È composto da due parti nettamente divise, Madre, il lungometraggio del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen presentato nella sezione Orizzonti di questa Venezia76. I primi 18 minuti corrispondono al cortometraggio omonimo del 2017, candidato agli Oscar nella categoria dedicata, il resto del film ne è la diretta continuazione.

Nella frenetica prima parte, tutta girata in piano sequenza, la protagonista Elena (Marta Nieto) si trova a casa sua, in Spagna, quando il figlio di sei anni, Ivan, in vacanza con il padre in un punto imprecisato della costa francese, la chiama dicendole di essere rimasto solo e privo di punti di riferimento.

La disperazione di una madre che sente la voce del figlio in pericolo ma è consapevole di non poter fare nulla per salvarlo ha una resa potentissima sullo schermo, emotivamente travolgente per lo spettatore.

Dieci anni dopo, nella seconda parte, Elena si è trasferita in Francia e fa la cameriera in quella stessa spiaggia dove il figlio è scomparso. Nella sua dolorosa instabilità, diventerà punto fisso l'ossessione per Jean, un sedicenne straordinariamente simile a Ivan, che la porterà a compiere una serie di esperienze al limite di quanto è socialmente permesso in un rapporto tra una donna adulta e un ragazzo.

Grande merito del regista, nel proseguire un lavoro già di per sé autonomo e perfettamente riuscito, è quello di riuscire a estendere la tensione della prima parte all'intera durata del film. Madre è una delle visioni più intime e potenti tra quelle presentate finora a Orizzonti: la visceralità con cui è raccontato il dilaniato legame materno di Elena e la straordinaria interpretazione dell'attrice tengono incollati allo schermo e sono difficili, difficilissimi da dimenticare.