Sorprende positivamente Les chansons d'amour del trentasettenne Christophe Honoré, un gaio triangolo amoroso tra due lei ed un lui in una Parigi odierna, condito dalla morte improvvisa e casuale di una delle due ragazze. Grazioso recital, più che musical, che esplora senza eccedere le dinamiche psicologiche e sentimentali tra i differenti personaggi dovute alla morte di una persona cara, il film di Honoré si staglia leggiadro nel grigio invernale dei boulevard parigini, dividendosi in tre fasi o moti dell'anima (l'amore, l'assenza, il ritorno), modulando un contesto politico e sociale che con le sue contraddizioni sfiora impercettibilmente il quadro (simpatica l'apparizione del nuovo Presidente della Repubblica Sarkozy in un cartellone elettorale), ammantandosi di una strana aura melò senza esserlo del tutto e senza voler riproporre linguaggi usurati. Allo stesso tempo piacevole e commovente, con una leggiadria impossibile da ricreare, per esempio, nel cinema italiano senza sorrisini e gomitate nei fianchi tra il pubblico in sala.