La serata del giovane Ian Stone non è granché. Prima si vede annullare un gol regolare alla partita di hockey, poi è costretto a riportare a casa l'amata Jenny prima di aver "approfondito" le proprie argomentazioni e, come se non bastasse, uno sconosciuto soccorso in mezzo ad una strada per "ringraziamento" lo scaraventa sui binari proprio mentre è in arrivo il treno. Si risveglia in ufficio, Ian Stone, e da quel momento comincerà a morire (e rivivere) in tutti i modi possibili, braccato da esseri demoniaci.
Apprezzato regista di spettacolari spot pubblicitari, Dario Piana torna al lungometraggio quasi vent'anni dopo il temibile Sotto il vestito niente 2 e lo fa con questo Le morti di Ian Stone, horror soprannaturale prodotto, tra gli altri, dal mago degli effetti speciali Stan Winston. Canovaccio non tra i più originali - angeli mietitori impegnati a tutelare l'esistenza della specie, angeli "caduti" convinti dall'amore a rimanere sulla terraferma e dimenticare per intero il proprio passato, dissolvenze e salti spazio-temporali con qualche spruzzatina di sangue qua e là - il film, scritto da Brendan Hood (già autore del dimenticabile They), regala molto meno del già poco che promette, aiutato in questo anche da una prova non proprio esaltante degli interpreti, da una parte il belloccio Mike Vogel, conosciuto grazie al remake di Non aprite quella porta, poi rivisto in Poseidon e Cloverfield, dall'altra la vampiresca Jaime Murray (qui Medea, sigh!), ancora cattivissima dopo aver dato non poco filo da torcere a Dexter nella seconda stagione del serial USA.