivo” fuori dal comune (il padre di Mia), dipingendo così un nucleo familiare lontano dalla classica stucchevole famiglia cuore. Una favola ecologica che arriva dritta al cuore di grandi e piccini e che denuncia la caccia ai leoni, una pratica incredibilmente legale nella quale durante i safari le persone, pagando laute cifre, possono uccidere i grossi felini allevati con l'unico scopo di essere ammazzati. Un'attività ancora più triste se si pensa che il declino del re della Savana è ormai inarrestabile: oltre 40% di esemplari in meno rispetto al 1994. Speriamo quindi che il lieto fine verso la libertà non sia solo per il leone bianco di Mia, ma per tutta la specie.