Chi era Linda Lovelace? O meglio, perché Linda Susan Boreman, 21enne di provincia, diventò la “più famosa attrice porno della storia”? E perché, solamente qualche anno più tardi l'esplosione del fenomeno Gola profonda, la donna rinnegò tutto, trasformandosi da icona della trasgressione a paladina delle femministe, schierandosi contro il mercato dell'hard?
Prova a spiegarlo il biopic di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, che affida ad Amanda Seyfried il delicato compito di incarnare un personaggio chiave per lo sdoganamento del porno. Suo malgrado, però, perché quello che il film riporta a galla (già raccontato dalla stessa Linda Marchiano – questo il suo nome dopo il secondo matrimonio – nel libro Ordalia del 1980) è la storia di reiterate violenze e soprusi, anche a livello psicologico, subiti dal primo marito/protettore Chuck Traynor (Sarsgaard, al solito spaventoso quando si tratta di vestire i panni di personaggi squallidi e borderline): fu lui – bisognoso di soldi – a proporla ai produttori e al regista Gerard Damiano, fu lui a costringerla a prostituirsi con chi capitava.
Un film doloroso, al netto di qualche inserto umoristico, sorretto da un ottimo cast (Sharon Stone è la mamma di Linda, James Franco è Hugh “Playboy” Hefner) e da una discreta ricostruzione ambientale.